Elisa, benvenuta a Mondospettacolo! Come ti senti in questa nuova avventura come redattrice qui?

Grazie mille per il benvenuto! È un grande piacere entrare a far parte di Mondospettacolo e contribuire con il mio punto di vista e la mia esperienza. Credo che ogni avventura porti con sé una crescita, professionale e personale, e sono entusiasta di potermi mettere alla prova anche come redattrice qui, un ruolo che sento affine al mio percorso. Spero di trasmettere ai lettori un po’ dell’amore che nutro per la musica fin da ragazzina, raccontando storie con passione e un occhio attento ai dettagli.

Hai iniziato il tuo percorso nel mondo della comunicazione musicale nel 2004. Ci puoi raccontare come è nata questa passione e cosa ti ha spinto a scegliere questa carriera?

Questa passione è nata da prima che nascessi io; mia madre dice sempre che quando era in attesa e andava in balera con papà, ballavo con loro =). Fin dalle scuole elementari, la musica è stata il mio rifugio, la mia casa, la mia migliore amica. Un vinile, una musicassetta, un CD, erano il mio scudo e il mio riparo dal mondo. Mi facevano sentire capita, e, crescendo, mi hanno permesso di trovare il mio posto proprio in quel mondo, un mondo nel quale non riuscivo a sentirmi accettata. Oltre alla musica, ho sempre adorato scrivere: i miei pensieri, le mie emozioni. Far fluire dalla mente e dal cuore alla penna quello che provavo, su un foglio bianco, mi consentiva di scorgere tutto da una prospettiva diversa, di comprendere il mio sentire e interiorizzarlo. Con il tempo, è stato facile e del tutto naturale unire queste due passioni. Ho iniziato in una fanzine e poco dopo in una piccola realtà milanese, la redazione di una delle prime web TV nel 2004, e ho capito subito che dare voce agli artisti, coloro che per vocazione danno voce a chi non ne ha, e raccontare il loro percorso e i loro progetti, mi permetteva di coniugare il mio amore per la narrazione con la mia volontà di farli conoscere a più persone possibili.

Raccontaci della tua formazione. Quali sono stati i passaggi fondamentali e le esperienze che hanno plasmato il tuo modo di fare giornalismo?

Ogni esperienza, dagli studi iniziali fino ai corsi più recenti, mi ha aiutato a sviluppare uno stile personale, centrato sulla trasparenza e sull’empatia. Io mi formo costantemente, in tanti ambiti differenti, apparentemente anche distantissimi dal lavoro che con immensa gratitudine e piacere svolgo ormai da più di 20 anni. Sono pienamente d’accordo con la massima “Chi non si forma si ferma” e credo che ogni persona, ogni storia, ogni libro, ogni corso, possano renderci persone e professionisti migliori. A prescindere dalla formazione accademica, ciò che più ha segnato e segna quotidianamente la mia visione è lavorare a stretto contatto con gli artisti. Ho costruito una solida base tecnica che continuo a sviluppare, ma è l’esperienza sul campo, l’amore per ciò che si fa e la pazienza che consentono a ciascuno di noi di mettere in atto un approccio più umano e di comprendere il valore della fiducia reciproca.

Da allora sono passati molti anni. Guardando indietro, quali sono stati i momenti o i progetti che ti hanno dato le più grandi soddisfazioni professionali?

Ogni progetto è una piccola conquista, ma sicuramente ricordo con affetto i momenti in cui ho visto artisti crescere e ricevere riconoscimenti importanti. Successo e notorietà sono due cose ben diverse; il successo è armonia con ciò che siamo oggi e ciò che vogliamo diventare domani. Il mio successo è il successo degli artisti di cui curo la comunicazione; il merito è il loro, io faccio semplicemente il lavoro che amo al meglio delle mie possibilità, giorno dopo giorno. La soddisfazione è quella di essere parte della loro storia, una storia che si intreccia a quella di moltissime persone.

Il giornalismo, soprattutto oggi, è in continua evoluzione. Quali pensi siano le sfide principali per un ufficio stampa e redattore nell’epoca dei social media e delle fake news?

L’epoca digitale ha indubbiamente aumentato la velocità delle informazioni, ma ha anche messo in crisi la fiducia del pubblico. Penso che la sfida più grande sia riuscire a mantenere l’integrità, distinguendosi con una comunicazione che resti chiara e affidabile. Come ufficio stampa, il mio impegno è cercare di essere una voce sincera, lavorando perché il messaggio arrivi in modo limpido e veritiero. Spesso, nell’era delle notizie rapide e delle fake news, l’attenzione ai dettagli e alla verità rappresenta un valore aggiunto.

