Ossessionato fin da bambino dal celebre film di Murnau ispirato nel 1922 al noto romanzo di Bram Stoker sul conte Dracula, il regista Robert Eggers dirige il suo Nosferatu. Interpretato da Nicholas Hoult, Thomas Hutter vive a Wisborg nella Germania del 1833 e lavora per Knock, che ha il volto di Simon McBurney. Questi è un agente immobiliare che, per finalizzare la vendita di una tenuta, lo manda in un’impervia zona situata sui Carpazi, in Transilvania.

Il Conte Olrlok, portato in scena da Bill Skarsgård, è il compratore e su di lui aleggiano tetre leggende. Il giovane viene ospitato nel sinistro castello dell’oscuro signore, e a proprie spese Thomas scopre che il Conte è in realtà un vampiro. Nel frattempo sua moglie Hellen, impersonata da Lily-Rose Depp, è tormentata dalla visione di un demone che la brama carnalmente. La ragazza è consapevole che non si tratta di un sogno o della sua immaginazione, poiché ella in passato ha avuto le stesse visioni e, nel momento in cui suo marito Thomas è in Transilvania, queste si fanno più insistenti.

Nosferatu di Robert Eggers è un film che gode di un’estetica raffinata che esalta il gotico, con scenografie suggestive impreziosite dalla fotografia di Jarin Blaschke. Tecnicamente il lungometraggio eccelle soprattutto per la maestria di un regista che sa scegliere inquadrature e movimenti di macchina, parte di una messinscena meticolosa. La scelta estetica del Conte Orlok è molto peculiare e il Max Schreck del capolavoro di Friedrich Wilhelm Murnau ancora oggi incute terrore, con un look il cui fascino inquietante è stato sicuramente ripreso fedelmente da Klaus Kinski nella versione rielaborata negli anni Settanta da Werner Herzog. I baffi di Bill Skarsgård, sul volto scarnificato del conte, connotano in maniera più personale e imprevedibile la visione di Eggers. Il comparto tecnico è quasi esente da difetti, ma il film non appaga nel brivido e nelle emozioni e il regista, pur dimostrando un talento straordinario, rimane freddo nella sostanza.

Il lungometraggio sembra promettere molto, ma tende a tradire le attese, lasciando poco all’immaginazione, con dialoghi prolissi e carichi di enfasi, sottolineando le crisi di Hellen in maniera didascalica. A tratti frenetico, poi, si dilunga però in un dedalo lento in cui prevale l’autocompiacimento di Eggers, che si specchia nella sua creazione tanto a lungo che la durata del film viene percepita eccessiva. La brama sessuale e violenta del conte nei confronti della giovane è necessità di esistenza carnale e, allegoricamente, presenta un’emancipazione della donna che, a sua volta, arde del desiderio che per l’epoca in realtà doveva essere represso, poiché disdicevole. Orlok con la sua figura ancestrale rappresenta il male puro, amplificando il conflitto interiore di una giovane in odore di riscatto femminile. Al contempo, però, il tutto si cristallizza in un contesto registico tanto eccellente ma poco empatico, e la passione tracima in un freddo esercizio di stile.

Sul fronte delle interpretazioni merita una menzione sicuramente Nicholas Hoult, reduce dalla commedia horror sempre in tema vampiresco del Renfield di Chris McKay e dallo straordinario film di Clint Eastwood Giurato numero 2. Anche Lily-Rose Depp non delude nella parte di Hellen, fornendo la sua migliore interpretazione e riuscendo a donare quelle sfumature che il suo personaggio anticonformista esprime. In definitiva Nosferatu è un film visivamente meraviglioso quanto inutile, poiché si ha la sensazione che non abbia espresso il suo potenziale, perché, pur restando un esempio di buon cinema in fatto di gusto estetico e tecnico, non appaga dal punto di vista emozionale. La pellicola di F.W. Murnau rimane inarrivabile, uno dei maggiori capolavori in assoluto, in particolare del cinema horror e dell’espressionismo tedesco.


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