È con grande entusiasmo che presentiamo Giuseppe Loconsole, un attore dal talento straordinario e dalla versatilità eccezionale. Grazie ai suoi ruoli indimenticabili e alla sua presenza scenica magnetica, Giuseppe è pronto a offrirci emozioni uniche.
Come è iniziata la tua passione per la recitazione?
Credo fermamente che per intraprendere questa carriera sia necessaria una certa predisposizione, anche se non ci si sente sempre completamente in equilibrio, perché gli attori sono anche un po’ folli.
Ci sono due fattori fondamentali da considerare: una disfunzione mentale (sorride) e la profondità del percorso che si intraprende.
Fin da bambino, ho coltivato una grande passione che si è trasformata in professione; durante le scuole elementari, ero sempre il primo a partecipare alle recite. Voglio anche esprimere la mia gratitudine a mia madre, che ha sostenuto il mio sogno. All’età di 17 anni, ho avuto l’opportunità di entrare nell’Accademia di Ronconi, e da quel momento è iniziata la mia carriera.
Hai avuto influenze particolari all’inizio della tua carriera?
Mi considero fortunato, perché il mio aspetto fisico mi ha sempre avvantaggiato. Ricordo che, quando mi presentavo ai provini, riuscivo sempre a superarli. Ho avuto la fortuna di iniziare subito a lavorare nel teatro e nel cinema. A 23 anni, ho avuto l’opportunità di lavorare con Mel Gibson e altri attori straordinari.
Parliamo dei tuoi ruoli più memorabili. C’è uno che ti ha colpito particolarmente?
I miei ruoli sono stati spesso legati a personaggi “cattivi”, in parte per via della mia fisicità e personalità, che si prestano bene a tali interpretazioni. Ci è voluto del tempo prima di ottenere anche ruoli comici, ma grazie a tanto impegno sono riuscito a superare quell’etichetta. Ad esempio, ho interpretato il colonnello dei carabinieri nella serie “Ris”. Inoltre, ho lavorato in una serie con Claudio Amendola, “Il patriarca”, che uscirà a novembre, dove interpreto un ex buono che, ahimè, è diventato cattivo. Ho lavorato sodo, ma mi sono divertito tantissimo.
Come ti prepari per un ruolo? Hai dei rituali particolari?
Di solito mi avvicino ai miei ruoli in modo molto fisico. Mi concentro su dettagli fisici e mi piace lavorare su dialetti, accenti e aspetti specifici. Non adotto mai un approccio generico; cerco sempre di concentrarmi su un dettaglio particolare.
Negli ultimi anni, hai lavorato anche in produzioni cinematografiche. In che modo l’approccio tra teatro e cinema differisce?
Un attore è anche autore; la differenza risiede nel filtro. La macchina da presa ha qualcosa di straordinario: riesce a cogliere persino i tuoi pensieri. In teatro, invece, il filtro è completamente diverso. Devo riuscire a raggiungere la galleria, dove il filtro espositivo e quello interpretativo assumono un ruolo fondamentale.
Qual è la tua opinione sul futuro del teatro e del cinema in Italia?
È un paese affascinante, ma la politica e l’economia stanno causando numerosi problemi. Inoltre, il Covid ha avuto un impatto notevole, quasi come se vivessimo la trama di un film. Oggigiorno, il destino dei film è determinato dalle piattaforme, mentre le sale cinematografiche stanno perdendo il loro fascino. Con l’ennesimo governo, sembra che la cultura non sia una priorità. Tuttavia, in molti paesi, l’economia trova le sue radici nella cultura.
Se potessi interpretare un personaggio di un’opera classica, chi sceglieresti e perché?
Ho un forte legame con il personaggio di Otello. È un ruolo che ho studiato a fondo, anche se non ho mai avuto la possibilità di interpretarlo. Otello offre ottimi spunti di riflessione sulla gelosia, un tema che mi ha sempre affascinato.
Hai mai affrontato una sfida significativa in un ruolo che ti ha fatto crescere come attore?
Durante la mia carriera ho vissuto diversi momenti significativi. Ad esempio, nella “Passione di Cristo”, ho dovuto affrontare un notevole sforzo fisico, lavorando quasi nudo a tre gradi di temperatura, una condizione a cui non ero per niente abituato. Anche nella nuova serie “Fratelli d’innocenza” ispirata a Dostoevskij, ho superato molte sfide fisiche. È stata una vera prova affrontare situazioni così impegnative e mantenere un’apparente creatività per un periodo prolungato. Nell’ultima serie, le riprese sono durate otto mesi, con a volte cinque minuti di primo piano. Non è affatto semplice, ma è proprio questo il bello del mio lavoro.
C’è un regista o un attore con cui sogni di lavorare in futuro?
Mi piacerebbe moltissimo collaborare nuovamente con Darren Aronofsky e Christopher Nolan, con i quali ho già lavorato. Inoltre, sarei entusiasta di avere l’opportunità di girare con Matteo Garrone e Paolo Sorrentino.
Se potessi tornare indietro nel tempo, c’è qualcosa che cambieresti nella tua carriera?
Sì, penso che sarei più attento nella gestione di alcuni rapporti.
In che modo le tue esperienze personali influenzano la scelta dei ruoli che interpreti?
In genere, i personaggi che interpretiamo non ci influenzano direttamente, poiché non siamo noi. Tuttavia, a volte ci sono ruoli che condividono aspetti con la mia vita. Cerco sempre di mantenere una certa distanza e di non farmi condizionare da queste somiglianze.
Per concludere, quali sono i tuoi progetti futuri?
Oltre ai miei attuali impegni, i miei progetti futuri comprendono il mio secondo film come regista e sceneggiatore. Questo sarà un noir psicologico.
Grazie mille, Giuseppe. È stato un piacere parlare con te e ti auguriamo il meglio per i tuoi progetti futuri.
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