Luca Musk, nome d’arte di Luca Muscio, è un artista italiano che ha recentemente inaugurato la mostra “Bloody Movies” presso lo Spazio Scena della Regione Lazio. La mostra, aperta dal 27 novembre, proseguirà nelle prossime settimane presso lo Studio Luca Musk Art in via della Fisica 37 a Roma.
Nella foto sopra Luca Musk e Brando De Sica (Fantafestival 44)
Per approfondire il suo percorso artistico e le sue opere, siamo andati ad intervistarlo.
D. Come è iniziato il tuo percorso nel mondo dell’arte?
R. Ho studiato all’Accademia di belle arti di Roma e mi sono diplomato in scenografia; nel frattempo, ho conseguito un diploma di specializzazione presso la Scuola internazionale di Comics a Roma; mi sono formato presso lo studio di cartellonismo di Sandro Simeoni e ho approfondito le mie conoscenze legate al Mondo della scenografia grazie ai cori professionali organizzati dall’Associazione scenografi e costumisti in Cinecittà.
D. Quali sono state le principali influenze che hanno plasmato il tuo stile?
R. Gli studi artistici legati all’espressionismo, al simbolismo e al surrealismo.
Accanto alla mia conoscenza tecnico-stilistica del fumetto. In particolare, il gotico del fumettista bonelliano Corrado Roi e le illustrazioni graphic novel di Frank Miller.
D. Qual è il concept alla base di Bloody Movies?
R. Una retrospettiva inaugurata il 6 maggio scorso e dedicata ai cinque maestri italiani del brivido che hanno reso il cinema di genere un cinema autoriale, iniziata con la retrospettiva su Dario Argento, che si è poi ampliata rivolgendo lo sguardo ad altri grandi cineasti a lui in ogni caso collegati. Mi riferisco in particolare a Mario Bava, a Lucio Fulci, a Pupi Avati e a Michele Soavi (che di Argento è stato peraltro allievo).
D. Come è nata l’idea di dedicare una mostra al cinema horror?
R. Per interesse e gusto personale, e anche perché per quanto mi riguarda il cinema horror trasmette emozioni forti e uniche.
D. C’è un’opera in particolare che consideri il cuore della mostra?
R. Penso che senz’altro la scenografia del quartiere Coppedè di piazza Mincio a Roma scelta da Dario Argento per girare un esterno del film Inferno sia quella più rappresentativa del mio stile che è una sorta di richiamo simbolico-realista
D. Collaborazioni e progetti precedenti. Hai collaborato con altri artisti o fotografi in passato?
R. Sì, abbiamo avuto la disponibilità dell’archivio fotografico ACM Cattarinich, curato da Maurizio Presutti, legato in particolare alle produzioni dei concept del film Dellamorte Dellamore di Michele Soavi che, in occasione del trentennale dall’uscita del film, è stato selezionato dagli organizzatori del Fantafestival 44, presso lo storico Spazio Scena della Regione Lazio, che racchiude l’essenza ed è il simulacro di un’importante memoria storica (negli anni ’60 vi si annidava uno dei cineclub più importanti di Roma, il FilmStudio).
D. Puoi raccontarci la tua esperienza con Franco Bellomo per la mostra Dario Argento Reloaded?
R. Certamente. La collaborazione con il Maestro Franco Bellomo nasce da un’amicizia con Daniele Luxardo, cugino di Dario Argento, con il quale abbiamo progettato questa retrospettiva circa un anno fa, grazie anche alla possibilità concessami di illustrare i primi video e immagini del progetto al maestro del brivido in persona.
Successivamente, ho incontrato Franco Bellomo e gli ho chiesto di fornirmi le copie delle foto originali mostrate presso il Museo del Cinema di Torino, che mi sono servite come documentazione originale per la realizzazione di numerosi storyboard, illustrazioni e scenografie dedicate alle opere di Dario Argento.
D. Quali attività svolgi presso il tuo studio Luca Musk Art?
R. Nello studio progettiamo e allestiamo mostre anche assieme al nostro curatore Plino Perilli, affiancato da tributi di Giovanni Gifuni e Roberto Lasagna, con lo scopo di divulgare la cultura cinematografica attraverso le arti visive.
Lo studio Luca Musk Art si occupa di progettazione eventi cinema, storyboards, allestimenti scenografici, art commission, allestimenti di mostre, progettazione grafica, movie concept art e fine art print su richiesta.
