Michael Mohan dirige Immaculate – La prescelta, il cui svolgimento si sviluppa all’interno di un convento di suore sito nelle campagne dei Castelli Romani.
Suor Cecilia, interpretata da Sydney Sweeney, è una suora novizia che giunge a Roma dagli Stati Uniti dopo aver ricevuto l’invito di padre Sal Tedeschi, che ha il volto di Alvaro Morte, a trasferirsi in un convento dove vengono assistite le suore malate nei loro ultimi giorni di vita. La nostra non parla ancora bene l’italiano e per questo viene affidata ad una giovane suora di nome Isabelle, dai connotati di Giulia Heathfield Di Renzi, che ha subito un atteggiamento ostile nei confronti di Cecilia, la quale invece stringe un’amicizia con un’altra sorella, ovvero la Gwen portata in scena da Benedetta Porcaroli.

La cappella del convento custodisce una reliquia, un chiodo ricurvo che si dice sia uno dei ferri con cui è stato crocifisso Gesù, e viene mostrato alla giovane novizia dalla madre superiora, incarnata da Dora Romano.
Cecilia la notte seguente inizia ad avere incubi popolati da figure incappucciate che si affollano nella sua stanza intorno al letto, e, dopo un po’ di tempo, apprende con sorpresa di essere incinta nonostante sia ancora vergine. Da quel momento in poi le sorelle iniziano a venerarla come la prossima Maria Immacolata.

Il lungometraggio di Mohan sembra ricalcare in modo pedissequo le orme di Omen – L’origine del presagio, ma dimostra comunque di avere uno stile personale anche se non lesina omaggi al cinema di genere italiano, per ammissione dello stesso regista che ha girato nei medesimi luoghi di Reazione a catena di Mario Bava, con ispirazioni che passano da Suspiria di Dario Argento al tributo musicale sottolineato dalle suggestive note di Bruno Nicolai de La dama rossa uccide sette volte.

Cecilia cerca una via di fuga dopo essersi ribellata alla condizione sempre più oppressiva e diabolica che la vuole madre di qualcosa di mostruoso. La fase della gravidanza è ripartita in tre atti, suddivisa in trimestri. Molto efficaci le sequenze claustrofobiche nell’oscurità delle catacombe che riprendono la donna districarsi nei cunicoli. I movimenti di macchina che oscillano tra tenebre e luce, mentre la novizia scappa da un destino d’orrore, risultano ansiogeni ed efficaci, durante una fuga tracimata nel sangue, con un buon uso della violenza ed effetti speciali old school.

Il finale del film mostra il cambiamento definitivo della protagonista, a tal proposito molto convincente la prova di Sydney Sweeney, che dall’innocente purezza passa ad un personaggio determinato e pronto a tutto, rispetto ad altre madri viste in film aventi per tematica una progenie mostruosa, ove le stesse però erano comunque guidate dal un forte istinto materno a prescindere.
Immaculate – La prescelta convince per come sfrutta le ambientazioni e per la recitazione della protagonista, ma anche degli altri attori. Oltre ai già citati è impossibile dimenticare il carismatico Giorgio Colangeli nelle vesti del Cardinale Franco Merola, figura ambigua e viscida guidata da fini diabolici.
Il film si fa apprezzare ma con le dovute riserve, poiché non presenta nulla di nuovo dal punto di vista dei temi trattati, e, in più, come rimarcato, complice vi è un’ eccessiva somiglianza con il Omen – L’origine del presagio.


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