“Doombo” il nuovo singolo dei Primitive Mule è un brano potente e inarrestabile, rappresentato metaforicamente come un elefante che procede incessante, puntando dritto alle gambe e alla testa dell’ascoltatore. I suoi passi sono possenti e pieni come la sezione ritmica, le chitarre fanno eco al suo verso animalesco.
Nel ritornello, il pachiderma carica impetuosamente verso l’ascoltatore e poi, inaspettatamente, spicca il volo. Questo momento simboleggia un punto culminante della canzone che eleva emotivamente chi ascolta.
Nel pezzo non compaiono elefanti rosa, ma piuttosto un muro altissimo che continua a crescere al ritmo ossessivo del groove. Questa allucinazione si trasforma e si muove incontrollata, rendendo incerte le distinzioni tra realtà e fantasia. L’avanzare ipnotico del brano confonde l’ascoltatore su ciò che è reale e ciò che è frutto del delirio.
Cos’è per voi la musica? Quanto contano la passione e lo studio per avviare una carriera musicale?
La musica è il modo più naturale e più libero da filtri che noi quattro abbiamo trovato. Non è facile esprimere quello che si sente. Ma con i nostri strumenti e la nostra musica ci sentiamo totalmente a nostro agio. Forse è qui che nasce la passione per la musica. Senza passione si rimane nella propria comfort zone, non ci si evolve. E la musica è un mondo troppo grande per restare chiusi nel proprio giardino di casa. A noi piace trovare nuovi modi per fare le cose, nuovi suoni, nuovi modi di arrangiare la musica, nuovi modi per scrivere. Tutto questo comporta studio: provare, riprovare e capire cosa è bene e cosa va abbandonato. È un continuo lavoro e il premio più grande è accorgersi di essere cresciuti.
È uscito il vostro nuovo singolo. Quali sono i temi trattati e cosa vi ha spinto a scegliere questo titolo?
Il nostro nuovo singolo “Doombo” parla di una lotta interiore.Il brano è nato da un delirio, dovuto alla febbre alta. Questo sogno, combinato con un groove ossessivo e ripetitivo, ha dato vita a “Doombo”. Il titolo è un gioco di parole ispirato alla scena degli elefanti rosa di Dumbo, ed evoca quindi un mondo immaginifico e surreale, mutevole e ossessivo.
Quanto c’è di autobiografico nelle vostre canzoni?
Quello che suoniamo nasce dalla necessità istintiva di esprimere sui nostri strumenti quello che sentiamo: rabbia, allegria, delusione, grinta. Attraverso la musica elaboriamo quello che succede nelle nostre vite. Poi tramite i testi cerchiamo di ricondurre questo magma umorale a una forma razionale: ci piace cercare di ricondurre stati d’animo e storie vissute personalmente a concetti più alti, che anche altre persone possano aver vissuto in qualche modo.
In che modo i social possono essere utili per l’attività di artisti come voi?
Possiamo essere onesti? Non lo sappiamo. Sicuramente per artisti emergenti e indipendenti, senza i grossi budget delle major discografiche, sono un modo accessibile di iniziare a farsi pubblicità, far girare la propria musica e sperare di venire notati. Oramai sono più una necessità che un’opportunità. Ma in pochissimi casi sono stati sufficienti per fare un salto importante di carriera.
Quali saranno i vostri prossimi passi discografici?
Quest’anno ci siamo concentrati sul nostro prossimo EP, che vuole essere un’evoluzione del nostro sound. Stiamo sperimentando nuovi approcci, nuovi suoni pur continuando a mescolare le nostre influenze stoner, garage, soul e alternative, sempre per avere brani energici e coinvolgenti.
Vi va di ricordarci i vostri contatti per trovarvi in rete?
Con piacere:
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