Dopo aver diretto Pearl, il prequel del suo X – A sexy horror story, Ti West chiude la trilogia attraverso MaXXXine. Un terzo tassello che è la summa del metaforico sdoppiamento dell’attrice Mia Goth, qui nelle vesti di Maxine Minx dopo aver incarnato anche Pearl, una giovane, figlia di contadini di origine tedesca, che, nel Texas del 1918, era logorata dalla famelica voglia di emergere per diventare la nuova star americana nel mondo dello spettacolo. Disposta a qualunque sacrificio e in bilico tra malattia mentale e brutale divismo, poteva ricordare un’altra icona del passato, ovvero la Jane Hudson incarnata da Bette Davis nel capolavoro di Robert Aldrich Che fine ha fatto baby Jane?.
Maxine, invece, aveva esordito nel cinema porno pur di fare successivamente il grande salto e uscire dalla ghettizzazione dell’”altra Hollywood”, com’era definita molto bene in Boogie nights di Paul Thomas Anderson. Il film si svolge in pieni anni Ottanta e la protagonista, guidata dal suo spregiudicato agente incarnato da Giancarlo Esposito, prende parte ad un provino importante per far parte del cast di un nuovo horror movie. Maxine irride le rivali, è sfrontata e disposta a tutto. Qui Ti West concentra la sua attenzione meno sui monologhi e le pause rispetto a ciò che abbiamo visto in Pearl, lungometraggio che aveva evidenziato un taglio maggiormente autoriale al fine di virare in maniera decisa su un periodo storico fondamentale, segnato da numerosi cambiamenti, in cui anche la sicurezza e la tranquillità delle casette a schiera dell’America perbenista svanivano per sempre, in preda a terrificanti serial killer e virus mortali. L’universo di Maxine è fatto di amicizie che vivono al limite, e intorno a lei le persone muoiono forse per mano del night stalker, il mostro più terrificante che gli Stati Uniti ricordino dopo i fatti di Bel- Air e il figlio di Sam, tutto all’insegna del satanic panic.
Il lungometraggio ha un’impalcatura scenografica carica di suggestioni, ove gli anni Ottanta vengono rappresentati in maniera egregia, con negozi di videonoleggio che erano il tempio di appassionati in cerca di VHS horror. Affascinanti anche gli omaggi a pellicole che hanno fatto la storia, come, per esempio, Psycho. Il cinema dell’orrore è l’ideale per Maxine per spiccare il volo con il film The Puritan 2, dal quale abbiamo un backstage molto metacinematografico. Elizabeth Debicki impersona una regista donna nel mondo della celluloide orrorifica ed è molto nella parte. Sullo schermo Ti West riporta anche lo splatter più politicamente scorretto, strizzando l’occhio ad un’epoca libera in cui la creatività non conosceva confini né restrizioni. MaXXXine sovrappone la caccia al night stalker e l’industria del cinema americano che fabbrica le star, ovvero due mostruosità che sono il rovescio della stessa medaglia, in un finale che è il concentrato di un’opera all’apparenza confusionaria, che viaggia a ritmi veloci, esattamente come l’epoca in cui è contestualizzato.
Vivere e morire a Los Angeles si potrebbe dire, solo per citare l’emblematico titolo della pellicola di William Friedkin del 1985. Ti West mescola thriller e horror e crea un emulatore del night stalker, un folle che compie delitti orrendi ma che vorrebbe girare un lungometraggio sul lato oscuro di Hollywood, mentre la nostra eroina si immagina di fermarlo, creando uno snodo narrativo molto interessante in cui c’entra anche un trasandato investigatore privato: John Labat, portato in scena da un iconico Kevin Bacon. Il film esplora inoltre vette pregne di suggestioni e collegamenti tra la protagonista e suo padre, che già riecheggiavano nel primo capitolo. Insomma, una miscela perfetta di atmosfere glamour anni Ottanta che, con le sue venature d’orrore, rievoca un’epoca d’oro. Il tutto amplificato da una colonna sonora che regala vibes da brividi, sulle note dei Frankie Goes To Hollywood (e non solo).
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