Premetto che, pur riconoscendone le indubbie qualità, non sono una grande estimatrice del cinema di Christopher Nolan, escluso Il Cavaliere Oscuro (2008). Premetto anche che non ho ancora visto il pluripremiato Oppenheimer (2023), ma, generalmente, trovo i suoi film un po’ troppo cervellotici: mi piace ragionare quando vedo un film, certamente, ma se devo stare attenta come fossi a scuola non riesco a godermi appieno quello che ho davanti. C’è infatti chi mi prende in giro sostenendo che io dorma a tutti i film di Nolan … ma non è così! Mi sono imbattuta per caso, e con un po’ di riluttanza, in un suo film che, confesso, non conoscevo, Insomnia, classe 2002, terzo lungometraggio del regista britannico. Attratta dal cast, che vede in gioco tre dei miei attori mainstream preferiti, Al Pacino, Hilary Swank ed il compianto Robin Williams, mi sono accinta quindi alla visione, e ho trovato sorprendentemente bellissimo, e molto lontano dalle cifre stilistiche oniriche del regista londinese, questo thriller di quasi due ore che scorre che è un piacere, e me lo sono davvero gustato fino all’ultimo frame, senza che mi si abbassasse mai la palpebra, sebbene il ritmo, come ci suggerisce un po’ anche il titolo, non sia sempre dei più frenetici!

Due detective di Los Angeles, Will Dormer e Hap Eckhart, vengono inviati in Alaska, a Nightmute, capitale mondiale della pesca degli halibut, per risolvere il caso di una diciassettenne uccisa brutalmente, Kay Connell. Accolti calorosamente dalla polizia locale, soprattutto dalla giovane detective Ellie Burr, che stima molto l’operato di Dormer, i due si metteranno subito al lavoro per smascherare l’omicida della ragazza. Ma, durante un appostamento in una zona particolarmente nebbiosa, Dormer uccide il suo collega Eckhart scambiandolo per l’assassino, che stavano per catturare ma che riesce a scappare. Da quel momento in avanti le cose si complicheranno, e nella storia principale se ne innesterà una secondaria, dove a condurre il gioco non sarà più la polizia, ma l’assassino stesso, entrato a conoscenza di alcuni segreti su Dormer che potrebbero letteralmente distruggergli carriera e reputazione. L’uomo si trova quindi ad un bivio, e, combattuto da paure recondite e sensi di colpa, smetterà di dormire, divenendo preda di un’insana insonnia che lo metterà a dura prova.

Remake piuttosto fedele di un film omonimo norvegese del 1997 diretto da Erik Skjoldbjærg, la pellicola di Nolan si basa su un soggetto di Skjoldbjærg e del romanziere e sceneggiatore norvegese Nikolaj Frobenius, entrambi autori della sceneggiatura dell’originale. Nel ruolo che nel 1997 fu rivestito dall’attore svedese Stellan Skarsgård Nolan mette nientemeno che Al Pacino, mentre in quello dell’antagonista troviamo il mai dimenticato Robin Williams, morto suicida nel 2014 dopo aver realizzato alcuni film che rimarranno per sempre nella storia del cinema, e che in quello stesso 2002 riveste i panni di un altro personaggio decisamente ambiguo in One Hour Photo di Mark Romanek. Nel ruolo della giovane detective Ellie troviamo poi una giovane Hilary Swank, non ancora trentenne, ma che già aveva vinto il suo primo Oscar per l’interpretazione del transgender Brandon Teena in Boys Don’t Cry di Kimberly Peirce del 1999. Qui un po’ all’ombra dei due colossi Pacino – Williams, la Swank saprà comunque mettersi in luce, soprattutto nel finale. Degno di nota, nei panni di Hap EckHart, l’attore americano Martin Donovan, che nel 2020 collaborerà ancora con Nolan nel suo Tenet.

Sebbene tacciato di buonismo rispetto all’originale, questo remake di Nolan sa comunque tenere sulla corda, e fin da subito ci introduce in un clima sordido che non fa prevedere nulla di buono. Intorno alla coppia di detective di Los Angeles aleggia un qualcosa di non limpido, un’atmosfera soffocante, che ci porta a pensare che qualcosa non vada, che non tutto sia bello e splendente come viene proposto. Pacino, ovviamente, è perfetto per la parte, quella di un detective osannato da tutti per l’alto numero di casi che ha risolto, ma che dietro il costume da supereroe nasconde delle grosse cicatrici difficili da cancellare. Complice il sole di mezzanotte dell’Artico, che fa filtrare sempre la luce nella sua camera da letto, Dormer comincerà a soffrire ogni giorno di più di una devastante insonnia, che lo porterà ad avere un rapporto distorto con la realtà e con gli oggetti che ha intorno, cominciando a carpire tutti i suoni come se fossero amplificati, ed entrando in una sorta di labirinto mentale che lo isola dal mondo che lo circonda, sebbene il suo ruolo lo obblighi a dover stare presente più possibile. E man mano che aumenteranno i suoi rapporti col killer, Walter Finch, che lo ricatta, la sua esacerbata situazione mentale peggiorerà sempre più, portandolo sull’orlo di un vero e proprio baratro, dal quale però sembra sempre tirarlo fuori, anche in extremis, uno strenuo istinto di sopravvivenza, primordiale e selvaggio.

Insomnia è senza dubbio un thriller, ma ci porta ad interrogarci sul concetto di bene e male, e su fino a che punto ci si può spingere nell’illecito cercando di fare invece ciò che è lecito. Il fine giustifica i mezzi, diceva un tempo Nicolò Machiavelli riferendosi al Principe che tanto ammirava, Cesare Borgia, ma tutti i mezzi possono essere giustificati da un nobile fine? Forse è proprio così, sembra suggerirci sul finale la bella Ellie Burr, e davanti a certe brutte azioni abbiamo il dovere morale di chiudere un occhio, se il fine è stato alto: Will Dormer è il suo “Principe”, e lei è pronta a perdonargli tutto perché si fida di lui, sa che lui è un uomo onesto ed un ottimo detective. Ma il messaggio che Nolan vuole darci parrebbe invece andare in senso contrario, e forse è per questo che il suo film è stato tacciato di buonismo rispetto al capostipite scandinavo. Il fine quasi mai giustifica un certo tipo di mezzi, e sembra accettarlo lo stesso Dormer. Un thriller coinvolgente al cardiopalma, un’intensa ed un po’ amara interpretazione di Williams, l’ennesima interpretazione perfetta di Pacino, una sceneggiatura solida e convincente, una fotografia glaciale che ben riproduce i freddi ma affascinanti paesaggi dell’Alaska, la regia elegante e ipnotica di Nolan: questo è Insomnia, un remake che, sebbene derivativo da un film decisamente notevole, vale comunque la pena di essere visto ed apprezzato per tutta la maestria e l’arte che porta in sé.

https://www.imdb.com/it/title/tt0278504


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