Fulvio Wetzl è un regista, produttore cinematografico, sceneggiatore e montatore di origini spezzine. Oltre a ciò è un “curioso di professione” come si autodefinisce e di questa sua curiosità per l’arte e la vita si è giovata la sua filmografia che, pur non molto ampia in termini quantitativi, è sempre stata però estremamente originale e anche ambiziosa in termini qualitativi, ispirandosi, come egli stesso ha affermato, a Maestri fra loro molto diversi ma tutti accomunati da una grande e profonda professionalità: “Luigi Comencini, per l’ostinazione a perlustrare la sensibilità infantile, Truffaut per lo sguardo incantato ma non per questo meno profondo sul mondo, Resnais per la visione non euclidea, Hitchcock per l’etica e la profonda moralità del linguaggio della cinepresa”.
Se prima del 2000 la sua filmografia è costituita soprattutto da lungometraggi di finzione, dei quali i più famosi sono probabilmente Rorret (1988) e Prima la musica poi le parole (1998), dal nuovo millennio una serie di circostanze produttive e tecnologiche (non ultimo l’arrivo del digitale), lo ha indirizzato in particolare al cinema documentario.
Il fil rouge che lega alcuni fra suoi film più recenti appare ormai dunque incentrato sull’arte e sul processo creativo che porta alla realizzazione di un’opera e alla costruzione di una poetica. Così come accade, per esempio, nel film lungometraggio documentario Prima la trama, poi il fondo del 2010 (con la co-regia di Laura Bagnoli), incentrato sulla pittrice milanese di origine austriaca Renata Pfeiffer, ancora in piena attività ad 82 anni; in Rubando Bellezza, (insignito della Menzione Speciale ai Nastri d’Argento) sull’universo poetico della famiglia Bertolucci, partendo da un’indagine analitica su quanto della sensibilità del padre Attilio, uno dei più grandi poeti del ‘900, sia confluita nella creatività dei due figli registi, Bernardo e Giuseppe Bertolucci; in A matita? Omar Galliani riconosciuto dal MiBACT (Ministero per i beni culturali e le attività culturali e per il turismo) film d’Essai. Il docufilm ha avuto origine proprio alla Spezia, dove il regista, appena ritornato nella sua città, ebbe modo di vedere la grande mostra A Oriente di Omar Galliani.
Ecco la videointervista
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