Ci sono film che partono subito male. D’abitudine non mi scoraggio, e li guardo fino alla fine, aspettandomi un miglioramento o qualche sorpresa. Ed in effetti anche in questo caso avevo pensato, dopo un inizio terribile, che qualcosa stesse migliorando, ma poi non è stato così, e tutto è caduto irrimediabilmente nel baratro. Il film in questione, arrivato su Prime Video col titolo inventato di sana pianta dai distributori The Summerset Witch, ma che in realtà si intitola molto più banalmente The Wicked, è una produzione americana datata 2013, e diretta dal regista Peter Winther. Sebbene l’idea di fondo, già banalotta di per sé, della maledizione che grava sulla cittadina di provincia, potesse comunque risultare interessante per gli amanti delle leggende e del folk horror, davvero troppo poco si salva in questa pellicola per renderla anche minimamente godibile.

La storia è quella di una cittadina in cui aleggia la leggenda di una strega, Ladene Lorene, arsa sul rogo ma considerata ancora viva, che abiterebbe in una casa nel bosco chiamata Open Hearth. Tra i giovani esiste lo stupido gioco di arrivare davanti alla casa e tirare un sasso verso le finestre: chi malauguratamente dovesse romperne una diverrà preda della strega che non si darà pace finché non lo avrà catturato per poi mangiarlo per potersi mantenere in vita. Ovviamente per gli adulti questa è solo una stupida leggenda, finché la piccola Amanda, che ha confidato alla madre di essere andata alla casa ed aver rotto un vetro, non viene rapita dalla sua cameretta tra fracasso infernale e bagliori spaventosi. Un gruppo di ragazzini scemi, nonostante questo, decide di recarsi di notte alla casa, ed ovviamente romperà il vetro, con tutto quello che ne conseguirà …

Come inizio poteva anche sembrare vagamente interessante, nonostante il doppiaggio terrificante dell’edizione italiana, gli attori davvero pessimi e poco credibili e gli altrettanto pessimi effetti speciali che rendono una scena alla Poltergeist qualcosa di più simile a un cartone animato di Rai YoYo. Ma passi, si prova ad andare avanti fiduciosi nella visione, perché la storia della strega dell’equinozio sembra, a suo modo, interessante.

E poi cominciano i cliché. Arriviamo ai ragazzi, veri protagonisti del film. Sono sei, quattro fighi e due sfigati. Tra i fighi la coppia composta da Carter e Tracy, Zach e la figona di turno Julie, appena trasferitasi nella cittadina. Tra gli sfigati, invece, il fratello di Zach, Max, e la sua migliore amica Sammy. Questa allegra brigata deciderà, come in tutti i teen horror che si rispettino, di passare la notte nel bosco dove si trova la spettrale casa della strega, ovviamente dopo essere passata a tirare un sasso alla finestra, rompendola. Ecco, questo è l’unico momento del film in cui mi sono detta “sia mai che le sorti di questa robetta tremenda si risollevino”, perché comunque qualche attimo di bella tensione c’è stato, quella tensione che ci piaceva tanto negli Anni Ottanta/Novanta quando un gruppo di giovani si avvicinava di notte a case spettrali dove sapevamo sarebbe successo qualcosa. La stupidità dei protagonisti, certamente più dei fighi che degli sfigati, porta a non temere per la loro sorte, ma anzi ad aspettarsi quanto prima una mattanza fatta come si deve.

L’arrivo nel bosco, col laghetto fornito di pontile, ha ricordato alla mia mente in cerca di appigli per andare avanti, il classico di Tobe Hooper del 1974 Non aprite quella porta, del quale erano pure protagonisti dei giovani in cerca di emozioni forti a buon mercato, ma purtroppo le similitudini con questo capolavoro dell’horror mondiale sono finite qui, senza prendervi alcun altro spunto andando avanti nella narrazione. Bella l’atmosfera nel bosco, un po’ alla Hatchet (Adam Green, 2006), ed anche la nebbiolina ed il silenzio di tomba che aleggia intorno alla casa stregata, persino in pieno giorno, e che mi ha ricordato vagamente un altro classico del bel tempo che fu, La Creatura di Jean-Paul Ouellette del 1988. Ma anche di questo, nulla. The Summerset Witch riprende il topos canonico dei giovani in cerca di emozioni che trovano guai, ma non riesce minimamente a renderlo né credibile, né divertente, né spaventoso, né coinvolgente. Nulla di nulla, un piattume totale come poche volte ho riscontrato in un film.

