MamaBaba è un’artista coraggiosa, schietta, determinata e sincera. Una cantautrice che sa mettersi in gioco, ma che sa anche farsi valere attraverso la sua arte. Artista a tutto tondo, capace di affrontare con grazia e competenza, suoni, stili e mondi musicali apparentemente differenti tra loro.
Sguardo ad Oriente, il suo ultimo album, ed è la dimostrazione di come sonorità diverse, possano raccontare una storia intima, personale e autentica. La fusione tra suoni orientali e parole nostrane, creano in questo album un qualcosa di unico, utile a vivere un percorso evolutivo fatto di ansie, paure e malinconie, ma anche speranza, resilienza e forza. Uno sguardo al domani, partendo da quello che era ieri.
Con questo album, MamaBaba ci insegna che non è mai finita e che la vita ci può riservare sempre una seconda possibilità se ci crediamo realmente; che non bisogna mai fermarsi e se c’è un sogno da realizzare, bisogna provarci fino in fondo.
Sguardo ad Oriente è un album che comprende tanti suoni e filosofie musicali anche diverse tra loro. È la dimostrazione che sì può ancora osare nella musica?
È quello che ho provato a fare con quest’album. Spesso, molti musicisti si nascondono dietro sonorità che conoscono bene per andare sul sicuro con il proprio pubblico. A me invece piace osare e sperimentare. Con Sguardo ad Oriente ho avuto la possibilità di giocare con sonorità differenti e mischiare generi lontani tra loro. È stato un bel modo per fare musica e per far vedere che si può restare se stessi osando anche un po’.
Uscire dalla propria comfort zone, anche come strumento di libertà per la tua carriera e della tua musica…
Secondo me è essenziale uscire per aprirsi al mondo. Solo così puoi approcciarti alla musica con la giusta determinazione. Questo l’ho capito circa un paio d’anni fa, quando da semplice cantante, ho deciso di studiare per avere una maggior considerazione nell’ambiente. Studiare mi ha portato a leggere la musica, ma anche a scriverla. È stata una forma di rivalsa per me; uscire dalla comfort zone mi ha migliorato e oggi non sono più considerata solamente una cantante.
Un processo anche per capire quale possa essere la giusta direzione…
Certamente! Sperimentare nuove sonorità e andare incontro a culture e tradizioni musicali lontane da quelle nostrane, sono utili a capire cosa può piacere e cosa un cantante possa cantare e cosa no. Osare, studiare e uscire dalla propria comfort zone, è un esercizio utile per capire il proprio percorso artistico e per ampliare le proprie vedute. Altrimenti, il rischio è di ripetersi e alla lunga può diventare controproducente.
Come mai nel mercato discografico di oggi si rischia poco? È secondo te una necessità artistica o una volontà nel percorrere la strada con meno ostacoli?
Non credo che manchi un qualcosa, ma penso che quando un artista trova una sonorità che piace al pubblico, lasciarla è complicata. Il mondo della musica non è facile e spesso ci si ricicla per rimanere a galla. Nel mercato, è difficile arrivare, ma più difficile restare ed è per questo che non si osa. Secondo me quindi, è intelligente sfruttare fino alla fine quelle sonorità che piacciono alle persone. Il problema, è trovare un qualcosa di nuovo che possa piacere al pubblico una volta che quelle sonorità passano di moda. Il lato complicato sta quindi nel dover sperimentare dopo.
In Sguardo ad Oriente tu hai osato con sonorità che non tutti conoscevano. Lo scopo di un artista secondo te è anche quello di educare gli ascoltatori?
Secondo me sì! L’artista ha il dovere di far conoscere anche nuove sonorità. Il pubblico però non deve essere educato, ma deve essere accompagnato a scoprire un qualcosa di nuovo. L’abilità di un cantante o un musicista, è quindi di studiare e saper poi portare quel qualcosa di diverso. Certo, in un mercato veloce come quello attuale, è complicato avere il tempo per proporre un qualcosa di innovativo, ma sta anche nella libertà dell’artista riuscire ad arrivare con delle novità.
Libertà artistica che invece è presente in Sguardo ad Oriente, ma cosa ti ha portato a realizzare questo album?
La forza di questo album, oltre alle melodie e alla sonorità, sono le parole. Le storie che racconto sono forti, vissute e raccontate bene. Smuovono l’anima. Il mio obiettivo era di unire questa mia voglia di raccontarmi, con una ricerca musicale che non avevo ancora provato. La melodia cinese mi è capitata per sbaglio, ma è stata utile per esprimere me stessa. Si è aperto un mondo in me.
Sguardo ad Oriente oltre che libero, è anche un album emozionante. Ti aspettavi di riuscire ad entrare così dentro alle persone?
Ci speravo! Unire quel tipo di melodia, con dei testi così intimi è stato per me un qualcosa di speciale e improvviso. La cosa bella, è che le persone si sono emozionate all’ascolto. Con Sguardo ad Oriente infatti, c’è sempre qualcuno che piange per l’emozione. Tuttavia, essere capita e arrivare alle persone, è la mia vittoria più grande.
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