Dopo una serie di cortometraggi (Noir, 2014; Respira, 2015; La Testa, 2019; Il Cielo è Sporco, 2022), non tutti di genere horror, ed alcuni documentari (L’Alfabeto del Mondo, 2013; Bava Puzzle, , 2018, di Daniele Ceccarini e Paola Settimini, dove ha curato soggetto, fotografia e montaggio; Spaghetti alla Martino, 2019, codiretto con Daniele Ceccarini; Da Qualche Parte nella Giungla, 2020, codiretto con Daniele Ceccarini), il giovane regista spezzino Francesco Tassara approda finalmente al lungometraggio, e lo fa con un progetto molto ambizioso, che si spera potrà essere visto dal pubblico nell’arco del 2024, dal titolo evocativo di Cose Nere. Questo progetto mi affascinò fin da subito, da quando Francesco, grande appassionato, come me, di cinema Anni Settanta, me ne parlò una sera a cena in una delle mie usuali trasferte spezzine. Il suo desiderio, essendo un vero amante del territorio in cui risiede, era fare un film che indagasse i molti misteri che sembrano celarsi sui monti che circondano La Spezia, nei suoi fortilizi militari, abbandonati e non, dietro ai tanti avvistamenti di UFO che vengono qui segnalati dagli Anni Settanta, quando esistevano in loco diverse associazioni di appassionati che vegliavano la notte sui monti nella speranza di riuscire ad immortalare qualche visitatore arrivato chissà da quale galassia. Ma l’idea di Francesco non era quella di fare propriamente un film di fantascienza, ma più che altro di mistero, contaminando in esso i generi che più ama, dall’horror al thriller fino anche, certamente, allo sci-fi. In testa aveva già la protagonista, la splendida attrice toscana Simona Vannelli, che aveva conosciuto ed apprezzato nei film del di lei consorte Lorenzo Lepori, la quale vanta un background teatrale di tutto rispetto e una formazione presso la prestigiosa Bottega di Gassman. E poi, voleva omaggiare quel cinema italiano del passato che tanta parte ha nella sua passione di cinefilo, e direi che c’è riuscito in pieno, mettendo nel cast nomi del calibro di Erika Blanc, Antonio Tentori, Silvia Collatina e Fulvio Wetzl. Cose Nere sta per vedere la luce all’interno dell’Horror Tour insieme a lavori dello stesso Wetzl, di Antonio Bido e di Michelangelo Bertocchi: l’attesa è tanta, quindi, ed a me tocca il compito di parlarvene in anteprima ed incuriosirvi un po’!
Francesca è una studentessa universitaria torinese che si reca ad abitare a La Spezia per portare in fondo la sua tesi di laurea sulle fortificazioni militari che si trovano sui monti della zona, soprattutto su uno, il Monte Vello. Durante le sue ricerche, però, la giovane donna si accorgerà che la gente che incontra è strana e sfuggente, nessuno sembra aver piacere di parlare di certi argomenti coperti dal segreto militare, ma questo, invece che frenarla, la farà buttare ancora più a capofitto nella sua ricerca, non più solo accademica, ma dettata dalla curiosità di scoprire cosa si nasconde sull’inquietante monte. Coinvolge nelle sue peregrinazioni anche i suoi amici Emma e Roberto, ma quando i tre si accorgeranno che in effetti nulla è come sembra lassù, il sentore sarà quello di essere andati troppo oltre.
Girato interamente nel golfo di La Spezia, Cose Nere è prima di tutto una grande dichiarazione d’amore di Tassara al suo territorio ed al cinema della sua formazione. Nonostante non si citi mai il nome della località durante tutto il film, per preservare il sito dai curiosi ed i vandali, è ben evidente che Francesco non si sia inventato tutto di sana pianta, ma sia partito da reali articoli di giornale che hanno sollevato la sua curiosità, e dalle esplorazioni urbex da lui compiute dal 2016 in avanti col progetto “Otium”. I tre protagonisti del film, Francesca, Emma e Roberto, si ispirano infatti proprio allo stesso Francesco ed ai suoi storici amici Francesca Giovanelli e Roberto Vendasi, compagni d’avventure e di esplorazioni. I boschi del golfo spezzino sono una vera sorpresa: poco valorizzati, sono invece ricchissimi di reperti storici, dimenticati e lasciati in abbandono, che nel film vengono mostrati ed in un certo senso messi in risalto, sottolineandone tutta la bellezza ed il fascino decadente. I menhir disseminati sul monte, così come gli innumerevoli edifici medievali, e le costruzioni militari ottocentesche, tutto è affascinante ed inquietante al tempo stesso, così come le molte carcasse d’auto arrivate chissà come tra la fitta vegetazione, ed addirittura i resti di un piccolo aereo da turismo precipitato lassù nel 1979. Studi geologici attribuiscono a questa zona caratteristiche magnetiche, e diverse associazioni ufologiche iniziarono ad interessarsene dall’inizio degli Anni Settanta, un membro di una delle quali, Maurizio Briganti, ha fornito al regista un’interessante consulenza storica. La troupe si è trovata più volte di fronte a fenomeni di interferenze sonore e improvvisi malfunzionamenti delle apparecchiature, che non hanno fatto che accrescere la fama misteriosa del luogo.
