Jake Kasdan dirige Uno rosso, rinnovando il sodalizio artistico con l’attore Dwayne Johnson dopo i due capitoli di Jumanji, rispettivamente datati 2017 e 2019.
Il Jake Kasdan figlio d’arte dell’eclettico regista Lawrence Kasdan, che ricordiamo per aver diretto e raccontato storie attraverso generi diversi, da Brivido caldo a Il grande freddo, fino al western Silverado, passando per la black comedy Ti amerò fino ad ammazzarti per approdare alla fantascienza a tinte horror con il kinghiano L’acchiappasogni.
Qui abbiamo Babbo Natale, nome in codice Uno rosso, che, incarnato da J.K. Simmons, viene rapito, facendo subito scattare l’allarme per la violazione del leggendario avamposto sito al Polo Nord. Immediatamente è allertato il capo della sicurezza Callum Drift, interpretato da Dwayne Johnson,il qualee presiede E.L.F. (acronimo di Enforcement , Logistics and Fortification). Allo stesso tempo entra in azione anche il miglior cacciatore di taglie in circolazione, ovvero Jack O’Malley, che ha il volto di Chris Evans, e insieme dovranno attraversare il globo per liberare Babbo Natale, in tempo per la notte più attesa dell’anno da tutti i bambini.
Scritto da Chris Morgan, però, il film risulta fiacco e prolisso, a causa di una debole sceneggiatura che, dopo l’evento scatenante del rapimento di Babbo Natale, si affloscia su una eccessivamente lenta e poco coinvolgente ricerca dei responsabili. Le battute dei personaggi sono inoltre scarse e la messinscena appare assai povera per proporsi come commedia fantasy d’azione ad alti livelli, come forse era nelle intenzioni. L’atmosfera natalizia resta solo un’idea appena abbozzata sullo sfondo, per arrivare poi ai villain del Natale, come il Krampus alias Kristofer Hivju e la malefica Gryla portata in scena da Kiernan Shipka. Villain piatti e inespressivi, tanto che giunti ai titoli di coda ci si dimentica in fretta di essi. Tra l’altro, segnaliamo la presenza di Lucy Liu nei panni di un personaggio che fa parte di E.L.F..
Insomma, Uno rosso assomiglia a quel regalo di Natale inutile che per consuetudine si riceve ogni anno da una zia o da un lontano parente, trasmettendo quell’effetto freddo e distaccato. E mostra tutti i suoi limiti anche nell’impianto degli effetti speciali curati da Jim Schwalm; mentre reitera inoltre le solite tematiche sull’essere buoni condite da facili mea culpa di padri assenti come Jack O’Malley, il quale recita davanti al figlio il vademecum delle banalità. Le prove attoriali, infine, risultano poco convinte e per nulla convincenti, tanto che perfino il Simmons Babbo Natale conferisce l’impressione di essere uscito da un casting per posare in foto con i bambini in un negozio di giocattoli e tornare ad essere uno qualsiasi una volta svestiti i panni.
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