Produttore cinematografico che vanta una lunga carriera alle spalle con titoli importanti quali 21 grammi di Alejandro González Iñárritu, il thriller Animali notturni di Tom Ford e l’horror Smile di Parker Finn, Robert Salerno esordisce alla regia di un lungometraggio grazie a Here after – L’aldilà. Un titolo sospeso tra thriller e orrore in cui Claire, interpretata da Connie Britton, è la madre di Robin, dal volto Freya Hannan-Mills, pianista di quindici anni dotata di grande talento.
La giovane è l’orgoglio e l’unica ragione di vita della donna, ma quando è vittima di un orribile incidente le cose si faranno improvvisamente drammatiche. La ragazza torna infatti letteralmente in vita dopo essere stata morta a tutti gli effetti per diversi minuti, tanto che i medici come conseguenza temono danni cerebrali. Da quel momento Robin non sarà più la stessa persona, manifestando atteggiamenti inquietanti che sua madre non riesce a comprendere. Molto spaventata e preoccupata, col passare del tempo Claire si convince che sua figlia è posseduta da un’entità maligna che ha riportato con sé dopo la morte. Tutto ciò, invece, rivelerà una vicenda passata che avrebbe voluto dimenticare e che porrà l’interrogativo se la morte sia realmente la fine di tutto.
Here after – L’aldilà è un film che già dalla trama lascia intuisce quanto sia derivativo e poco originale, ma, come se non bastasse, latita sul fronte della tensione e non riesce nemmeno ad essere inquietante come vorrebbe. Le manifestazioni di cui Robin è vittima vertono ad insinuare nello spettatore il sospetto di possessioni demoniache che comunque sanno di già visto. La realtà che verrà a galla invece è ben altra, appesantita però da lunghe spiegazioni coadiuvate da flashback che sono riproposti col medesimo montaggio in diverse occasioni, dilatando i tempi di un plot già di suo molto confuso. Risibili i tentativi del regista di insistere su derive sulfuree, rappresentando Claire in più sequenze con in pugno un crocifisso, nel vano tentativo di creare un’atmosfera horror ottenendo, però, risultati abbastanza goffi.
Insieme ad una Robin dai tratti somatici indemoniati in una sequenza del tutto ingiustificata e superflua. Il cast rappresentato da molti attori di casa nostra a sottolineare una co-produzione italo americana, infine, è abbastanza debole, fatta eccezione per Andrea Bruschi e Tommaso Basili che già avevano partecipato a film di stampo internazionale come Ferrari di Michael Mann. Per il resto, la recitazione di alcuni interpreti è approssimativa e ad essere davvero convincente è la sola Connie Britton; ma non basta a salvare Here after – L’aldilà, decisamente scadente, con un impianto scenografico povero e alquanto televisivo e caratterizzato da una soluzione finale che ha un sapore di déjà-vu.
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