Cose Nere è un film che vive di atmosfere, di suggestioni, che ci immerge nell’ossessione sempre crescente della protagonista, ben resa dalla magistrale interpretazione della Vannelli che ha vissuto per settimane a contatto con questo territorio, finendo per lasciarvisi assorbire e rendendo sua una parte di questi misteri. Le ripetizioni insistite delle panoramiche del monte, sia attraverso la mdp che con l’uso del drone, servono proprio a farci entrare nella mente di Francesca, nel suo pensiero costante, quello di scoprire cosa si nasconda lassù, sulla vetta a punta che spesso scruta dalle finestre della sua casa con un grosso binocolo da esploratore. Le cose nere sembrano nascondersi ovunque, negli animali e le piante, ma anche negli strani personaggi che ella incontra durante le sue peregrinazioni. Grazie alle sferzanti musiche di Riccardo D’Ambra, leader della band Visibì, ogni più insignificante dettaglio diventa misterioso, presagio di sventura, terrificante, anche una piccola mosca, o dei placidi pesci. E poi, dicevamo, gli incontri che Francesca fa, non sono mai rassicuranti. A partire dallo strano figuro in cui si imbatte all’inizio, un inquietante Maurizio Alfio Ricevuto, all’anziana che raccoglie i fiori, una sempre splendida Signora del Cinema Italiano, la Erika Blanc di Operazione Paura di Mario Bava (1966), al colonnello interpretato dal bravo attore e regista spezzino Roberto Di Maio, fino alla coppia che le offrirà un passaggio, composta dallo stesso D’Ambra e dall’attrice spezzina Angela Teodorowsky. Interessanti, oltre a quello della Blanc, i cammei di altri tre grandi nomi del cinema di genere, lo sceneggiatore Antonio Tentori, che ha lavorato a fianco di maestri storici del nostro cinema come Lucio Fulci e Dario Argento, il regista Fulvio Wetzl, nel divertente ruolo del barman Catarro, e Silvia Collatina, la Mae Freudstein del capolavoro fulciano Quella Villa accanto al Cimitero del 1981. Nel ruolo dei due amici che accompagnano Francesca nelle sue esplorazioni troviamo la sottoscritta ed il giovane attore fiorentino Gabriel Dorigo Badea, che si è distinto più volte nel cinema indipendente a fianco di registi quali Leonardo Barone e Michelle Kossler. Infine mi fa piacere citare i quattro giovani talenti che hanno dato vita ad una delle scene più magiche e suggestive del film, quella degli hippie che sparirono sul Monte Vello negli Anni Settanta: Francesco Testi, Alice Ceriani, Diop Fatimata e Skerdi Jashari, tutti perfettamente calati nel ruolo, coadiuvati dagli spettacolari effetti della make-up artist Grazia D’Amaro, collaboratrice di nomi importanti quali Ivan Zuccon, Emanuele Marchetto, Leonardo Barone e Lorenzo Lepori.
Insomma, Tassara è riuscito a realizzare un thriller/horror dalle sfumature sci-fi estremamente contemporaneo ma legato a doppio filo al passato, al cinema con cui è cresciuto, ed alle suggestioni che fin da bambino ha assorbito dal territorio in cui ha sempre vissuto. Passato e presente ben si mescolano in Cose Nere, rendendolo, a fronte del suo basso budget, un esperimento filmico molto ben riuscito, che ha da poco iniziato il suo percorso festivaliero, in attesa di trovare una degna distribuzione per mostrarlo a tutti gli appassionati del genere che già lo stanno aspettando. Il Golfo di La Spezia, con la sua atmosfera, descritta da Tassara come “post-atomica, rugginosa, decadente, molto Anni Ottanta”, è stata l’ispirazione ideale, il giusto teatro in cui ambientare Cose Nere, con le sue innumerevoli costruzioni militari, le basi navali, le raffinerie, le discariche e le centrali elettriche: la speranza, adesso, è che il film possa essere proiettato proprio lì, a La Spezia, dove è stato partorito dalla mente di questo giovane e talentuoso regista di cui, mi auguro, sentiremo parlare ancora a lungo, e che ha già un sacco di nuove idee in saccoccia.
Vi lascio, quindi, in attesa che possiate immergervi nelle atmosfere cupe, anche quando assolate, che vi introdurranno alle molte “Cose Nere” che gravitano intorno a questo bellissimo golfo, con alcune suggestioni, che mi sembrano incarnare perfettamente l’anima di questo primo, ed a mio parere riuscito, lungometraggio di Francesco Tassara: “Strani fenomeni sono stati fotografati sul Monte Vello … Un misterioso essere è svanito nel nulla senza rumore e senza lasciare impronte … Le condizioni ambientali sono cambiate all’improvviso: di colpo l’aria era ferma, immobile e calda. Tanti ufologi o sedicenti tali hanno indagato quel luogo … Sono posti che danno un po’ di brivido, ma soprattutto fascino … Sembra un luogo abbastanza delimitato come area, a guardarlo sulle mappe, ma quando ti ci addentri diventa enorme … Siamo stati sul monte decine di volte a condurre esperimenti anche in notturna con apparecchiature di ripresa fotografica, ma ora non ci torniamo più volentieri …”
E voi, siete pronti ad esplorare il Monte Vello e tutti suoi segreti oscuri? Certo, “se è un segreto non lo sa nessuno”, ma, chissà … magari insieme a Francesca qualche risposta riusciremo a tirarla fuori … o magari no … Per scoprirlo non ci resta che aspettare l’uscita e la distribuzione di Cose Nere, e sono certa che gli amanti del cinema di genere italiano non potranno assolutamente rimanerne delusi.
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