Antonio Bido, nato a Padova nel 1949, si è interessato fin da
giovanissimo al cinema, girando in pellicola 8mm a soli 13 anni
Le avventure di Tom Sawyer.
Ha compiuto gli studi classici e si è laureato in lettere e filosofia
all’Università di Padova con una tesi sul cinema italiano,
ottenendo il massimo dei voti e la lode.
Nel periodo universitario ha realizzato diversi “corti” dove ha
sperimentato l’uso di tecniche e linguaggi nuovi unendo l’arte
cinetica a quella cinematografica, come nei videoclip ante
litteram Moto Perpetuo e Capricci premiati a numerosi
festival. Sempre nel periodo universitario Bido ha realizzato due
lungometraggi sperimentali: Dimensioni (1970) e Alieno da
(1971) di cui firma regia, sceneggiatura, fotografia e montaggio. I
film hanno riscosso numerosi premi nei festival specializzati
nazionali e internazionali.
Nel 1972 ha collaborato con il regista Giuseppe Ferrara (del
quale è stato aiuto regista nel film Faccia di spia) nella
realizzazione di diversi documentari tra cui La città del
malessere che ha vinto il Nastro d’argento.
In 40 anni di attività cinematografica ha realizzato, oltre ai
film, numerosissimi documentari (un centinaio) , pubblicità e
videoclip e oggi è ricordato soprattutto grazie ai due thriller
Solamente Nero (1978) e Il Gatto dagli Occhi di Giada (1977), che sono diventati dei cult in quasi tutto il mondo.
Tra il 1984 e il 1991 ha firmato altri tre lungometraggi:
Barcamenandoci, Mak π 100, Blue Tornado.
Nel 2020 ha deciso di raccontare questa vita “intrisa” di cinema
in tutte le sue forme con un’autobiografia filmata e autodiretta
dal titolo I miei Sogni in Pellicola, che è stata
invitata al “40° Torino Film Festival”,
Il film Funérailles, del 2023, rappresenta in fondo il
coronamento di quei “sogni in pellicola” e un ritorno, per certi
versi, al linguaggio sperimentale degli esordi.
Ecco la videointervista
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