Leonardo Rosi, classe 2000, è una figura eclettica e fuori dagli schemi: a soli 25 anni si è già fatto strada come reporter, videomaker e autore, collaborando con realtà come Byoblu e L’Indipendente, e conquistando il web con un video virale sui dazi di Trump. Con un approccio diretto e un’innata curiosità, Leonardo si definisce un “diverso” che rifugge le etichette tradizionali di giornalista e intellettuale, preferendo scavare nelle dinamiche del potere e dell’informazione alternativa. In questa intervista esclusiva per Mondospettacolo, ci racconta il suo percorso, le sue passioni e la sua visione del mondo, tra geopolitica, creatività e un pizzico di provocazione. Preparatevi a scoprire una mente giovane ma già capace di lasciare il segno.


Leonardo, benvenuto su Mondospettacolo! A soli 25 anni sei già reporter, videomaker e autore di libri. Come ti presenteresti al nostro pubblico in poche parole?

Direi che sono un curioso, e per far coincidere questa mia fame di colmare le classiche domande esistenziali che ti vengono da bambino mi sono ritagliato la classica etichetta del molto libero e poco professionista. Ho scelto di fare attività giornalistica e culturale. Anche se sono due parole che non amo molto. Il giornalista nell’immaginario collettivo è quello che ripete le parole del potere, chi fa cultura è chi ripete le parole del potere con una nota di colore e qualcue pernacchia. Se l’intento è essere antitetico al potere forse bisognerebbe ridefinirsi con neologismi.

Com’è nata la tua passione per il giornalismo e la produzione video? C’è stato un momento o un evento che ti ha spinto a intraprendere questa strada?

Ci sono stati sicuramente degli eventi che mi hanno chiarito alcune dinamiche, e quindi poi di conseguenza anche la missione che uno deve perseguire. Mi sento un fortunato non mi vergogno a dirlo, e sicuramente gran parte della mia fortuna sta nell’aver trovato da subito la mia strada.

Non credo di essere l’unico fautore di questo, l’ambiente fa molto, la mia città ed il clan famigliare direi che sono stati determinanti. In realtà mi sono distaccato leggermente dai miei nonni che erano fumettisti ai miei genitori che sono musicisti. Io oramai dico che faccio il giornalista anche se so che è solo una copertura da dire a chi aggrotta le sopracciglia quando snasa che sono un diverso (da loro).

Lavori con testate come Byoblu e L’Indipendente, due realtà note per il loro approccio alternativo all’informazione. Cosa ti ha attirato di questi progetti?

Con Byoblu faccio il cameraman. Con l’indipendente faccio dei video per i loro social. È molto gratificante riesco ad entrare in contatto con tante persone che hanno da raccontare veramente qualcosa di alternativo. Ho conosciuto attraverso la controinformazione persone che mi hanno chiarito dei dubbi sul funzionamento del pianeta, alcuni forse anche dell’universo. La produzione e la consumazione dell’opinione, della sovrastruttura in generale per me è centrale, quindi essere magnetizzato da dei grandi centri dove c’è smercio di questo bene mi sembrava indispensabile.

Il video virale sui dazi di Trump

Parliamo del tuo video diventato virale in cui spieghi i dazi di Trump. Come è nata l’idea di realizzarlo e cosa ti ha ispirato a trattare questo tema?

Le accademie sono istituzioni di potere, e i professori che fanno strada nelle università (non tutti ci mancherebbe) e imprimono poi le menti degli studenti sono persone che hanno una visione che guarda caso giustifica il potere costituito. Ma l’economia è opinione, è un’arte. Anche la scienza è un’arte. Dimostrare questo è molto semplice. Non esiste una singola affermazione su una qualunque cosa che trova d’accordo tutti. Anche a parità di titoli, di lauree, di premiazioni e riconoscimenti. Come la metti la metti trovi sempre qualcuno che dice l’esatto opposto di un altro.

