E’ da poco uscito il disco “Webinar” dei Mobili Trignani ed è la seconda volta che ci incontriamo. Questo è il vostro terzo capitolo che si contraddistingue per i testi ironici, mai banali e che vi pongono tra l’indie e il cantautorato classico. Voi come vi considerate a tal proposito?
Come indicava il nome del disco precedente, il nostro genere è un PopArticolare, pieno di giochi e sfumature. Dentro ci sono le nostre influenze, i nostri ascolti, le nostre esperienze ed i punti di vista personali in merito a ciò che ci circonda.
Siete un duo, ma si sentono tanti strumenti dentro i brani, fate tutto da voi?
Nei brani suoniamo e produciamo ogni cosa con l’obiettivo di rendere riproducibile ogni brano anche dal vivo, preservandone gli arrangiamenti. Batterie, synth, chitarre, voci e cori, bassi ed effetti sono suonati ed eseguiti da entrambi.
L’ascolto dell’album fa immaginare storie che possono essere vere, o immaginate come se fossero vere, quanto c’è di reale nelle storie che raccontate?
Nei nostri brani condensiamo quelli che sono i nostri pensieri, i nostri sogni e le nostre storie di vita, al massimo del loro realismo e sincerità, mettendoci a nudo completamente, un po’ come si fa in una seduta psicologica. La copertina vuole ridare questo aspetto, per quanto sia una nostra prerogativa creativa. Anche nella storia inventata nel brano che dà il nome al disco abbiamo inserito una chiave di lettura nostra, personale, reale, quella di voler vivere la propria vita a modo proprio.
Dovendovi obbligatoriamente paragonare ad un paio di artisti italiani, chi sarebbero?
Pistola alla tempia ci piacerebbe paragonarci ai cantautori del passato come De André, alla creatività dei Beatles, all’essere un duo come Gaber o Jannacci (o forse i più recenti Colapesce e Di Martino), o se fossero già “famosi”, ai Mobili Trignani.
Supponiamo di vedere un vostro live: possiamo immaginarlo, o non ci aspettiamo quello che può accadere sul palco?
Il nostro concerto ha come fulcro le nostre canzoni, con la discriminante del nostro essere in ascolto del pubblico, delle orecchie e dei cuori ai quali ci troviamo a cantare i brani. È importante l’ascolto, come lo è lo scambio con gli ascoltatori. Succede spesso di stravolgere le nostre scalette e ci piace tanto rendere unico ogni concerto.
La vostra attività live è florida, parlano i dati concretizzati nel tempo. Preferite registrare i brani in studio o eseguirli dal vivo?
La nostra dimensione preferita è quella live, conoscere gente, suonare in nuovi posti e stringere amicizia con chi ha la voglia di aprirsi come facciamo noi sul palco. Abbiamo creato rapporti meravigliosi negli anni in tour, amici (non solo “fan”) che ci vogliono bene per i quali è sempre un piacere suonare dal vivo, o portare i nuovi brani appena scritti o incisi. La produzione in studio è eccitante e stimolante perché ci permette di sperimentare e fare i conti l’uno con l’altro su tanti piani, quello personale, ideologico, creativo. Insomma, ci piace confrontarci e scambiare punti di vista e idee in home studio o sul palco.
Qual è il palco più bello che avete calcato e quello che vorreste calcare in futuro?
Il palco più prestigioso è stato quello del teatro Lauro Rossi a Macerata per Musicultura, ma per quanto possa sembrare retorica, ogni palco ha il suo fascino a modo proprio, come potrebbe averlo quello del prossimo concerto!
Contatti e dove vi si può trovare
Ci si può trovare sul sito musicforce.it, su tutte le piattaforme di streaming come Spotify, YouTube, Apple e Amazon Music, su Facebook e Instagram per la parte social. Basta digitare su un qualsiasi motore di ricerca “Mobili Trignani” e si possono trovare tutte le informazioni sui nostri concerti, sui nostri spostamenti, sulla nostra discografia e per ascoltare la nostra musica, e chissà, magari, info sul vecchio negozio di mobili del nonno e del papà di Fabrizio. A chi non fa comodo una cucina con penisola?
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