Il capolavoro di Tobe Hooper Non aprite quella porta compie cinquant’anni e torna ad essere proiettato nei cinema come evento speciale solo il 23, 24 e 25 Settembre 2024 in 4K nella versione originale sottotitolata in italiano.
Iniziativa che propone un’esperienza unica, amplificata dalle nuove tecnologie. L’impatto visivo è assoluto grazie appunto al 4K, luci e ombre si distinguono in una profondità di campo che regala un’immersione assoluta con quanto si sta vedendo sullo schermo.
Non aprite quella porta è il lungometraggio considerato fondamentale non solo per l’horror, ma è anche una delle pellicole imprescindibili della storia del cinema. Per quanto riguarda il genere è da considerare come opera seminale che nel corso degli anni ha ispirato tantissimi film. Per fare solo alcuni esempi, si possono citare cronologicamente Le colline hanno gli occhi di Wes Craven, del 1977, La casa dei mille corpi di Rob Zombie, del 2003, e X – A sexy horror story di Ti West del 2022.
La pellicola travolge lo spettatore in sala con un muro sonoro davvero devastante, la regia fa il resto fornendoci una sensazione claustrofobica che con il suo carico di follia paralizza dal terrore. L’immedesimazione con i cinque ragazzi che sono diretti a Newt in Texas, dove qualcuno ha realizzato delle sculture infernali lungo un cimitero amputando arti e teste dei defunti, è totale.
I giovani, a bordo di un furgoncino, proseguono verso una casa abbandonata in cui due di essi, fratello e sorella, trascorrevano le vacanze estive da bambini. Franklin, paralizzato dalla vita in giù, interpretato da Paul A. Partain, e Sally, incarnata da Marilyn Burns, ripercorrono con i loro amici gli interni marciti dell’antica casa d’infanzia. Nel frattempo Kirk, che ha il volto di William Vail, e Pam, portata in scena da Teri McMinn, decidono di recarsi al vicino ruscello per fare un bagno, ma lo trovano letteralmente prosciugato.
Attratti da un assordante rumore di pompe di un generatore si dirigono verso una villetta vicina. Jerry, ovvero Allen Danziger, non vedendo tornare i suoi amici, a sua volta incappa in quella sinistra abitazione dove una famiglia di macellai, i Sawyer, approfitta dei malcapitati per alimentare il proprio mattatoio con carne umana. Rimasti soli nella notte, Franklin e Sally si mettono in cammino per ritrovare i compagni di viaggio.
Non aprite quella porta conserva quel fascino polveroso del Texas rurale, quella patina di grasso che lo sporco della casa dei Sawyer, intrisa di ossa, carne e liquami umani putrefatti, si imprime con orrore nei volti inquietanti della famiglia di macellai. Su tutti spicca Faccia di cuoio, ovvero Leatherface, che indossa cucito sul volto il viso di una delle sue vittime. Il lungometraggio ha creato quindi una delle icone più inquietanti in senso assoluto del cinema horror: il gigante qui impersonato da Gunnar Hansen, che, con la faccia in pelle umana rammendata ad hoc, ha come utensile per tagliare i quarti di carne la motosega, entrata nell’immaginario collettivo quale arma. Il suono graffiante della stessa conferisce quel tasso di terrore aggiuntivo in una discesa libera verso il delirio assoluto.
Non aprite quella porta non dà tregua, il rumore è costante, urla di terrore e di dolore si fondono con quelle della follia dei Sawyer. E, quando sembra che sia concessa una tregua, c’è sempre il suono di una radio che attraverso le sue frequenze riporta la voce di uno speaker da un mondo ignaro dell’orrore che si sta consumando, amplificando però la sensazione di essere sprofondati nell’incubo. Un film che, nonostante siano passati cinquant’anni, riesce ancora ad essere disturbante, con la famiglia cannibale che rappresenta un’America lasciata ai margini e dimenticata, una critica sociale degli Stati Uniti dell’epoca in piena crisi anche per i postumi della guerra in Vietnam.
Un modello, quello statunitense, che se non fai parte del sistema produttivo imposto vieni tagliato fuori.Ll’allegoria con la location rurale lontana dalle metropoli è servita. Un’emarginazione sociale quella che vivono i Sawyer, la cui brutalità non è quindi fine a se stessa. Una sorta di rivalsa la loro, ma anche la perdita di ogni punto di riferimento. Si nutrono dunque delle carni dei ragazzi che rappresentano in qualità di studenti il futuro del sistema americano. Le loro gesta feroci sembrano anche poter valicare lo schermo, dimostrando come l’America sia diventata una società sempre più violenta.
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