Il caso di Michelle Comi, influencer e creator su piattaforme come OnlyFans, ha recentemente fatto scalpore dopo aver raccolto ben 12.700 euro in meno di 24 ore per finanziare un intervento di mastoplastica additiva. Utilizzando la piattaforma GoFundMe, Michelle ha chiesto apertamente ai suoi fan di contribuire al suo “progetto” per aumentare di una taglia il suo seno, definendosi scherzosamente la “sovrana” a cui i suoi “sudditi” potevano donare denaro per realizzare il suo desiderio. La raccolta fondi ha avuto un successo immediato, superando rapidamente la soglia di 15.000 euro prevista, grazie anche a contributi generosi come quello di un imprenditore che ha donato 3.000 euro​ (La Voce) ​(Men On Wheels).

Questa vicenda ha sollevato una serie di questioni sociali e culturali sul valore attribuito all’estetica e sull’uso del crowdfunding per finanziare interventi di chirurgia plastica, suscitando critiche e commenti polemici. Tra questi, spicca la voce della giornalista Selvaggia Lucarelli, che ha sottolineato come questa iniziativa sia l’ennesimo sintomo di una società che ha perso il contatto con i valori fondamentali, in cui la bellezza e la perfezione fisica vengono finanziate come se fossero diritti prioritari​ (La Voce).

L’episodio riflette una tendenza preoccupante: l’uso dei social media per promuovere non solo un’immagine di sé basata sull’apparenza, ma anche per monetizzare direttamente le proprie insicurezze e desideri estetici, trasformando i fan in finanziatori di scelte personali. In un’epoca in cui molte persone lottano per far fronte a bisogni essenziali, vedere una giovane influencer raccogliere migliaia di euro in così poco tempo per un intervento chirurgico solleva domande sullo stato attuale dei nostri valori sociali e culturali.

La chirurgia plastica, che una volta era una scelta privata e spesso stigmatizzata, è diventata una pratica comune e persino celebrata. Ma la decisione di Michelle Comi di rendere pubblico questo desiderio e di chiedere ai suoi follower di sostenerla finanziariamente apre un dibattito più ampio: è giusto normalizzare e promuovere tali raccolte fondi quando ci sono cause molto più pressanti che richiedono attenzione e risorse?

In definitiva, il caso di Michelle Comi ci pone di fronte a una realtà in cui il culto dell’apparenza e l’ossessione per il corpo perfetto vengono mescolati con una logica di intrattenimento e monetizzazione. Questo fenomeno non solo solleva interrogativi sul futuro dei valori estetici nella nostra società, ma anche su come vogliamo utilizzare i potenti strumenti dei social media e del crowdfunding: per sostenere cause realmente significative o per alimentare il narcisismo e le pressioni sociali sulla perfezione fisica?


Una risposta a “Michelle Comi: uno dei sintomi del Declino della Società Occidentale”

  1. Avatar Corinna
    Corinna

    Una parte di responsabilità è dovuta alla televisione Rai 3 che noi paghiamo per promuovere queste figure socialmente molto furbe. Ma totalmente robotizzate. I social possono fare quello che vogliono. Se la gente è stupida non un nostro problema. Ma che emittenti private e pubbliche x fare audience la pubblicizzino è davvero grave. Lei mi fa pena perché come molti giovani non hanno sentimenti e non sanno amare. Di chi è la colpa non lo so. Penso che un pugno di ferro oggi ci vorrebbe troppo buonismo ha creato mostri.

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