Attrice versatile e di grande talento, Giulia Fiume ha saputo conquistare il pubblico con la sua presenza magnetica sia al cinema che in televisione e teatro. Nel suo più recente progetto cinematografico, “L’amore e altre seghe mentali”, diretto da Giampaolo Morelli, Giulia dimostra ancora una volta la sua capacità di immergersi in ruoli complessi e sfumati, regalando una performance autentica e coinvolgente. Dalla sua carriera ricca di esperienze in film come “Confusi e Felici” e “Suburra”, alle sue numerose apparizioni in serie TV di successo come “Don Matteo” e “A un passo dal Cielo”, Giulia ha sempre saputo adattarsi con disinvoltura a diversi generi e formati, portando sullo schermo la sua innata passione per la recitazione.
In questa intervista esclusiva, Giulia ci racconta la sua esperienza sul set di “L’amore e altre seghe mentali”, il suo rapporto con Morelli come regista, e come la sua esperienza in teatro abbia arricchito il suo lavoro nel mondo del cinema. Inoltre, ci svela i suoi progetti futuri e ci offre uno sguardo dietro le quinte della sua straordinaria carriera.
“L’amore e altre seghe mentali” è il tuo più recente progetto cinematografico sotto la regia di Giampaolo Morelli. Com’è stato lavorare con lui, e cosa ti ha colpito di più del personaggio che interpreti?
Giampaolo ci ha condotti con sapienza e meticolosità: aveva le idee chiare su cosa volesse dalla scena e dal personaggio stesso, ma anche lasciando il giusto spazio per “stupirlo” con piccole proposte. Interpretare Roberta è stato come andare contro un mio personalissimo “precetto”: comunicare, comunicare, comunicare. Se qualcosa non va, è giusto comunicare e solo così dai modo all’altro – di qualunque tipo di relazione si tratti – di considerare un eventuale cambiamento.
Nella foto sopra: Giulia Fiume e Gianpaolo Morelli in una scena de: “L’amore e altre seghe mentali”
In questo film, si toccano temi complessi come le relazioni e l’amore. Come hai preparato il tuo personaggio per esplorare queste dinamiche? Hai trovato delle sfide particolari?
Mi hanno insegnato che la commedia ‘succede’ se quello che accade per te è reale. La commedia la fa il personaggio stesso nelle sue caratteristiche, dunque manifestazione dell’ansia, rodimenti, segreti… Ho tentato di limitatami ad “essere” Roberta, stando alle idee di Giampaolo, ai costumi, alle parole e soprattutto – nel mio caso – ai ‘non detti’. Aderire alla realtà dei personaggi, essere credibili fino in fondo, trovo sia sempre una grande sfida.
Morelli è noto per il suo stile e il suo approccio alla regia, cosa hai imparato da lui come regista che potresti portare nei tuoi futuri progetti?
Piuttosto ha confermato, che avere idee molte chiare sul da farsi, fa risparmiare tempo – sacro nel cinema, come nella vita – e stress. Sono della sua stessa parrocchia!
Hai già recitato in film molto diversi come “Confusi e Felici” e “Suburra”. Come ti ha aiutato l’esperienza accumulata in queste pellicole a prepararti per il tuo ruolo in “L’amore e altre seghe mentali”?
Forse “Dragomira” ha risparmiato alla mia anima un filo di imbarazzo di troppo quando si è trattato di girare la scena della ‘sega mentale’. Imbracciare un frustino e dare del “Porco” a Claudio Bisio a 20 anni è stato decisamente più ansiogeno. Non nego che anche in questa occasione, a qualche minuto dalla scena ho dovuto auto-rassicurarmi, poi una volta lì c’è stata iper professionalità e supporto, restituendomi grande serenità.
Hai lavorato sia in TV che al cinema, come nei ruoli in “Don Matteo” o “A un passo dal Cielo”. Preferisci uno dei due mezzi rispetto all’altro? C’è qualcosa di unico che trovi nell’uno rispetto all’altro?
Il cinema offre opportunità interpretative che sono più rare nella serialità italiana, anche se da una manciata d’anni a questa parte le cose sono cominciate a cambiare. Non credo di preferire un mezzo ad un altro, credo di avere preferenze sulle storie, sui modi di raccontarle e di esaudirle.
Oltre al cinema e alla TV, hai un ricco curriculum teatrale. Credi che il teatro ti abbia aiutato a interpretare meglio i personaggi sul grande schermo? Se sì, in che modo?
Il teatro dovrebbe diventare materia scolastica. Tutti e sin da piccoli dovrebbero approcciare a quest’arte, anche non avendo la finalità di farlo diventare un mestiere. Detto questo, sì, senza il teatro non sarei altrettanto consapevole artisticamente. Ti costringe a rispondere a domande semplici ma necessarie, porto esempi: dove sono, come uso gli oggetti che ho a disposizione, che rapporto ho con il personaggio con cui mi confronto, da dove parto, qual è il mio obbiettivo… e molto oltre.
In teatro, hai partecipato a opere classiche come “La Lupa” e a progetti più contemporanei come “Storia di una capinera”. Qual è il ruolo teatrale che più ti ha segnato nella tua carriera e perché?
Sto per scivolare nel luogo comune… Ho vissuto ciascuna esperienza con enorme entusiasmo, diventava la preferita nel momento stesso in cui accadeva, rese uniche soprattutto dai colleghi e colleghe con cui le ho condivise. Quest’ultima con Flavio Insinna, in “Gente di facili costumi” per la regia di Luca Manfredi mi riempie di orgoglio. Sicuramente, in generale, le “prime volte” si imprimono con forza e calcare il palco del teatro greco di Siracusa è stato incredibile.
Nel corso della tua carriera hai dimostrato una grande versatilità. Ci sono ancora ruoli o generi che non hai esplorato e che ti piacerebbe affrontare in futuro?
Ho sfiorato il cinema d’autore e – come si dice – “mi è rimasto qui”.
Guardando al futuro, ci sono nuovi progetti o collaborazioni che non vedi l’ora di condividere con i tuoi fan?
Vi suggerisco di non perdere “Pronto Freud!” Di e con Beatrice Arnera, di cui ho curato la regia e da gennaio vi aspetto in buona parte dei teatri d’Italia con “Gente di facili costumi” con Flavio Insinna e me.
Infine, se potessi dare un consiglio alla Giulia Fiume che ha iniziato nel mondo dello spettacolo, quale sarebbe?
Trattatelo da mestiere, quale è, tanto quanto il medico, l’ingegnere, l’architetto o l’avvocato, sia per ciò che riguarda lo studio che per ciò che riguarda la sua attuazione! Se non lo fate voi, avranno avuto ragione “loro”.
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