Chiamata “trilogia dell’alienazione”, oppure “trilogia esistenziale” o anche “trilogia dell’incomunicabilità”, quella a cui Michelangelo Antonioni diede inizio nel 1960 con L’avventura rappresentò a conti fatti una nuova esperienza filmica per il cinema italiano, immergendo la macchina da presa in un universo borghese che allora pulsava tra le esistenze proletarie del paese.
Il primo tassello di un trittico poi completato attraverso La notte e L’eclisse e che il cineasta ferrarese sfornò dopo essersi imposto grazie a titoli quali L’amore in città, I vinti e, soprattutto, Il grido.
Con protagonista Monica Vitti, musa ispiratrice del regista e che fu anche sua compagna di vita, L’avventura impone l’immaginario e la poesia di un occhio ancora unico nel nostro panorama, capace di affrontare la tematica della “incomunicabilità” come nessun altro ha saputo fare al cinema.
Con un cast comprendente anche i grandi Gabriele Ferzetti e Lea Massari, la storia è quella di un trio di amici appartenenti alla ricca borghesia, i quali si recano in gita alle Isole Eolie per puro divertimento insieme ad altri conoscenti. Sono Anna (Massari), il suo uomo Sandro (Ferzetti) e l’amica di lei Claudia (Vitti), affiatato gruppo che intende godersi una bellissima giornata di sole. Fino a quando Anna, durante una sosta sull’isolotto deserto chiamato Lisca Bianca, sparisce nel nulla, spaventando Claudia che Sandro, i quali la cercano in lungo e in largo, senza alcun risultato.
Il tempo passa e la donna è ormai totalmente svanita, tanto che gli stessi Sandro e Claudia intendono lasciarsi alle spalle il mistero e, con reciproca attrazione, instaurano una relazione sentimentale inaspettata… non priva però di determinate scelte di vita che lasciano una certa amarezza nell’esistenza di entrambi.
Con una splendida fotografia a cura di Aldo Scavarda e un accompagnamento musicale ammaliante firmato di Giovanni Fusco (a lui andò l’unico Nastro d’argento conquistato dal film), L’avventura è un lungometraggio che rivela un aspetto esistenziale della vita negli anni Sessanta uniformato ad immagini profonde e ad un uso del sonoro impeccabile. Il tutto con quell’estro registico di Antonioni che, col tempo, avrebbe lasciato un segno non indifferente nella Settima arte tricolore, riecheggiando per decenni grazie ad una filmografia tempestata di lunghi silenzi e sguardi impeccabili.
Elementi che qui vengono perfettamente esaltati dalla validità degli interpreti, dalla grande Vitti, immensa nelle sue espressioni emblematiche e profonde, marchio di fabbrica di un primo cinema antonioniano, al più che calibrato Ferzetti, fino ad una bravissima Massari.
Lodato al Festival di Cannes del 1960 con un premio della giuria, L’avventura viene riscoperto in blu-ray da Mustang Entertainment nella collana Grandi maestri del cinema italiano, con sezione extra occupata da cinque minuti di presentazione del giornalista Maurizio Porro, quattordici di documentario Ricordi su L’avventura e un trailer.
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