Bambina ha debuttato da poco con il singolo “Polvere” e per l’occasione ci siamo fatte raccontare qualcosa in più!
Bambina intervista
Ciao Bambina, come ti sei avvicinata alla musica?
Il mio avvicinarmi alla musica è stato molto spontaneo e naturale. Avevo 9 anni e mi ricordo che volevo studiare pianoforte, ma vivevo in un piccolo paesino dove non c’erano insegnanti e quindi i miei genitori avrebbero dovuto accompagnarmi nella città più vicina che distava una trentina di minuti. Ero troppo piccola, così ho deciso di accontentarmi delle risorse di cui si disponeva all’epoca, nel mio paesino c’era la banda musicale e servivano dei clarinetti, così ho inziato a studiare clarinetto. Da lì ho poi conosciuto altri strumenti e quasi per caso intorno agli 11 anni è nata la passione per la chitarra, quando ho inziato non mi sono più fermata.
Parliamo del tuo nuovo singolo “Polvere”. Durante quei due giorni senza telefono che ti hanno ispirato a scrivere “Polvere”, qual è stato il pensiero più assurdo o strano che ti è passato per la mente?
Il pensiero più assurdo è stato quello di credere di essere totalmente sola. Il telefono si è rotto mentre ero sola in casa, stavo in affitto in un appartamento in cui non c’era linea wifi, e non potevo neanche chiamare i miei per avvisarli dell’accaduto, in quanto l’unico mezzo che avevo a dispozione era il mio cellulare. All’inizio panico, se ci ripenso sorrido, spesso la mente si annebbia stupidamente. L’ansia iniziale è stata superata dalla realizzazione che vivevo comunque in un palazzo e che intorno a me ci sarebbero sicuramente state persone che avrebbero potuto aiutarmi, prestandomi i loro telefoni per chiamare a casa e avvisare dell’accaduto. Penso che questo sia stato il pensiero più assurdo, in quanto spesso senza cellulari ci sentiamo disarmati e completamente soli e, assorbiti dalla demenza digitale, ci dimentichiamo di essere circondati da persone.
Se “Polvere” fosse una fotografia scattata in un momento della tua vita, quale sarebbe? Cosa ci vedremmo dentro?
Immagino Polvere esattamente come nella foto della copertina. Semplice, diretta, quotidiana. Io di spalle con la metro che arriva, che poi del resto la metro è proprio il posto in cui il brano è stato concepito.
Immagina di poter viaggiare nel tempo. A quale versione di te stessa, bambina o adulta, vorresti far ascoltare “Polvere”? Quale pensi sarebbe la sua reazione?
Vorrei fare ascoltare Polvere alla Bambina adolescente, che guardava alle vite degli altri sentendosi inadeguata, vorrei che avesse la stessa maturità che ha la Bambina di oggi, ma del resto, è stato proprio attraverso quel senso di inadeguatezza che si è sviluppata la consapevolezza che ha portato Polvere alla luce. Sono sicura che non riuscirebbe a capire totalmente mie parole, perché troppo piccola per poter comprenderne a pieno il significato, ma mi ascolterebbe attenta, immagazzinando l’informazione e custodendola dentro di sé.
Se potessi far ascoltare “Polvere” a una persona in particolare, presente o del passato, chi sarebbe e perché?
Non ho mai pensato a questa cosa, se dovessi scegliere, vorrei far ascoltare Polvere e in generale le mie canzoni ai miei nonni. Sono scomparsi quando ero molto piccola e la passione per la musica non era ancora sbocciata dentro di me. Vorrei che vedessero cosa sono diventata oggi e vorrei condividere con loro la gioia che la musica sta portando nella mia vita.
Prossimi progetti?
Spero di fare tanti live, sono in arrivo anche altri singoli e poi sto progettando la realizzazione di un EP, che spero di convidere il prima possibile con il pubblico.
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