Come una Crisalide, conosciuto all’estero come Symphony in Blood Red, è il primo lungometraggio di Luigi Pastore, regista tarantino ormai da tanti anni adottato da mamma Roma. Il film nasce nel 2009 grazie a un’idea dello stesso Pastore e dello sceneggiatore Antonio Tentori, storico collaboratore di nomi del calibro di Lucio Fulci, Bruno Mattei, Joe D’Amato e Dario Argento, ed è un thriller che vuole omaggiare proprio Argento, citando subito in apertura con una frase dall’incipit di Tenebre “L’impulso era diventato irresistibile. C’era una sola risposta alla furia che lo torturava”. Ovviamente chi ha visto Tenebre, e spero siano tutti coloro che stanno leggendo, sa bene di quale “risposta” si stia parlando, ed è in questa citazione che si nasconde tutto il manifesto programmatico del film, che ha per assoluto protagonista uno spietato assassino, detto Crisalide. Con gli effetti speciali di Sergio Stivaletti e le musiche di Claudio Simonetti, che appare pure in concerto insieme ai Daemonia in una scena del film, non si poteva che avere un ottimo risultato. E così è. Come una Crisalide non deluderà gli amanti del thriller di stampo argentiano, e poco importa se qui l’assassino, interpretato dallo stesso Antonio Tentori, non indossa guanti di pelle nera, preferendo i più pratici ed igienici guanti monouso in lattice, ed al posto di tranch e cappellaccio va in giro con t-shirt e jeans….non è l’abito che fa il monaco, e nemmeno che rende crudele e spietato un assassino, a quanto pare.
Un serial killer uccide a sangue freddo per le vie di Roma, apparentemente senza un disegno preciso o un motivo ben definito. Eppure il suo scopo lui lo conosce bene, e non lesina di farlo conoscere anche alle sue vittime prima di farle morire, spesso dopo atroci torture. Forse quello che manca al nostro assassino è solo un po’ di vero amore? Forse i suoi gesti vogliono essere una condanna contro la corruzione della società, contro le sue contraddizioni, alla ricerca di una purezza che lui non ha mai conosciuto? Chissà…ma chi è veramente Crisalide, e perché si comporta così?
A queste ed altre domande troveranno le risposte, seguendo fino alla fine il film, i coraggiosi spettatori che non tremano all’idea di avere a che fare con coltelli ed altri strumenti di morte, che Luigi Pastore non mancherà di utilizzare sui corpi inermi delle vittime, grazie anche al prezioso contributo di Sergio Stivaletti, che renderà ciascuna delle morti sempre più scenografica e realistica. Nonostante il budget risicato che la produzione aveva a disposizione, il film è veramente ben realizzato, grazie ai grandi nomi finora citati, ma anche ad attori quali Riccardo Serventi Longhi e Gianluca Testa, già visti in prodotti horror/thriller italiani quali MDC – Maschera di Cera, I Tre Volti del Terrore e Mad in Italy – Birth of a Serial Killer. Ma anche il resto del cast, quasi tutto giovane e selezionato principalmente tramite internet, si è dimostrato all’altezza, consegnandoci così un prodotto interessante e curato davvero nei minimi dettagli, compresa la ricerca delle suggestive location laziali. L’assassino misterioso, di cui non si mostra mai per intero il volto, ma solo dettagli come il profilo al buio o l’occhio azzurro allucinato, è un elemento che stride con la dovizia di particolari coi quali ci vengono invece mostrati i brutali omicidi: questo è davvero uno degli aspetti,se vogliamo, più innovativi ed interessanti di quest’esordio sul grande schermo di Luigi Pastore.
Come una Crisalide è un film da voyeur, la trama è ridotta davvero ai minimi termini, e non c’è chissà quale originalità nel tratteggiare l’infanzia e la psiche di un uomo che diventa killer per una serie di eventi che ne hanno segnato per sempre il subconscio. Pastore ci dimostra quanto poco tiene al suo personaggio col frettoloso finale, che ci lascia di stucco talmente è repentino e probabilmente non immaginato. A Pastore interessa soprattutto soddisfare la sete di sangue degli spettatori, che si approcciano a questo film sperando di vedere quello che poi in effetti vedranno: la morte declinata in tutte le sue accezioni più macabre e spietate, e guai a tapparsi gli occhi, perché qui il bello è proprio questo: guardare, curiosare, scoprire, gustare le opere d’arte che Crisalide compie esclusivamente per noi, suo pubblico, suoi ammiratori, che non possiamo che star lì ad aspettare che scelga e torturi a dovere la sua prossima vittima. Tanto più che, una volta appresa, tassello dopo tassello, la sua storia, non si può che provare compassione per quest’uomo che fu, un tempo, un bimbo ben poco fortunato… Una piccola curiosità: nel ruolo di Crisalide da bambino troviamo il figlio di Luigi Pastore, Matteo, che allora aveva circa 7/8 anni.