Sui dazi ho solo riportato la versione che non si sente su rotocalchi o televisioni.

Chi parla di Trump come un pazzo scatenato, o chi ne parla come la solita solfa che abbiamo visto negli ultimi vent’anni a mio avviso è o colluso o peggio, ignorante.

Trump con il suo fare da destra più becera e menefreghista ha riportato il primato della politica sulla finanza speculativa che secondo la legge universale della curva bifasica negli ultimi anni aveva veramente uno strapotere sul pianeta. Trump sta semplicemente riabbassando la china di questa conquista territoriale che poi è anche di consenso e finanziaria. La piramide di potere a lui contrapposta sta veramente sbattendo i piedi. Vedremo se riuscirà ad equilibrare veramente o se stavolta una pallottola lo colpirà per davvero.

Nel video hai un approccio chiaro e diretto. Qual è stata la tua strategia per rendere un argomento complesso come i dazi comprensibile a un pubblico ampio?

Per rendere una cosa complessa chiara bisogna inevitabilmente banalizzare. Ma a me non dà fastidio non sono un accademico. Sono convinto che possa offendere solo gli accademici che tanto sono avvezzi e trastullarsi nel dettaglio parlando solo con una ristretta Elite che a volte finge anche di capirsi. Io ho la presunzione di voler parlare a tante persone, sono un fervente credente nel buon senso e nell’intelligenza popolare.

Il video ha avuto un successo enorme online. Ti aspettavi questa reazione? Come hai vissuto l’ondata di attenzione che ne è seguita?

Nell’era dell’infosfera digitale bisogna conoscere le regole del gioco. Gancio forte, contenuto divisivo provoca inevitabilmente attenzione. Finché forze superiori mi lasciano giocare io ci sguazzo. Con questa tecnica sono entrato in contatto fisicamente con molte persone che mi sarei sognato di conoscere. Solo grazie al fatto che ho avuto il coraggio di espormi e dire ciò che penso.

Hai ricevuto critiche o commenti particolari sul video? Come hai gestito il feedback, positivo o negativo?

Mi diverto molto leggere i commenti. È interessante come il pianeta sembra che si strutturi sul logiche di branco. La maggior parte degli insulti che sono arrivati sul video dei dazi ad esempio è di tutta gente con foto profilo con occhialetti rotondi e lente blu, gilet Patagonia e orologio con cinturino d’acciaio. Guardacaso sono andati a fare economia e commercio o qualche altro indirizzo di laurea anglofono in una qualche università.

Che dire diamo tempo al tempo. Magari hanno ragione loro chissà. È interessante notare che però mentre io riconosco di essere un dubbioso cronico. Chi commenta insultando ha sempre una sicurezza ferrea sui meccanismi del pianeta. Questa immedesimazione nel personaggio che si sono costruiti mi ha sempre intrigato anche se oramai inizio a trovarla un po’ noiosetta.

Pensi che i dazi di Trump avranno un impatto significativo sull’Italia e sull’Europa? Qual è la tua opinione personale al di là del video?

Da quello che ho visto il globalismo e la finanziarizzazione del pianeta è un qualcosa che ha, oltre ad aver ucciso milioni, annichilito le gioventù occidentali. I miei coetanei sono nichilisti, pensano che un bambino sia come un cancro o un virus per il pianeta. Molti sono misantropi e auspicano all’estinzione dell’umanità non rendendosi conto che potrebbero benissimo cominciare da loro buttandosi dal balcone o attaccandosi alla canna del gas. Evidentemente non si rendono conto che loro fanno parte dell’umanità, e che l’auspicio all’estinzione non è altro che un auspicio che gli altri muoiano e che loro rimangano in vita. Io sono un amante dell’umanità. Spero che un sistema politico che elimini la visione mercantile dell’essere umano come unica possibile possa essere una cura a questa allucinazione collettiva. Purtroppo è vero, non abbiamo una classe politica che pensa ai nostri interessi e quindi forse soffriremo. Trump è stato eletto per proteggere gli interessi degli americani e sta facendo esattamente quello. Se noi avessimo un nostro Trump probabilmente si prenderebbero misure a difesa degli interessi degli italiani. Non sono un fatalista, come le cose sono cambiate radicalmente oltre oceano potrebbero cambiare anche qua.

