Dopo aver diretto nel 2017 Revenge con protagonista Matilda Lutz, la regista francese Coralie Fargeat riprende in mano la macchina da presa per girare The substance.
Elisabeth, incarnata da Demi Moore, è un’attrice ormai dimenticata da Hollywood nonostante abbia vinto un premio Oscar e ottenuto la bramata stella sulla Walk Of Fame. Nel frattempo è riuscita a reinventarsi e ad ottenere un successo televisivo come conduttrice di un programma di aerobica. Appena compiuti cinquant’anni, però, la produzione decide di licenziarla per ringiovanire il palinsesto, non prima di averle offerto una festa di compleanno di commiato. Elisabeth, ormai disperata, aderisce ad un annuncio molto misterioso che propone un siero sperimentale noto come “la sostanza”, in grado di restituirle una versione migliore di sé, più giovane e più bella.
Una volta inoculato il prodotto ha però una brutta sorpresa: il composto non funziona come immaginava. Da quel momento in poi le vengono impartite delle ferree regole per impedire effetti collaterali. A settimane alterne sarà Elisabeth e poi la bellissima e giovane Sue, portata sullo schermo da Margaret Qualley. La ragazza si presenta dal produttore del programma di aerobica, Harvey, interpretato da uno straordinario Dennis Quaid, ottenendo la conduzione. L’attore settantenne, offre una versione artistica di sé laida quanto basta per ricordare in tutti i modi quel Weinstein di cui nel film porta anche lo stesso nome di battesimo.
The substance mostra tutta la spietatezza dello star system, un tritacarne infernale che si nutre dei corpi, ma ne sugge l’anima mediante un composto chimico che alimenta sogni, illusioni e dipendenza. Il film inscena come il successo sia una droga di cui non si può più fare a meno in un contesto luccicante ma illusorio. Dialoghi asciutti, inquadrature che regalano suggestioni inquietanti e movimenti di macchina ben dosati rendono la narrazione di notevole coinvolgimento. La resa visiva è amplificata anche dall’ottima fotografia di Benjamin Kracun e dal body horror, espressione di un decadimento morale, imposto dai canoni di bellezza che vengono portati alle estreme conseguenze. Il lungometraggio assume l’ottica femminile della regista Coralie Fargeat, che lancia un grido rabbioso contro la mercificazione del corpo delle donne nell’ambito dei media. Cosa saresti disposta a fare per il successo?
The substance mette in evidenza come molte donne accettino senza scrupoli qualunque compromesso per ottenere una porzione del potere che appartiene solo agli uomini, ma denuncia il sistema con un impatto visivo deflagrante. Il body horror tracima in effetti prostetici magniloquenti, uno dei valori aggiunti della pellicola, che trasuda di una disturbante bellezza. Attraverso gli effetti speciali vecchia scuola si rievoca La mosca di David Cronenberg, La cosa di John Carpenter, Basket case di Frank Henenlotter e Carrie – lo sguardo di Satana di Brian De Palma, solo per citarne alcuni. Sul fronte letterario chiari i riferimenti a Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde e a Lo strano caso del Dottor Jekyll e Mr Hyde di Robert Louis Stevenson. Il gore e lo splatter non sono poi mai fini a sé stessi, aggiungono anzi spessore ad un tema sempre attuale trattato in modo mai fazioso. Le musiche composte da Raffertie conferiscono un’atmosfera inquietante, la visione è sorprendente e “malata”, in cui la teatralità del grottesco si mescola con la satira e l’ironia esaltate da una straordinaria Demi Moore nella versione migliore di sé in assoluto!
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