I protagonisti sono ridicoli. Max e Sammy sono amichetti del cuore ma lei ha una cotta per lui, lui non si capisce, sembra a tratti un po’ ritardato, ed a parte l’amore nei confronti del nonno, non ha davvero nessun elemento che lo renda gradevole. Sammy è figlia di una ubriacona che dorme fuori la notte e dicono che sia lesbica (non si sa poi perché) ma invece è in fissa anche piuttosto evidente con Max. I due decidono di seguire in bici i quattro fighi nel bosco per fargliela pagare che li sfottono sempre, ma non vuoi prima andare a tirare un sassino alla finestra della strega? Sennò non erano abbastanza imbecilli anche loro. Tra i fighi ci sono Carter e Tracy che non sanno di nulla: coppia sbaciucchiosa, ma lui non perde occasione per ribattere come la lascerebbe volentieri all’amico per farsi Julie, la nuova arrivata, fotocopia brutta di Megan Fox. Ed a proposito di Julie, ovviamente non vede l’ora di farsi Zach, gli si spoglia davanti, senza farsi desiderare. Ma quello che più si nota di lei non è la facilità con cui si concede al primo maschietto che incontra, bensì la poca coerenza: arrivati di giorno davanti alla casa se la faceva addosso dalla paura e non voleva nemmeno avvicinarsi; a notte fonda, dopo che ha ritrovato nel bosco l’orsetto della bimba rapita, Amanda, si auto convince che il rapitore l’abbia portata nella casa e che fa? Invece di seguire lo stranamente saggio consiglio degli altri di chiamare la polizia, si trasforma in men che non si dica in un’eroina alla Marvel e decide di entrare, anche da sola, nella casa della strega, per andare a salvare la bambina dalle grinfie non si sa di chi o di che cosa! Come si fa a non odiare dei protagonisti così ed a non fare spudoratamente il tifo per la strega, chiunque essa sia!?

Poi, la strega si palesa. All’inizio solo a pezzi, e sembra interessante ed anche piuttosto inquietante sotto la sua cappa. Ma quando arrivano gli effettacci in CGI tutto cambia: il pathos nascente abortisce, la figura della strega risulta ridicola, sgraziata, per nulla terrificante, nemmeno un po’. Sono sempre stata dell’idea che quando non hai i mezzi per realizzare un mostro fatto bene è decisamente meglio non mostrarlo, lasciarlo celato in quel limbo di vedo/non vedo che porta la fantasia ed il background orrorifico dello spettatore a inventarsi ciò che gli fa più paura e quindi a rendere la creatura spaventosa. Qui no: si è voluto strafare, mostrare, mettere effetti ovunque, creando un pasticciaccio che in alcuni punti mi ha ricordato più un film Disney che un film horror. E poi, quante stupidaggini! Possibile che in una casa abbandonata nel bosco ci sia ancora la luce elettrica perfettamente funzionante? Ma che senso ha, ma Dio Santo risparmiate sugli effettacci luminescenti e comprate una bella fornitura di candele, che avrebbero fatto più ambient e sicuramente avrebbero reso l’atmosfera nella casa più credibile! Ad un certo punto Winther decide di fare ricorso al gore ed allo splatter, forse per convincere lo spettatore che non sta guardando un film da bambini, e fa peggio che meglio: le scene splatter risultano gratuite e molto becere, non trasmettono nulla, se non disgusto per come sono brutte e fatte male. I soliti poliziotti che, come sempre, fanno la figura degli idioti, chiudono il giro dei mille cliché buttati alla carlona in quest’opera.

Gli attori, anche coloro che hanno poi fatto una discreta carriera, a mio parere escono tutti malissimo da questo film, strega compresa, vuoi, soprattutto, per l’imbecillità dei personaggi che non permette di offrire grosse interpretazioni. Persino la bimba, Amanda, interpretata da Caitlin Carmichael che successivamente apparirà in molti film e serie televisive, qui non fa che frignare, pur non essendo più piccolissima, ed a tratti è talmente insopportabile che ci si augura che la strega la faccia tacere una volta per tutte. L’unico personaggio che ha un minimo di spessore è quello di Sammy, figlia di un’avvinazzata, interpretata da Diana Hopper, che mostra qualche sfaccettatura caratteriale in più rendendosi quanto meno interessante, sebbene non simpatica.

Insomma, io raramente boccio un film in toto perché di solito cerco di trovarci qualcosa di buono, ma qui è davvero molto, molto difficile trovare qualcosa anche solamente di passabile. Le streghe sono creature nobili ed affascinanti della tradizione horror letteraria e cinematografica, non andando a toccare quelle povere donne che come tali sono state condannate sul rogo dell’ignoranza. Le streghe, quindi, vanno trattate con rispetto, non usate in un modo così becero ed inutile, per fare un film da quattro soldi senza capo né coda. Il terribile makeup artigianale della megera la fa apparire più come una comparsa da video metal di una band alle primissime armi che come un villain di un certo spessore, è imbarazzante, come anche le sue movenze, goffe ed impacciate, quando ovviamente non sia mossa in CGI. Quello che manca, tra questa roba inguardabile e gli slasher Anni Ottanta di cui è figlia, è un elemento fondamentale: l’autoironia. Se un tempo c’era, e rendeva la visione di certe opere decisamente divertente, qui invece tutti si prendono troppo sul serio, portando solo a un senso di imbarazzo generalizzato.

Da evitare come la peste.

https://www.imdb.com/it/title/tt1986994


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