Dopo Il ragazzo della Giudecca, Alfonso Bergamo riprende la macchina da presa per dirigere The garbage man.

Ambientato in un imprecisato paese del meridione, il film ha come protagonista un uomo senza nome incarnato da Paolo Briguglia e che svolge la professione di netturbino. Il suo collega, che ha i connotati di Randall Paul, è un americano trasferitosi in Italia con figlia e nipote, e lo ha ribattezzato Man.

Egli ha un passato difficile e pieno di ombre. Il suo lavoro lo vive come una sorta di missione: ripulire il mondo dalla spazzatura. Suo padre era un uomo violento, e Man ha un carattere introverso e autodistruttivo. Tra i rifiuti riesce persino a trovare delle cose a cui dare una seconda vita, come una tastiera che regala alla nipote del suo collega, impersonata dalla piccola Giulia Di Pasquale. Frequentando quella casa nasce anche un sentimento verso la figlia dell’uomo, cui presta il volto Roberta Giarrusso. Nei suoi giorni migliori, però, Man si ritrova ad avere a che fare con il malvagio boss del paese, Rosario, portato in scena da Tony Sperandeo.

The garbage man è un noir che quasi per intero si svolge di notte, ed apre con un bel pianosequenza. Il regista ha dichiarato in conferenza stampa che il suo intento è quello di raccontare una storia puntando tutto sulle immagini e di aver quindi prestato particolare attenzione anche nella selezione delle scene, dei costumi e della fotografia, qui ben curata da Daniele Poli. Un’inquadratura delle strade di notte desta particolare attenzione: dai tombini si vede fuoriuscire del vapore, come se ci trovassimo in una metropoli d’oltreoceano. Il lungometraggio, quindi, nelle intenzioni assume un respiro internazionale, ma rimanendo comunque ancorato ai caratteri di casa nostra. Rosario, per esempio, incarna una sorta di padrino, ma non è un mafioso in senso letterale, bensì ha tutte le caratteristiche del villain tout court.

Un antagonista che risveglia in Man tutte le paure e le ombre legate al suo passato, innescando una vera e propria reazione a catena. La parte finale del film vede il protagonista alzare la testa, disposto a rischiare tutto, permettendo all’oscurità di affiorare dal profondo della sua anima. Man è un netturbino, e il regista Alfonso Bergamo usa questa professione in modo allegorico, identificando il malvagio come spazzatura, riuscendo a dare ad ogni elemento un simbolo, non lasciando nulla al caso. Il protagonista si rende conto che, per adempiere alla sua missione lui per primo deve sporcarsi le mani. The garbage man in questo modo resta anche coerente a se stesso, poiché, siccome Man è capace di trovare “gemme” tra i rifiuti, allo stesso tempo lui diventa prezioso per provare a spazzare via il male dalle strade. Le musiche di Francesco Marchetti e le prove attoriali (in particolar modo quella di Tony Sperandeo) impreziosiscono il tutto.


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