Il lavoro come videomaker e reporter

Essere un videomaker richiede creatività e tecnica. Qual è il tuo processo creativo quando realizzi un contenuto, dal concept alla pubblicazione?

La mente è come l’intestino. Va cibata di cose buone. un big Mac sicuramente è più succulento di una minestra con le patate ma allenarsi alla noia a lungo termine credo paghi. Faccio lo stesso con la mia mente. Mi sono allenato a mangiare cose buone. Conferenze, saggi filosofici, lunghe chiacchiere con esseri umani folli. Poi mentre guido sul raccordo o poco prima di andare a dormire emergono dei pattern. Da quel momento in poi bisogna solo mettere il pudore da parte e fare un po’ il giullare di corte.

Hai collaborato con Byoblu, una piattaforma che spesso dà spazio a voci fuori dal coro. Come concili il rigore giornalistico con la necessità di catturare l’attenzione del pubblico?

Ma non c’è nulla da conciliare il giornalismo serio genera attenzione. Gli esseri umani hanno fame di cose sostanziose. A forza di mangiare minestra di patate quando vedi che ti fa bene, al Big Mac neanche ci pensi più.

Sull’attenzione vorrei dire solo che è la valuta più importante che sia mai stata generata dall’umanità. È sempre stato così. I libri di storia narrano che l’attenzione una volta la si otteneva con la violenza fisica, io non sono tanto convinto di questa versione dei fatti. Citando George Santayana: “La storia è un mucchio di bugie su eventi che non sono mai accaduti, raccontate da persone che non c’erano.” Quindi chissà magari il mondo più violento che abbiamo mai visto come umanità lo stiamo vivendo proprio adesso. Fatto sta che con la violenza o con la dialettica comunque l’attenzione è l’unica cosa che conta. Perché l’attenzione si trasforma in consenso. E qualunque cosa che tenti di catturare l’attenzione quindi che sia giornalismo o arte o scienza esiste solo se viene riconosciuta dagli altri.

Qual è il reportage o il video di cui vai più orgoglioso finora, e perché?

Ogni tanto mi riguardo un video che ho chiamato “le nostre vite silenziosamente” in realtà era un video che avevo indirizzato alle poche persone che mi seguivano prima che mi esplodesse il profilo Instagram. È una lettera aperta ai miei amici dove tento di trasformare quell’attenzione digitale in un’attenzione in presenza. Dopo quel video molte persone mi hanno scritto e ci siamo visti, alcuni non li vedevo da anni. Ogni tanto ci ritorno perché ad oggi penso sia la cosa più commovente che mi sia venuta in mente. E quel video è commovente solo perché ha ottenuto una risposta nell’altro.

I libri: “Uno sguardo dal fronte” e “Webracy”

Hai curato la biografia di Fulvio Grimaldi, “Uno sguardo dal fronte”. Cosa ti ha colpito di più della sua vita come inviato di guerra e come è stato lavorare a questo progetto?

Ero nelle manifestazioni contro le normative COVID e vedevo sempre questo signore che non ne mancava una. Lo conoscevo di vista perché era ospite fisso a Byoblu. Mi incuriosiva quindi dopo un breve intervista gli chiesi il numero e mesi dopo gli proposi di farmi raccontare la sua vita. Accettò senza problemi. Mi sono intrufolato per tre giorni e tre notti in casa sua ed è uscita un’intervista di 8 ore. Sapevo che era un personaggio particolare ma non osavo immaginare tanto. Fulvio mi ha insegnato molto.

