Fede Alvarez dirige Alien – Romulus, settimo capitolo del franchise iniziato nel 1979 da Ridley Scott.
Capitolo che si inserisce a livello temporale proprio tra il capostipite Alien e il sequel Aliens scontro finale, realizzato nel 1986 da James Cameron.
Rain Carradine, Interpretata dalla Cailee Spaeny che tra il 2023 e il 2024 abbiamo visto sul grande schermo in Priscilla di Sofia Coppola e Civil War di Alex Garland, è un’abitante di una colonia spaziale tra le più disagiate, ove per ambire a cambiare destinazione bisogna guadagnare dei diritti.
Portato in scena da David Jonsson, suo fratello, invece, è in realtà un sintetico di vecchio modello, con funzionalità elementari lasciatole in eredità dal padre. Della colonia e della cerchia di Rain fanno parte anche Tyler, Kay, Bjorn e Navarro, ai quali prestano rispettivamente il volto Archie Renaux, Isabela Merced, Spike Fearn e Aileen Wu.
La caratteristica di questa compagnia è la giovane età, in quanto sono tutti ragazzi sui vent’anni e mossi dal desiderio di migliorare le loro condizioni di vita, riuscendo a trasferirsi su un’altra colonia. Ma nessuno di essi ha accumulato i diritti necessari. Per questo, monitorando lo spazio intorno al pianeta su cui vivono, hanno individuato il relitto di una stazione spaziale che, se rimessa a nuovo, potrebbe essere la soluzione a tutti i loro affanni.
Alien – Romulus è di conseguenza un film che mette in evidenza ancora una volta la predilezione di Alvarez per cast di protagonisti molto giovani, come aveva già fatto con i suoi Man in the dark e La casa, remake datato 2013 dell’omonimo splatter cult di Sam Raimi.
Gli attori e i loro personaggi risultano credibili, ma la trama non brilla certo per originalità e si colgono sequenze attinte e ispirate ad altri episodi del franchise, facendo apparire il tutto abbastanza scontato. Come la ovvia presenza dello xenomorfo sul relitto, che è meta della loro prossima destinazione. L’insieme riserva però una sorpresa che ci ricollega direttamente al film del 1979 e il regista dimostra comunque di muoversi bene con la macchina da presa in spazi angusti come i cunicoli della stazione spaziale.
La gestione della tensione risulta godibile ai fini del mero intrattenimento per la spettacolarità dei momenti d’azione, anche se quasi tutti purtroppo si rivelano prevedibili. Le situazioni horror sul relitto appagano comunque l’occhio, testioniando l’esperienza che il regista ha nel genere. I collegamenti diretti con gli altri episodi non si limitano ai primi due Alien, ma vi è anche una connessione con i prequel.
Visivamente, poi Alien – Romulus presenta effetti speciali efficaci e ambientazioni in linea con i suoi predecessori. Insomma, a parte la giovane età dei protagonisti, nulla di nuovo, ma va detto che la fotografia di Galo Olivares rende tutto più d’impatto grazie ad una ricercatezza e ad uno stile che conferiscono una certa qualità alla nuova fatica di Alvarez.
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