Buona è anche la fredda e luminosa fotografia digitale della coppia Tiziano Pancotti – Emanuele Princi, e interessante, anche se non certo originale, l’espediente di ricorrere al bianco e nero per trasportarci attraverso i flashback negli eventi fondamentali che hanno dato l’avvio alla trasformazione di un uomo in un killer, della sua rinascita come una crisalide, che si addormenta bruco vessato da tutti e si risveglia farfalla, ma una farfalla velenosa, il cui veleno è letale. Ottimo anche il montaggio serrato che accentua l’efferatezza dei crimini, opera dello stesso Pastore.
Come spesso capita nel cinema italiano di genere (e non), le location hanno un ruolo molto rilevante nella costruzione e caratterizzazione della pellicola. Qui ad esempio il Lazio la fa da padrone, regalandoci molti scorci davvero suggestivi che ben si prestano come cornice dell’opera di Pastore. Il bel cimitero costellato da una moltitudine di croci bianchissime, in cui Crisalide ama stare a tu per tu con Sora Nostra Morte Corporale, è il Cimitero Monumentale Americano di Nettuno, dove sono sepolti i soldati caduti durante la Seconda Guerra Mondiale. Sempre a Nettuno è collocato l’idilliaco giardino con laghetto dove Lisa, la ragazza spiata da Crisalide, si reca a leggere le poesie del suo amato Rimbaud: si tratta del Laghetto Granieri. E se Nettuno viene fotografata anche da altre angolazioni, va da sé che pure l’Urbe ha un ruolo di primaria importanza nella vicenda: il parco dove l’assassino vaga nei meandri della sua mente è collocato, ad esempio, nel quartiere Laurentino, e nel suo girovagare notturno verranno inquadrate anche le terrazze di Casal Palocco, chiaro omaggio ancora una volta al Tenebre argentiano. Infine anche Ardea e Pomezia sono servite da set: in quest’ultima, ad esempio, è collocato il casolare usato come base dal killer. Come una Crisalide è un film tipicamente italiano, e Pastore non fa nulla per nasconderne l’italianità, cosa che apprezzo molto in un periodo di totale esterofilia.
Tirando le fila del discorso, quindi, Come una Crisalide è senza dubbio un’opera low budget di un regista agli esordi, ed ovviamente ha tutti i difetti del caso, ma è assolutamente in grado di mantenere una propria dignità, superiore alla media dell’indie contemporaneo. Antonio Tentori, pur non mostrando mai il suo volto, riesce comunque a dar vita ad un tormentato killer in cerca di purezza e d’amore, proiettando la sua ombra di morte tra le strade della Capitale. L’intero film è una pseudo soggettiva dell’assassino, a cui si alternano, agghiaccianti nella loro ostentata comicità, le immagini di un teatrino di marionette che ha in qualche modo la funzione che aveva il coro nella tragedia greca. Le vittime scelte da Crisalide ci portano ad immedesimarsi con lui, e tutto sommato a provare un sadico piacere nel veder morire certe tipologie di personaggi…penso fosse questa l’idea di denuncia che è frullata in testa a Pastore quando si è accinto a realizzare questo film: la società, si chiede Crisalide, non è più pura, e quindi lui, come una sorta di Punitore Folle, proverà a ricondurla ai suoi valori originari estirpandone il male e la corruzione. Non sarà dunque nulla di originale, questo thriller italiano, con poche idee e una sceneggiatura scarna, ma il senso estetico dei delitti e il piacere di omaggiare il Cinema Made in Italy anni Settanta non possono che renderne la visione gradevole per chi, come me, con quel Cinema vi è cresciuto. Adesso non ci resta che aspettare che Luigi Pastore ci regali un’altra interessante pellicola.
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