“Webracy” di Glauco Benigni è un saggio filosofico sul controllo digitale. Quali temi di questo libro ti hanno appassionato di più e come si collegano al tuo lavoro di videomaker?

Webcracy invece è una raccolta di analisi del giornalista Glauco Benigni, un altro pilastro di conoscenza e visioni fatta da persona. Parla di come siamo finiti all’interno di questa infosfera, parte da un excursus storico fino a delle analisi filosofiche, sulla modifica delle dimensioni spazio/tempo con il digitale, di come il potere diventa potere oggi perché domina l’invisibile come gli atomi per le armi, i bits per la verità, e la genetica per i nostri corpi. Glauco è stato nella stanza dei bottoni, ha diverse cose da dire, fortuna che non si tira indietro!

Essere editore a 25 anni non è cosa da tutti. Quali sfide hai affrontato nel pubblicare questi libri e cosa ti ha spinto a farlo?

A 25 anni in Italia risulto ancora giovane. Ma tendo a misurarmi con i miei coetanei del sud globale che a 25 anni hanno già sette figli, una casa e magari vanno anche in guerra perché gli è toccato vivere in un posto destabilizzato da noi civiltà del bene e del giusto, per continuare ad essere buoni e giusti. In confronto a loro in fondo sono solo un traffichino nell’audiovisivo e nell’editoria. Sulle difficoltà sono sempre state inferiori rispetto alla soddisfazione di sentirsi dire che sono stato utile per qualcuno.

Riflessioni personali e futuro

Nel tuo lavoro tocchi temi complessi come geopolitica, controllo digitale e informazione alternativa. Qual è il messaggio che vuoi trasmettere al tuo pubblico?

Non fatevi fregare delle sicurezze, essere dubbiosi è uno stile di vita strepitoso. È come quando vai in barca, se accetti che ti fai cullare dalle onde è molto divertente. Se ti viene il voltastomaco mangia i cracker che ascougano i succhi gastrici. Ma scendere rimanere a terra non ti fa conoscere il mare. Dubbiosi dentro e fuori. Chi è dubbioso ha già perdonato i maniaci del controllo e se sei dubbioso l’ultima cosa che ti può venire in mente è di controllare le vite altrui.

Come vedi il ruolo dei giovani reporter e videomaker nell’era dei social media e della disinformazione?

I reporter e videomaker secondo me sono utili nel momento in cui smettono di credere che la disinformazione esista. Esiste solo l’informazione e la facoltà cognitiva del singolo. Credo nella piena responsabilizzazione di credere o meno a una qualunque cosa. Se qualcuno parla di disinformazione spesso è il potere stesso o chi lo scimmiotta nella speranza di avere in cambio una banana.

Progetti futuri: stai lavorando a nuovi video o libri? Puoi darci qualche anticipazione?

Vaticano! Da non battezzato mi ha sempre intrigato. È la struttura di potere più antica al mondo che ancora esiste e che abbiamo in casa. Ha tante cose da insegnarci. Alcune magari anche buone chissà.

Un’ultima domanda per i lettori di Mondospettacolo: se potessi scegliere un sogno da realizzare nel mondo dello spettacolo o del giornalismo, quale sarebbe?

Far votare alle persone a chi dovrebbero arrivare i finanziamenti della cultura dello spettacolo e del giornalismo nella nostra nazione. Abolirei le cabine di regia non elette direttamente. Chissà quanti bei film, libri, giornali, spettacoli!

E chissà magari la gente così tornerà di nuovo al cinema e nelle librerie! Scoprendo che l’analfabetismo funzionale, il menefreghismo culturale è solo un menefreghismo selettivo verso ciò che ha da ha da dire il potere. Avrei anche qualche idea da farmi finanziare, chissà se poi mi votano però. Vabbè ho cambiato idea, meglio farsi amico qualcuno del mibact, forse è più facile.


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