Il romanzo racconta la storia di una donna, la cui vita viene sconvolta dalla malattia di Alzheimer precoce: a soffrirne maggiormente non è tanto la persona che ne è affetta ma la persona che le è più vicina: sua figlia Ginevra.

Un’esperienza romanzata, scorrevole, commovente e allo stesso tempo romantica. Narrata dagli occhi di chi ha sofferto e di chi soffre, ma di chi ha comunque nel cuore sempre la consapevolezza che la vita, per breve che possa essere, va vissuta pienamente ogni attimo che passa. Proprio come fa la farfalla, che non conta gli anni ma gli istanti: per questo il suo breve tempo le basta. La malattia di Alzheimer non solo toglie la memoria ma spersonalizza chi ne è affetto. E’ come un lungo addio alla vita ma questa affascinante storia coglie gli aspetti positivi che possono nascere da un’esperienza così terribile. E’ una storia di ricordi, di una crudele malattia che toglie ogni cosa, ogni esperienza, ogni emozione passata, lasciando solamente un vuoto desolante e il profondo dolore di chi ne è testimone. Ma, nonostante queste sofferenze, il libro trasmette un messaggio di speranza e a un certo punto della storia si apre per la protagonista una bellissima luce in fondo al tunnel. 

È la storia di un dolcissimo amore e di una meravigliosa metamorfosi: segreti e rivelazioni che sapranno far ritrovare a Ginevra una strada smarrita, portando luce e conforto sul suo cammino e facendola confrontare con un passato nebuloso che da tempo attendeva di essere risolto.
Ma è il titolo stesso del romanzo a fornire una splendida, quanto semplice, chiave di lettura: il fatto di sentirsi liberi, proprio come una farfalla appena uscita dal suo bozzolo. Libera di volare e di scoprire il mondo.

INTERVISTA A SARA BRIANI

Ciao Sara, è un piacere ritrovarti su “Mondospettacolo”. Come stai? Parliamo del tuo primo libro, dal titolo: “Libera di volare” che affronta un tema – purtroppo – molto attuale: la malattia di Alzheimer. Perché hai deciso di trattare questo argomento?

Ciao Sara e grazie ancora per questa importante opportunità. Ho scritto questo libro ispirandomi (purtroppo) alla storia della mia mamma, che si ammalò di Alzheimer precoce a 55 anni circa. In realtà il libro non è autobiografico ma richiama moltissime emozioni da me provate all’epoca e racchiude un messaggio importante: mai perdere la speranza, anche nei momenti peggiori della propria vita, perché esiste sempre qualcosa che ci illumina e ci fa “sentire” che vale comunque la pena vivere, poco o tanto che sia.

La memoria è il nostro cassetto, ricco di tanti collegamenti che costruiscono la nostra vita: come si può vivere senza? E’ impensabile. Meglio non ricordare di avere la memoria, o meglio non essere coscienti? 

In base alla mia esperienza da cargiver, se dovessi scegliere, preferirei cmq sempre avere la memoria, anche se spesso “ricordare” fa soffrire. Infatti chi soffre maggiormente sono le persone che “ricordano”, perchè ovviamente sono consapevoli. Il malato alla fine non si rende conto di stare perdendo la memoria e soffre molto all’inizio della malattia, dopo vive probabilmente in un mondo tutto suo. Sono comunque due sofferenze diverse, ma entrambe forti. 

Per quale motivo dovremmo leggere il tuo libro? Che cosa potremmo imparare?

Quando ho scritto questo libro stavo molto male emotivamente e la stesura del testo mi ha aiutata in qualche modo a fare pace con me stessa e con la malattia: volevo riuscire a rapportarmi a essa in una maniera meno ansiosa, cercando di vedere la situazione da una prospettiva migliore, evitando di focalizzare la mia attenzione sulla negatività che una situazione del genere può portare. Più che insegnare qualcosa, vorrei trasmettere al lettore un senso di serenità e leggerezza, che poi unite insieme, queste due sensazioni, si possono tradurre in un’unica parola: libertà.  

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