Nel panorama creativo italiano, ci sono voci autentiche che si esprimono con delicatezza e forza interiore. Alessandra Nepa è una di queste: poetessa, fotomodella, sognatrice concreta. In questa intervista ci racconta il suo mondo fatto di emozioni, arte e progetti in divenire.


Ciao Alessandra, benvenuta su Mondospettacolo! La tua storia inizia presto: a sei anni già scrivevi. Cosa ti ha fatto innamorare della scrittura e quali erano i tuoi primi “capolavori”?

Ciao a tutti! Domanda difficile… non so bene cosa mi abbia fatto innamorare della scrittura. Penso sia qualcosa di innato, visto che, come anticipavi, ho cominciato intorno ai sei anni. Ho sempre percepito la realtà esterna e la mia dimensione interiore in modo più profondo. È un dono della mia sensibilità, la scrittura. Mi ricordo una delle prime recite scolastiche in cui mi fecero recitare uno dei miei primi componimenti. Raccontava di una mattinata al parco giochi attraverso gli occhi di una bambina piccola, ma già molto attenta.


La poesia è il tuo regno, il tuo “salto nelle emozioni”. Cosa rende questo genere così speciale per te e come nasce un tuo verso? Hai un angolo del cuore o del mondo che ti ispira di più?

Sicuramente la poesia svela l’impercettibile e, quindi, è per me uno strumento per portare alla luce quelle connessioni tra le cose esterne e le nostre emozioni che spesso sfuggono. Quando scrivo, non capita mai che mi sieda a tavolino e mi dica “ok, adesso scrivo”, la poesia è spontanea per me, nasce dalle intuizioni che capto dalla vita di tutti i giorni e che appunto. Mi ispirano molto sia il mare, sia le situazioni caotiche come le stazioni, gli aeroporti e le strade affollate. Più c’è caos e più c’è poesia per me, perché si creano immagini che raccontano di noi, del nostro mondo interiore.


Due libri all’attivo: Melodie Notturne (2020) e Fili d’erba sotto le dita (2024). Come è cambiata Alessandra, la poetessa, tra queste due opere? C’è un filo rosso che le unisce?

Credo che il filo rosso che le unisca sia questa energia malinconica della parola. Nel senso che, per me, le parole hanno una forza, hanno un carisma e la mia poesia finisce quasi sempre per ammantarsi di un fascino malinconico. Nella prima raccolta, Melodie Notturne, trovano voce le poesie di quando ero più ragazzina. Nella seconda, Fili d’erba sotto le dita, c’è una consapevolezza nuova. Non a caso la tematica principale è l’assenza che fa da specchio a ciò che per noi è essenziale.


Con una laurea magistrale in Filologia e un master alle spalle, sei una donna di lettere a tutto tondo. Come si mescolano i tuoi studi con la tua anima creativa?

Male, semplicemente perché i percorsi di studio di oggi sono strutturati in maniera troppo teorica e poco pratica, per me. Almeno quelli che ho seguito io… Inoltre, si dà ancora troppo poco spazio alla creatività del singolo, secondo me. C’è ancora questa brutta immagine dell’allievo che è come un contenitore da riempire. Ho sempre studiato tanto e bene, ma questo non significa essermi appassionata a tutto ciò che ho studiato. Sicuramente delle esperienze, a livello universitario, mi sono rimaste nel cuore come il tirocinio in biblioteca a Chieti e quello nella casa editrice “MorettieVitali” di Bergamo.


Caporedattrice, articolista, giurata di concorsi letterari: hai vissuto la scrittura da mille angolazioni. Quale esperienza ti ha fatto battere il cuore più forte e perché?

Mi sono piaciute tutte perché tutte raccontano una fase della mia vita e fanno parte di me. Non scorderò mai l’emozione di vedere e toccare il giornale, quando veniva stampato un nuovo numero, ma non dimenticherò nemmeno tutte le sensazioni che ho provato, leggendo i testi degli altri, quando sono stata in giuria.


Ti definisci una “sognatrice concreta” e parli di fioritura con pazienza. Quanto conta questo mix di sogno e determinazione per una artista come te, divisa tra poesia e fotografia?

Conta tanto. L’arte è un’arena sempre più grande. Bisogna avere pazienza e determinazione per portare avanti un progetto in cui si crede veramente. Ti ho parlato di una sognatrice concreta perché sì, sono dolcemente avvinghiata alla mia dimensione poetica che spero di trasmettere sia nella scrittura, sia nella fotografia, ma guardo anche alla mia vita, alla realtà in cui mi lascio fluire, consapevole che il mondo di oggi sia anche spietato.


A proposito, sei anche una fotomodella! Come convivono la Alessandra che scrive versi profondi e quella che posa davanti all’obiettivo? C’è un legame tra queste due passioni?

Si annidano in me come il sacro e il profano che convivono bene perché complementari. Spesso l’immagine estetica, fisica è legata ad una idea di apparenza, se vogliamo anche erotica considerato che io faccio anche boudoir. E, di contro, la poesia viene ancora un po’ stereotipata all’immagine leopardiana delle sudate carte. Per me, fotografia e poesia possono diventare facce della stessa medaglia. Quante immagini ci sono nella poesia e quanta poesia ti può regalare una sola immagine, un solo sguardo? È la mia dicotomia e mi permette di svincolarmi da ogni banale stereotipo, perché l’una non esclude l’altra, l’estetica non esclude una profondità interiore e viceversa.


Dici di amare la semplicità, ma non lo scontato. Come porti questa filosofia nelle tue creazioni e nella vita di tutti i giorni?

Bisognerebbe chiederlo a chi mi vive nella vita di tutti i giorni o a chi mi legge! Cerco di rispettare il mio sentire, di non tradirmi anche a costo di perdere. Non è sempre così facile o immediato, ma ci provo sempre.


Il tuo sogno è diventare pubblicista e immergerti nell’arte. Qual è il prossimo traguardo che vuoi conquistare per brillare ancora di più nel mondo dello spettacolo e della cultura?

Sì, voglio diventare giornalista pubblicista e riprendere in mano questo obiettivo in cui, a suo tempo, forse perché troppo giovane, non ho creduto abbastanza. Anzi, vorrei utilizzare questo spazio per lanciare un appello alle testate giornalistiche per permettermi di fare il praticantato.


Ultima curiosità per i lettori di Mondospettacolo: tra le tue contraddizioni – socievole ma solitaria, curiosa ma mai banale – quale lato di te vorresti raccontare nella tua prossima avventura creativa?

Non so dirtelo, al momento. Come ti raccontavo prima, la poesia è una connessione spontanea ed improvvisa, per me, tra le cose che noto e le sensazioni che provo. Sarebbe azzardato fare previsioni! Mi piacerebbe ritrovarmi a scrivere in una società in cui la poesia abbia una valenza maggiore, questo sì. Non voglio dire che noi poeti siamo considerati scrittori di serie B, questo no, ma di poesia se ne legge mediamente meno. In realtà, riscoprirla sarebbe, secondo me, anche una strada per sviluppare la propria intelligenza emotiva, imparando ad ascoltare meglio le proprie emozioni.

Le foto dell’articolo sono di: Mario Gaspari, Nicola Papotti, Nicola Loviento ed Emanuele Laverghetta

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