Era il 2018, anno in cui Francesco Rutelli e Francesco Dobrovich hanno avuto la idea di presentare al mondo un progetto inconsueto quanto visionario, il sold out di questa nuova edizione, è un trionfo meritato.

Pasolini, De Sica, Flaiano, Ozpetek e troppi altri sono i nomi che hanno decantato in prosa, poesia e su pellicola il fascino di questo cilindro di metallo, definito da Jane Jacobs come una piccola Tour Eiffel. Sciuscià, Un Giorno in Pretura, L’Accattone, quanto cinema ha tributato questo monumento, il Gazometro. Opera del futuro alla fine del 1937, rudere da abbattere dopo il 1963, pezzo di storia quasi al pari del Colosseo oggi.

Ciliegina sulla torta, la presenza di quel genio che risponde al nome di Giorgio Moroder, in questa sede impegna insieme ai Quiet Ensemble, con Nebula, un’installazione che definiremo “cosmica”, in grado di far viaggiare lo spettatore oltre il visibile confine delle stelle. A tal proposito, ai nostri microfoni, proprio i Quiet Ensemble hanno dichiarato “Questo è un progetto che vuole vivere nel futuro, anche Giorgio (Moroder ndr) è gasato” – per poi aggiungere – “(Nebula ndr) è un viaggio esperienziale e immersivo, è un viaggio intergalattico”.

Nel nostro giro in veste di reporter in una location di dimensioni immense, roba che non pochi hanno definito l’area come una grande zona metropolitana post-industriale, non sono mancate le chiacchiere interessanti. Tra queste, il Presidente della Commissione Cultura, Scienze e Istruzione della Camera, On. Federico Mollicone, che ha dichiarato “La presenza di Moroder, che ho già apprezzato ai David di Donatello, da prestigio a tutto il contesto. Farlo qui all’Ostiense, farlo qui al Gazometro (Videocittà ndr), vuol dire aprire al futuro, a una visione di un’area come quella dell’Ostiense che può diventare veramente  la città digitale. Qui, con la rigenerazione urbana del Gazometro, sarà sicuramente il futuro che è in noi molto prima che accada. La commissione che presiedo, grazie a realtà come questa, in chiave sinestetica e polisensoriale, ancora una volta vuole rilanciare il concetto della polisensorialità, perché il digitale apre alla polisensorialità, e chissà magari risveglia la mente

Francesco Dobrovich, insieme a Francesco Rutelli padre fondatore della kermesse “Videocittà è una grande opportunità. Una grande opportunità per Roma, per un festival internazionale di respiro e di richiamo internazionale. Perché Videocittà aggancia la più grande industria culturale che muove la nostra città, che è il cinema, e la proietta nel futuro, andando a mostrare e giocare con quelli che sono i linguaggi contemporanei dell’audiovisivo. Quindi è chiaramente un festival che può esistere solo qui e in nessun’altra città, non solo italiana, ma anche europea”.

Interno Gazometro – Nebula

Al netto delle opere fantascientifiche e inimmaginabili che abbiamo ammirato, prima fra tutte proprio quella di Giorgio Moroder e i Quiet Ensemble, Videocittà va oltre il concetto di festival, così come va oltre il concetto di esposizione delle idee e del futuro, rivelandosi un’esperienza da vivere, un collage di emozioni audiovisive in grado di ammaliare, stordire e stravolgere la nostra percezione del digitale e dell’arte.


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