Il singolo della band parla della nuova generazione messa all’angolo dalla società moderna

Potrebbe sembrare una domanda banale e magari lo è: “Dove sta andando la musica? E dove sta andando la vostra di musica?

Probabilmente dipende da che audience andiamo ad analizzare. Per quanto riguarda il mainstream sembra che il trend sia un po’ la ricerca di leggerezza e di un intrattenimento che non faccia pensare. Cosa anche in parte comprensibile. La nostra musica è ciò che sentiamo, quindi la direzione verrà sempre dettata da ciò che vogliamo dire.

Ad avere la possibilità di aprire un concerto in uno stadio di un big della musica, affrontandone il pubblico con la musica, chi scegliereste? E perché?

Veramente difficile dare una sola risposta. Sarebbe fantastico aprire per band che non esistono più, o che hanno perso dei membri, che magari sono stati e sono tutt’oggi nostri idoli: Nirvana e Linkin Park per esempio. Oppure band più contemporanee come Lacuna Coil o Slipknot. Il motivo per cui sceglieremmo questi artisti è sicuramente legato all’influenza che hanno avuto su di noi e anche per il tipo di pubblico che richiamano. In fin dei conti noi stessi facciamo parte di quel pubblico e quindi pensiamo che la nostra musica potrebbe essere percepita come familiare.

Quali sono i vostri piani più immediati?

In programma ci sono diverse cose. Principalmente la pubblicazione dei singoli che andranno piano piano a chiudere il progetto iniziato con Se Tutto Cade. Successivamente vedremo a che punto saremo e ci muoveremo di conseguenza. Siamo già a lavoro su nuovo materiale.

Quanto è importante per voi internet nell’ambito musicale? Si rimpiange il passato in cui i social e selfie erano solo utopia o, meglio, proiettarsi verso il futuro abbracciando le nuove, seppur fredde, forme di comunicazione?

Il web e in particolare i social media sono diventati un mezzo necessario per far sentire la propria presenza. In una realtà musicale in cui nessuno investe più sulle nuove proposte è obbligatorio cercare di essere più presenti possibile per farsi ascoltare. Rispetto al passato è sicuramente più facile creare un proprio spazio online, ma il fatto che lo possa fare chiunque minimizza le possibilità di essere notati in un oceano di proposte. Il rischio è quindi di pubblicare contenuti vuoti o privi di significato solo per arrivare prima di qualcun altro. Diciamo che quello che probabilmente manca adesso è l’attesa. I processi creativi hanno bisogno di tempo e non di frenesia.

Sempre convinti che ogni forma d’arte sia la massima espressione della bellezza. Voi da artisti che rapporto avete con la bellezza? Quale il pensiero in merito, in una società ormai distrutta dall’agognata apparenza, in cui l’arte sembra passare in secondo piano?

La bellezza sta in tutto ciò che può provocarti un’emozione, un pensiero, una domanda o un’intuizione. L’arte è sicuramente la massima espressione di bellezza in quanto può provocare tutte queste cose e ci può portare in mondi normalmente non accessibili. Come dice Caparezza: “Se togli l’arte dal mio mondo, è solo un posto banale.”

C’è differenza tra ciò che ascoltate e ciò che in realtà componete e cantate?

Quello che suoniamo è il risultato delle nostre influenze filtrate, prima da noi stessi singolarmente, e successivamente dalla band. Quindi per rispondere, si. C’è differenza in quanto cerchiamo sempre di proporre la nostra visione della musica e di creare qualcosa di diverso.

Tanta musica sulle spalle, palchi e sudore in onore alla dea musica. Con l’esperienza e la concezione raggiunta della musica, cosa consigliereste a dei giovanissimi per intraprendere un percorso artistico e discografico?

Sicuramente è un percorso che non riteniamo per niente concluso da parte nostra e quindi i consigli che possiamo dare possono essere validi fino ad un certo punto. Se si inizia questo tipo di avventura in maniera seria si devono mettere in conto diverse cose: impegno, sacrificio, passione, pazienza e umiltà. C’è sempre da imparare qualcosa da chiunque di incontri sulla nostra strada: musicisti, tecnici, producer e chiunque ci dia un feedback. Si deve credere in ciò che si fa e ci vuole molta costanza.

Chi vorreste ringraziare per chiudere questa intervista?

Ringraziamo chiunque ci abbia dato un minimo di sostegno anche ascoltando un singolo nostro pezzo… Ma soprattutto chi ci sostiene sui vari social e sulle piattaforme di streaming ahahah. Sono piccolissimi gesti che purtroppo il “sistema” ha reso fondamentali per realtà come la nostra.


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