Spesso l’attività è svolta con una suddivisione di ruoli: si parte dalla scelta delle immagini concept che vengono studiate insieme con il curatore Perilli; successivamente Larosa Purpurea, disegnatrice e illustratrice, sviluppa la prima stesura a matita e una prima impronta grafica; infine, il processo è ultimato dalle elaborazioni sia in analogico sia in digitale che realizza Luca Musk.
D. Come scegli le opere da esporre nei tuoi spazi?
R. Mi confronto col mio curatore e cerchiamo di privilegiare esiti felici legati in primis alla sintesi cromatica: tutto ciò riferito ovviamente alle scene clou dei film.
D. Futuri progetti. Hai in programma nuove mostre o collaborazioni?
R. Sicuramente, dopo aver avuto il privilegio di ospitare presso il mio studio i grandi cineasti Pupi e Antonio Avati, grazie anche all’apporto documentale di Giovanni Gifuni, nonché al contributo saggistico del mio curatore Plinio Perilli, sulla genesi del capolavoro La casa delle finestre che ridono, mi sto dedicando a un progetto artistico che si focalizza sulle atmosfere gotiche horror dagli esordi fino all’ultimo impegno narrativo e poi cinematografico L’Orto Americano.
D. Quali temi o soggetti vorresti esplorare nelle tue prossime opere?
R. Sono affascinato dal magma incandescente, lento e silenzioso dell’inconscio, che guida occulto la nostra vita interiore; mi piace restituirlo mediante una rappresentazione il più possibile estemporanea, senza troppi filtri, così che possa scorrere liberamente e rivelarsi nella maniera più autentica; quindi, lontana dagli stereotipi non soltanto sociali o culturali ma finanche artistici.
D. Missione dell’arte contemporanea. Come vedi l’evoluzione dell’arte contemporanea in Italia.
R. Potenzialmente mi sento ottimista, purché mode e sentimento di affettazione superficiale non prendano il sopravvento. L’uomo postmoderno non può fare a meno di inventarsi e giocarsi quotidianamente la propria identità. Non può sfuggire dalle mode, non può sfuggire dalla superficialità imperante che spesso sostanzia la sua quotidianità; o si illude di poterlo fare, oppure prende coscienza in maniera profonda della realtà in cui è immerso e da cui è pervaso. Soltanto attraverso questa autoconsapevolezza può rimettersi onestamente in gioco, senza nascondersi e senza ipocrisie di sorta.
D. Secondo te qual è il ruolo dell’arte nel dialogo con il cinema e altre forme espressive?
R. Quanto ho detto poc’anzi, già rispondeva senza volerlo a questa successiva domanda. Se vogliamo fare una sintesi, possiamo dire che l’Arte è un viatico, una possibile apertura, un percorso che coinvolge (e a volte sconvolge persino) globalmente, che non fa sconti ma può contribuire in maniera decisiva alla propria e altrui realizzazione e alla condivisione di questa preziosa esperienza.
D. Interazione con il pubblico. Che tipo di feedback hai ricevuto dalle tue mostre?
R. Come nella migliore delle aspettative, le mie ultime due mostre hanno avuto l’onore e la soddisfazione di essere apprezzate da diverse generazioni; i più maturi hanno ritrovato le radici forti e concrete delle sinestesie espressive tra arte, cinema, letteratura e mondo delle immagini; mentre i più giovani hanno colto un aggancio visivo rispondente al loro più attuale mondo dell’immaginario; a ben riflettere, ho potuto vedere come un trait d’union proprio il mondo del fumetto e il suo linguaggio. Mentre registi e addetti ai lavori si sono rispecchiati in quel mondo visionario e immaginifico ormai in via di estinzione.
D. Come percepisci l’interazione tra le tue opere e chi le osserva?
R. I fruitori dei miei lavori, gli aficionados respirano le atmosfere dei film che rappresento e in particolare le suggestioni che creo e che libero attraverso i miei colori e le monocromie gotiche ,che realizzo con l’acquerello o con gli sfumati, resi mediante l’utilizzo di programmi digitali.
D. Quali consigli daresti a chi vuole intraprendere una carriera artistica?
R. Seguire le proprie aspirazioni, e dedicarsi a realizzare a costruire i propri sogni, a lavorarci sopra con la mente, con l’anima e con il fare.
D. Quali sono le sfide principali che un giovane artista deve affrontare oggi?
R. Scegliere quali siano gli strumenti necessari a esprimere se stessi, e sapersi orientare e saper usare sia i mezzi tradizionali sia le tecnologie del digitale e le nuove estetiche.
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