Durante la seconda giornata del 44° Fantafestival, è stato proiettato Selfie, il cortometraggio di Giulio Manicardi [Italia, 2023, 14’], che esplora il complesso rapporto tra l’identità e l’immagine sui social media. Prima della proiezione, il produttore Alessandro Leo e l’attrice protagonista Asia Galeotti hanno introdotto il cortometraggio, condividendo con il pubblico il percorso che ha portato alla sua realizzazione.

Dopo aver assistito alla proiezione del corto, che si distingue per la profondità del tema e l’originalità della narrazione, noi di Mondospettacolo abbiamo avuto il piacere di intervistare il produttore Alessandro Leo, il regista Giulio Manicardi e l’attrice Asia Galeotti.


Intervista ad Alessandro Leo, produttore

D: Come nasce la tua idea di diventare produttore?
R: Qualche anno fa avevo scelto di andare negli Stati Uniti, per studiare cinema ma qualche mese prima della partenza decisi di non farlo, volevo creare qualcosa in Italia, a Bologna, che fosse un punto di riferimento per i giovani professionisti del settore cinematografico con la volontà di coltivare talenti qui, vedere coetanei partire in cerca di maggiori possibilità penso non sia all’altezza della storia cinematografica del nostro Paese.

Da lì è nata Aleo Film, una casa di produzione cinematografica ma anche un polo artistico a 360 gradi poiché la nostra operatività parte dal cinema ma spazia tra pubblicità, teatro, mostre fotografiche, arte in generale e formazione.

D: Dopo un anno di distribuzione nei festival, che bilancio fai del viaggio di Selfie?
R: Selfie ha debuttato in grande, nel 2023 al Science+Fiction di Trieste, un’istituzione internazionale per il cinema di genere; da lì è partito un percorso che ci ha regalato molte gioie, dal Grimmfest di Manchester, al FiPiLi di Livorno ed al Fantafestival di Roma a cui stiamo partecipando in questi giorni, oltre alle altre 20 selezioni in 9 Paesi coronate da 9 premi.

Sono orgoglioso di questo progetto, volevamo raccontare una storia che parlasse del rapporto con i social network del giorno d’oggi, un utilizzo che è diventato spasmodico e che porta la gente a snaturarsi completamente per l’approvazione di chissà chi.

E poi siamo contenti per il feedback arrivato dal pubblico, dai colleghi e dagli addetti ai lavori; trovo che nella scrittura di “Selfie” Giulio, raccogliendo referenze come Black Mirror ed il cinema Horror del passato, sia stato lungimirante nel raccontare il rapporto tra le persone ed il giudizio del prossimo attraverso l’utilizzo del genere. Le somiglianze riscontrate ultimamente con

“The Substance” sono un esempio di questa lungimiranza e ci fanno molto piacere.

D: Quali sono i progetti futuri di Aleo Film?
R: Parallelamente al viaggio distributivo di Selfie, abbiamo appena presentato in Anteprima Nazionale “Genoeffa Cocconi: i miei figli, i fratelli Cervi” diretto da Marco Mazzieri, un docufilm sulla Resistenza Italiana dal punto di vista femminile, tra le partecipazioni ci sono anche Fiorella Mannoia e Liliana Cavani.

Stiamo lavorando allo sviluppo del lungometraggio fiction “Dal Pianeta Terra” per la regia di Luca Magi in co-produzione con la società Kiné; il progetto è stato selezionato all’Alliance 4 Development del Festival di Locarno 2024.

Ci saranno sicuramente nel breve futuro anche l’inizio della produzione di un nuovo cortometraggio e due progetti in fase di scrittura che entreranno in sviluppo.

Nel 2025 partirà inoltre Aleo Factory, una nuova Accademia cinematografica con sede a Bologna realizzata in collaborazione con l’attore e caro amico Romano Reggiani.


Intervista a Giulio Manicardi, regista

D: Com’è nata l’idea di realizzare Selfie?
R:L’idea principalmente è nata anni fa, proprio nel corso del Fantafestival dove ero in concorso con il mio precedente corto “LIKE”. Allora il selfie era agli albori e stava iniziando pian piano ad invadere le bacheche dei social. E vedendo questo mi dissi “se ci fosse un Dorian Gray contemporaneo, al giorno d’oggi, probabilmente si ucciderebbe di selfie”. Da lì l’idea è rimasta per vari anni e ha preso sempre più forma, fino ad essere prodotta. Paradossalmente non invecchiando, anzi, proprio come Dorian Gray si è mantenuta giovane, se non rinvigorita ancora di più, probabilmente cibandosi di noi.

D: Perché è stata scelta Asia Galeotti come protagonista?
R: Conobbi Asia un paio di anni fa proprio grazie ad Alessandro, il produttore di Selfie, durante uno spettacolo teatrale. La vidi e mi rimase subito nella testa, ma non le parlai del progetto. Nel tempo, poi, feci alcuni provini con altre attrici, scoprendone alcune davvero molto brave, ma gira e rigira l’idea iniziale di Asia continuava a saltarmi fuori nella testa così le proposi un provino. Facemmo dei video test nella sala pose di Aleo a Bologna e, appena accesi la camera capii: era lei.


Intervista ad Asia Galeotti, attrice protagonista

D: Come ti sei trovata a interpretare un ruolo così particolare?
R: Sin dal provino per questo ruolo ho capito immediatamente che avrei dovuto mostrare delle fragilità che nella vita invece stavo cercando di mettere da parte. Che fosse un segnale per affrontarle? L’ho vista (e la vedo ad oggi) come un’opportunità di grande crescita personale. Dover mostrare gesti intimi come quelli della protagonista infatti, mi ha dovuta far liberare delle mie fragilità, nel vero e proprio senso letterale di “liberarle” all’esterno da me, anziché nasconderle.

Esporre i dettagli del mio corpo, convertirlo nel disagio per il confronto che si crea con l’ideale mostrato sui social, la dipendenza dai feedback positivi e negativi dei leoni da tastiera e poi il risvolto psicologico che ne consegue.

Selfie poi unisce esattamente tre mie grandi passioni: fin da adolescente il Dorian Gray di Oscar Wilde mi ha affascinata e ancor prima il genere horror, infine la serie inglese Black Mirror che mostra le degenerazioni delle tecnologie. Ho rivisto in questa sceneggiatura il connubio perfetto di queste tematiche.


La proiezione di Selfie al Fantafestival, accompagnata dalle parole dei suoi protagonisti, ha sottolineato ancora una volta l’importanza di raccontare storie attuali attraverso il linguaggio del cinema di genere. Con la sua intensa riflessione sull’ossessione per l’immagine, Selfie si conferma un cortometraggio che lascia il segno.


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