Dopo circa due anni di silenzio, Paola Saulino torna a far parlare di sé, rompendo il muro di quiete con una dichiarazione che è insieme un grido di rivincita e un’amara riflessione: “Bullizzata per ciò che oggi viene applaudito”. E non è difficile crederle, perché la sua storia è quella di una vera apripista, una donna che ha anticipato mode e tendenze in un’epoca in cui i social erano ancora un terreno selvaggio e inesplorato.

Paola Saulino emerge sul web nel 2016, senza l’appoggio dei reality o delle grandi vetrine televisive. Al contrario, la TV l’ha spesso criticata, puntandole il dito contro. Eppure, è proprio grazie alla sua inventiva che riesce a conquistare l’attenzione, fino a raggiungere una notorietà internazionale con il celebre Pompatour, un’idea tanto geniale quanto controversa. All’epoca, nel 2016, fu sommersa dalle critiche: da Le Iene agli opinionisti, tutti a bollare il suo uso spregiudicato dei social come mera ricerca di pubblicità. Oggi, però, quello stesso approccio è diventato un modello di successo, studiato e replicato senza remore. “Mi fa piacere essere stata un’apripista per molte donne che dopo di me hanno avuto il coraggio di esporsi liberamente,” racconta Paola, “usando il corpo, la sessualità e la provocazione attraverso i social o piattaforme come OnlyFans. Ma c’è un peso che porto: essere arrivata 10 anni prima, anticipando i trend, mi ha reso incomprensibile allora. Essere innovativa è la mia forza, ma anche la mia debolezza. Vedere le mie idee replicate oggi, con strumenti più moderni e un pubblico più preparato, rende tutto più facile a chi è venuto dopo, mentre io ho dovuto affrontare una shitstorm senza precedenti.”

Eppure, Paola non si arrende. Torna oggi con la grinta di sempre, pronta a riprendersi la scena come comunicatrice e critica, mettendo ancora una volta la faccia in prima linea. “Quasi 10 anni fa i social erano un far west,” spiega, “non c’era una struttura, un sistema. L’innovazione veniva attaccata, e l’uso della mia femminilità in chiave sessuale non ha certo aiutato. Ma sento di aver contribuito a creare un alfabeto nuovo, in tempi non sospetti, senza strategia né management – cose che oggi hanno anche i più inesperti su TikTok – solo grazie a intuizioni e al coraggio di portarle avanti.”

Imprenditrice nel settore sportivo, Paola non rinnega nulla del suo passato. Anzi, lo rivendica con orgoglio. “I tempi sono cambiati, per fortuna,” dice. “Oggi c’è una cultura del sostegno, della comprensione, un muro contro gli haters. All’epoca, denigrare una giovane che si esponeva era lo sport nazionale della stampa. Ora alla provocazione si risponde con curiosità, con la voglia di scoprire chi c’è dietro il personaggio. C’è leggerezza, morbidezza nelle interviste, perché si è capita l’ironia del gioco. Ma nessuno, allora, si è mai chiesto cosa mi spingesse a espormi così, se non altro per curiosità.”

Ed è proprio questa consapevolezza a renderla unica. Paola Saulino non è solo un volto dei social: è una testimone diretta di un’evoluzione, una giornalista del costume che ha vissuto sulla propria pelle il cambiamento. “Quando oggi si fanno approfondimenti su certi personaggi social,” conclude, “spesso sarebbe meglio non farli: molti ‘talent’ non sanno spiegare cosa fanno, o cosa gli viene detto di fare. Eppure c’è leggerezza, e di questo sono felice. Ho spianato la strada a questa forma di comunicazione, era la mia battaglia sociale. La sto vincendo: lo facevo per me, per i giovani, per le donne, per il mio pubblico.”

Paola Saulino è tornata. E non ha intenzione di restare in silenzio.


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