Dall’infanzia al ruolo di più giovane componente della boyband dei Take That, fino alla carriera solista, Better man intende raccontare in fotogrammi la vita della superstar del pop britannico Robbie Williams… ma ponendo al suo posto una scimmia!

Proprio così, sotto la regia del Michael Gracey autore di The greatest showman, Jonno Davies incarna da adolescente e da adulto colui che ci ha regalato, tra le altre, Supreme e Angels, in questo caso fornito, però, di fattezze ominidi grazie all’intervento della CGI.

Jonno Davies as “Robbie Williams” in Better Man from Paramount Pictures.

Una maniera decisamente atipica per concepire un biopic che, se da un lato suggerisce immediatamente allo spettatore del terzo millennio echi dal franchise fantascientifico de Il pianeta delle scimmie, dall’altro, complici anche determinate scelte fotografiche, non può fare a meno di richiamare alla memoria in quello un po’ più attempato bizzarrie anni Settanta come, per esempio, la serie televisiva Lancillotto 008 interpretata da scimpanzé.

Quindi, con l’onnipresente voce narrante del protagonista ad accompagnare le oltre due ore e dieci di visione, tra I found heaven e, appunto, Better man seguiamo l’evoluzione dell’artista che da bambino adorava Frank Sinatra e la cui famiglia si è trovata ad avere a che fare con l’abbandono da parte di suo padre.

Jonno Davies as “Robbie Williams” in Better Man from Paramount Pictures.

Del resto, è inclusa anche l’immortale My way riletta dallo stesso Williams come anche Land of 1000 dances all’interno della ricca e variegata colonna sonora comprendente, nel mucchio, The power degli Snap e La bamba nella versione dei Los Lobos.

Man mano che, non senza spruzzate d’ironia, assistiamo al rapporto non proprio idilliaco con gli Oasis e apprendiamo che il manager dei citati Take That Nigel Martin Smith, portato sullo schermo da Damon Herriman, inizialmente voleva che i cinque fossero una band per la scena gay.

Jonno Davies and Robbie Williams as Robbie Williams in Better Man from Paramount Pictures.

E, tra un’esibizione con un Tom Jones impersonato da Nick Nicolas e il primo posto conquistato da Never ever delle All Saints, vi è anche spazio per un romantico ballo insieme alla Nicole Appleton di Raechelle Banno sulle note di She’s the one; anche perché, a cominciare dalla sequenza dominata da Rock DJ, non sono davvero passaggi da musical a mancare in Better man.

Un’opera tecnicamente lodevolissima e che, senza alcun dubbio, verrà ricordata negli anni a causa della sua folle idea di base, tanto più che non priva di situazioni dal retrogusto horror (si pensi solo allo scontro di massa infarcito di accenni splatter).

Ma anche un’opera imperfetta che, oltretutto tempestata di evitabilissimi doppi sensi a sfondo sessuale che dovrebbero far ridere, scade nel rivelarsi una sorta di film confessione attraverso cui lo stesso Williams sembra cercare di giustificare la sua depressione e i conseguenti eccessi tossici dietro banalissime e furbette morali come “La fama è bella in foto”.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Verificato da MonsterInsights