Con riferimento al crowdfunding lanciato dalla influencer Michelle Comi (vedi nostro articolo a questo link) abbiamo chiesto alla scrittrice Tamara Brazzi molto preparata sulle tematiche delle donne di raccontarci il suo punto di vista
Ciao Tamara! Grazie per essere qui. Come scrittrice attenta alle tematiche femminili, cosa ne pensi della decisione di Michelle Comi di avviare una raccolta fondi per finanziare un intervento di chirurgia estetica?
Ah, la chirurgia estetica, il nuovo “fai da te” per l’autostima! Devo dire che la scelta di Michelle Comi di utilizzare il crowdfunding è un po’ come decidere di affittare una villa in Costa Smeralda per un weekend: fa notizia, ma forse non è proprio il miglior investimento a lungo termine. Certo, ognuno è libero di fare ciò che vuole con il proprio corpo, ma mi chiedo se stiamo davvero parlando di empowerment o di una nuova forma di dipendenza dalla validazione esterna.
Molti critici hanno visto questa scelta come un segnale del declino dei valori culturali. Secondo te, cosa rappresenta questo episodio nella più ampia narrazione della società odierna?
Se parliamo di declino dei valori, beh, credo che siamo già oltre il declino, siamo in una sorta di “valley of the dolls” contemporanea! Questo episodio è emblematico di una società che, mentre cerca di promuovere l’accettazione, si scontra con un’ossessione per l’apparenza. È come se ci dicessero “Ama te stessa, ma solo se hai il naso all’insù e le labbra perfette!” È un paradosso divertente, se non fosse così triste.
Michelle Comi ha ricevuto sostegno da molti follower, in particolare giovani. Cosa pensi del messaggio che questo tipo di iniziative può lanciare alle nuove generazioni, specialmente in un contesto in cui l’immagine estetica sembra predominare?
È un messaggio potentemente ambivalente! Da un lato, certamente, incoraggia le ragazze a cercare il loro “io ideale”, mentre dall’altro sembra dire che l’amore per sé passa attraverso la chirurgia. È un po’ come dire: “Se non ti piace il tuo corpo, non preoccuparti, puoi sempre farselo rifare!” È un bel modo di disincentivare la creatività e l’accettazione di sé, non trovi?
Il fenomeno delle influencer che si rivolgono al crowdfunding per esigenze personali sta aumentando. Credi che questo trend rifletta un cambiamento culturale più ampio nella percezione del corpo femminile e del valore personale?
Assolutamente! È il segno dei tempi: “Se non sei in grado di finanziarti i tuoi sogni estetici, chiedi ai tuoi follower di farlo!” È un po’ come vendere un pezzo della propria anima in cambio di qualche like. Ma, in un certo senso, è anche un’opportunità: ci permette di riflettere su quanto valore diamo al nostro aspetto e su come le piattaforme social ci influenzano.
Nel tuo lavoro, hai discusso dell’importanza dell’autenticità e dell’accettazione di sé. Come conciliare questi valori con l’ossessione della perfezione estetica che si riscontra oggi, soprattutto sui social media?
È una danza delicata, come un tango tra il “Ti amo perché sei autentica” e “Ma se potessi avere quella bocca lì, sarebbe tutto più facile!” La verità è che l’autenticità è una cosa meravigliosa, ma la pressione di conformarsi a certi standard estetici è un po’ come avere un elefante nella stanza: lo ignoriamo, ma è lì e pesa un sacco! Dobbiamo imparare a ballare anche con quell’elefante, forse rendendolo il nostro compagno di danza.
Hai scritto molto sul ruolo delle donne nella società e sui loro diritti. Pensi che questo fenomeno possa riflettere una regressione rispetto alle lotte femministe per l’accettazione del corpo naturale e l’autodeterminazione?
Decisamente. Sembra che, per ogni passo avanti fatto verso l’accettazione del corpo naturale, ne facciamo due indietro con un filtro di Instagram! È come se avessimo dimenticato tutto ciò per cui abbiamo lottato. Ma chissà, forse è solo una fase e tra qualche anno ci ritroveremo a ridere di queste tendenze come oggi ridiamo delle spalline degli anni ‘80.
Se avessi l’opportunità di parlare direttamente alle giovani donne che seguono influencer come Michelle Comi, quale consiglio o messaggio di empowerment vorresti dare loro riguardo alla bellezza e all’autostima?
Direi loro: “Siete molto più di un filtro!” In un mondo dove l’immagine sembra contare più della sostanza, è fondamentale ricordare che la vera bellezza risiede nella diversità e nell’autenticità. Le influencer possono ispirare, ma non dovrebbero definire il vostro valore. Siate audaci, giocate con il vostro stile, ma non dimenticate mai che il vostro potere risiede nella vostra unicità. E ricordate, anche le più belle influencer hanno i loro giorni no – e spesso non lo mostrano mai!
Infine, quali pensi che possano essere le soluzioni o i percorsi di riflessione che la società dovrebbe intraprendere per contrastare la pressione estetica e promuovere un concetto di bellezza più inclusivo e sano?
Credo che la risposta sia nella narrazione. Dobbiamo iniziare a raccontare storie diverse: non solo quelle delle modelle perfette, ma anche quelle delle donne comuni che fanno cose straordinarie. Le campagne pubblicitarie, i media e i social dovrebbero riflettere una gamma più ampia di corpi e storie. E perché non avere una dose di ironia? Dobbiamo imparare a ridere di noi stessi e dei canoni di bellezza che ci vengono imposti. Potremmo anche lanciare una nuova moda: celebrare le imperfezioni! Immagina un hashtag come #BellezzaImperfetta – potrebbe essere il nostro modo di dire “Siamo tutti meravigliosamente imperfetti!
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