Da ufficio stampa, gestisci la comunicazione di varie figure dello spettacolo. Quali sono le competenze più importanti per costruire una carriera di successo in questo settore?

Direi che la capacità di ascolto e l’empatia sono fondamentali. Ogni artista è unico e richiede un approccio su misura. Inoltre, la pazienza e la capacità di adattarsi alle circostanze sono essenziali in un settore in continua evoluzione. A queste aggiungerei la trasparenza, che è cruciale per instaurare relazioni di fiducia. Infine, una buona dose di creatività è indispensabile, soprattutto per trovare soluzioni e idee nuove che sappiano distinguersi.

Come descriveresti il tuo stile giornalistico e comunicativo? Hai una “firma” o un modo di scrivere che ti contraddistingue?

Il mio stile si basa sulle emozioni che suscita un progetto artistico. Viviamo in un’epoca basata sui numeri, ma l’arte (e gli artisti) sono opere e persone. Il valore di una canzone o di un disco, l’impatto che questi hanno nella vita degli ascoltatori, vanno ben oltre e ben al di là delle classifiche, delle certificazioni. Cerco di mantenere un tono professionale ma anche emozionale, senza cadere in artificiosità. Ho sempre creduto che la forza delle parole risieda nella loro semplicità, e cerco di trasmettere l’essenza del messaggio in modo diretto e genuino. La mia priorità è raccontare storie che lascino un segno, senza fronzoli, ma con intensità.

Lavorando spesso a stretto contatto con artisti e personaggi pubblici, c’è stato un incontro che ricordi con particolare affetto o che ti ha lasciato un segno?

Tanti incontri hanno lasciato un segno, ma ce n’è uno che ricordo con particolare affetto. Ero all’inizio della mia carriera, e un giovane cantautore, oggi affermato, mi confidò quanto temesse di non farcela. Poter essere una presenza di supporto in quel momento, vederlo poi realizzare il suo sogno, è stato un privilegio. Ogni incontro con gli artisti è un’opportunità per imparare, e spesso si crea un legame profondo che va oltre il rapporto lavorativo. Bisogna essere autorevoli, ma anche e soprattutto un porto sicuro per loro. È necessario dire anche dei “no, secondo me va ripensato, sistemato”, perché un “perfetto” a qualsiasi cosa non concede la possibilità di crescita, ma è fondamentale esserci davvero per loro. Sono spesso persone dotate di grande sensibilità, con tante insicurezze ed è essenziale essere anche una spalla (sincera), una confidente, una “psicologa”. Io provengo da una formazione in materie umanistiche, in Psicologia nello specifico e, per quanto dovrei dire “faccio l’addetta stampa” e non “sono un’addetta stampa” (perché il nostro lavoro non definisce chi siamo), in questo caso dico SONO (orgogliosamente) un’addetta stampa, perché in certe professioni non puoi scindere la tua umanità dalla tua attività professionale.

Come riesci a bilanciare il lato creativo del tuo lavoro con l’aspetto più strategico e organizzativo della gestione di un ufficio stampa?

È un equilibrio delicato, ma fondamentale. Credo che la chiave stia nell’organizzazione: mantenere una struttura ben pianificata permette di lasciare spazio alla creatività senza perdere di vista gli obiettivi. Ogni strategia deve essere costruita su misura per l’artista e la sua visione, ma senza mai trascurare l’importanza della pianificazione. Mi impegno ogni giorno a creare un equilibrio tra questi due aspetti, assicurandomi che uno alimenti e supporti l’altro.

Qual è la lezione più importante che hai appreso nella tua carriera e che ritieni fondamentale per chi vuole intraprendere il tuo stesso percorso?

La lezione più importante è quella di non smettere mai di imparare. Questo è un settore in continua evoluzione e rimanere aperti al cambiamento è essenziale. Inoltre, è fondamentale restare fedeli ai propri valori. La coerenza e l’integrità sono aspetti imprescindibili, soprattutto in un ambiente come il nostro, dove la fiducia, la professionalità (e il rispetto, chiaramente) sono alla base di ogni relazione lavorativa.

Infine, cosa speri di portare a Mondospettacolo e quale messaggio vorresti lasciare ai nostri lettori?

A Mondospettacolo porto il mio amore per la musica, la mia esperienza e il mio impegno per una comunicazione sincera. Mi auguro di poter raccontare storie che ispirino i lettori, e di continuare a fare quello che amo, dando spazio alle voci di chi crea arte con la necessità di farlo, per urgeza espressiva e non per fama, insomma, con il cuore, il sudore e la pancia. Il mio messaggio per i lettori è semplice: supportate la musica e i suoi interpreti, perché dietro ogni brano c’è un pezzo di vita che vale la pena ascoltare.


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