Nell’arcipelago delle isole Galapagos, alla fine degli anni Venti, il dottor Friedrich Ritter e la sua compagna Dora Strauch, fuggiti dalla Germania, rinnegano i valori borghesi cercando, a loro dire, di volersi riappropriare della vera natura dell’umanità.

Questa vicenda è portata sul grande schermo nel film Eden diretto da Ron Howard, che torna alla regia per narrare una storia realmente accaduta, come aveva già fatto in Tredici vite del 2022.

Isola di Floreana 1929. Il dottor Ritter, interpretato da Jude Law, vive insieme alla sua compagna Dora Strauch, incarnata da Vanessa Kirby, in perfetta sintonia con la natura selvaggia, rinnegando lo stile di vita borghese che ha sottratto all’umanità la sua vera essenza. Fuggiti dalla Germania, l’arcipelago delle isole Galapagos sembra il luogo ideale per dare inizio ad una nuova era per il genere umano. A tal proposito, il dottor Friedrich Ritter sta scrivendo un trattato i cui estratti vengono inviati nel continente europeo da navi che periodicamente solcano il passaggio per Floreana. Questa quieta solitudine non dura però a lungo, poiché altre persone influenzate dal loro esempio raggiungeranno l’isola, anche se così remota. I primi ad unirsi al dottor Ritter e alla sua compagna sono i coniugi Margret e Heinz Wittmer , portati in scena da Sydeney Sweeney e Daniel Brühl, persone responsabili e grandi lavoratori che hanno bisogno di un appezzamento di terra dove poter crescere i propri figli. A seguire arriva la baronessa Eloise Bosquet de Wagner Wehrhorn, impersonata da Ana de Armas, accompagnata da due amanti nonché fedeli servitori, con l’intenzione di aprire a Floreana un hotel di lusso: la Hacienda Paradiso. Le impervie condizioni atmosferiche e la scarsità di cibo rendono estreme le condizioni di sopravvivenza e ostica la reciproca convivenza sull’isola, fino a drammatiche conseguenze.

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Eden è quindi un film che vuole dimostrare come l’essere umano, seppur armato di buone intenzioni, anche in una terra lontana e selvaggia è pronto a trasformarsi in una belva feroce pur di affermare la propria supremazia nel più classico homo homini lupus. Il lungometraggio di Ron Howard ben evidenzia le diverse caratteristiche dei personaggi, tra chi è a Floreana per ideali, chi per disperazione e chi, invece, è in cerca di ricchezza come nel caso della baronessa, che vuole conquistare l’isola ad ogni costo per raggiungere i suoi scopi. L’atmosfera di Floreana è tetra e le relazioni che si creano tra i personaggi si fanno poco a poco inquietanti, con una gestione della tensione di ottimo livello, che cresce fino a deflagrare in un risvolto da thriller. Ma, sebbene Ron Howard riesca a spiazzare lo spettatore con momenti non convenzionali per il suo cinema che si rivelano anzi perturbanti, non lascia il segno, poiché l’esperienza in sé risulta molto confusionaria. Alcuni personaggi come quello della baronessa eccedono tanto da divenire delle macchiette, svilendo la resa grottesca e rompendo così gli equilibri di un registro narrativo che si fa isterico e incomprensibile ai fini della buona riuscita di un film che potenzialmente di qualità ne aveva.

Il regista dà vita ad una pellicola ibrida e confusa, che nel titolo esprime un allegorico scherno all’idea di paradiso (in realtà perduto), poiché ben presto ci si rende conto che riserva cupissime soluzioni in quella che a tutti gli effetti è una denuncia ad un’umanità  in perenne fuga da se stessa. Allusioni ad altri film come, per esempio, Il signore delle mosche diretto nel 1963 da Peter Brook, se ne possono fare, ma Eden non incide con la stessa forza narrativa. Comunque, anche Floreana rappresenta la metafora per comprendere come anche in un piccolo contesto l’essere umano dimostri sempre di produrre violentissime sopraffazioni, che reitera senza soluzione di causa, in nome della legge del più forte.


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