Gianni Quinto, sceneggiatore e autore teatrale, esordisce alla regia per il grande schermo con il film Tu quoque.

Interpretato da Maurizio Battista, Massimo è un uomo di mezza età che quasi non fa in tempo ad alzarsi dal letto al mattino che, da subito, una serie di persone lo tormenta; cominciando dalla sua ex moglie, incarnata da Milena Miconi, che gli chiede i soldi per la scuola di inglese a Londra per loro figlio, portato in scena da Guglielmo Poggi, con il quale ha un pessimo rapporto.

In più ci sono tanti creditori che nel frattempo non gli danno tregua. Dal barista al meccanico, che ha il volto di Sergio Di Pinto, e, poiché Massimo è un appassionato dell’antica Roma, si fa mettere da parte i fascicoli con le miniature di legionari e imperatori dal suo edicolante di fiducia, ma anche lui gli rammenta del conto da saldare. La giornata prosegue in modo caotico, mentre con il suo fedele motorino, per contestare una cartella esattoriale, si reca all’agenzia delle entrate ove incontra un simpaticissimo impiegato che ha i connotati del noto attore caratterista Stefano Antonucci e, successivamente, ha anche un appuntamento in ospedale per ritirare delle analisi dalla dottoressa che lo ha in cura, impersonata da Jane Alexander.

Tu quoque si muove quindi inizialmente in un contesto odierno, con i problemi di tutti i giorni, compreso un traffico che non conosce sosta; a tal proposito memorabile è la battuta: “A Roma il traffico c’è sempre pure se resti a casa”. Fino al momento in cui Massimo si ritrova nell’antichità, al tempo di Giulio Cesare, dove ha la percezione di muoversi in carne e ossa per le strade che hanno fatto la storia. Ha così l’occasione di incontrare dal vivo i personaggi che da sempre lo appassionano, riuscendo persino a cambiare le sorti di Cesare, che ha il volto di Paolo Triestino, davanti al senato dove era atteso dai congiurati. Se la prima parte del lungometraggio, nel contesto di una romanità odierna a cui Maurizio Battista rende allegoricamente omaggio, è molto divertente e caratterizzata da un buon ritmo e gag comiche riuscite.

L’arrivo nella Roma di Cesare cattura subito l’attenzione con una fase iniziale vivace e coinvolgente. Le interazioni di Massimo con i personaggi storici offrono spunti interessanti: le gag con Cicerone, interpretato da Diego Verdegiglio, e i dialoghi con Cesare e Calpurnia, portata in scena da Francesca Antonelli, regalano momenti di leggerezza che rievocano con originalità l’atmosfera di classici come Non ci resta che piangere di Massimo Troisi e Roberto Benigni. In particolare, le battute con Cicerone, come il consiglio di intraprendere la carriera di avvocato civilista per un futuro di successo, brillano per la loro creatività e strizzano l’occhio con intelligenza a situazioni comiche intramontabili.

Il vero punto di forza di Tu quoque emerge nel finale, dove lo spettacolo si eleva, toccando corde profonde e commuovendo il pubblico. Maurizio Battista si conferma un artista straordinario, capace di unire comicità e malinconia in modo autentico e mai scontato. Con grande bravura, riesce a raccontare sé stesso, condividendo paure e riflessioni intime che arricchiscono il film, rendendolo un’opera apprezzabile e dal forte impatto emotivo.


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