Conosciamo da vicino Alèm ovvero Alessandro Minichino, conosciamo il suo pop tinto di mille ingredienti diversi. Date occhio al singolo e al video “Chissenefrega” e di sicuro avrete sotto mano uno solo degli angoli possibili da cui guardare tutto il film di questo esordio. Si intitola “Sogni virtuali”. E che gusto nel coniugare il bello e il valore del contenuto…
Noi iniziamo sempre parlando di bellezza. Per Alem, la bellezza cos’è per davvero?
Senza passare dai luoghi comuni credo che l’unica reale bellezza, quella oggettiva e quindi non oggetto di gusti personali, si trovi unicamente nel non tangibile. Un gioco di sensazioni che in un qualsiasi momento ci fanno percepire di averla trovata. Un attimo prima che se ne vada per sempre.
Come la cerchi? Come sai d’averla trovata?
Penso sia la bellezza a presentarsi a noi nei momenti più disparati. Io la riconosco in quella scintilla che ti svuota dal tempo in corse e ti apre alla creatività. La voglia di scrivere che parte da un particolare gioco di luci su un paesaggio, la natura, lo sguardo di una persona che casualmente ti ritrovi di fronte in metro…
E sposando la tua critica che muovi alla società moderna: bellezza non è contenuto. O almeno questo ci insegnano. Come la vedi? Come gestisci questo equilibrio?
Bellezza no, ma qualità si. La qualità dell’arte è direttamente proporzionale all’idea e al contenuto che porta. Credo che siano davvero pochi quelli che si preoccupano della bile degli ideali prima di trovargli un outfit funzionale
Che poi alla fine si cerca sempre una forma efficace di “bello” per veicolare le proprie cose. Un “bello” poco canonico viene emarginato, non trovi?
È corretto, finché il diverso diventa a sua volta tendenza. È solo un gioco di tempi illusori e mode veloci. Quindi penso che la noncuranza di come venga percepito ciò che faccio sia la cosa migliore per non limitare l’estro artistico e quello che sento sia il giusto mondo per una determinata canzone.
Oggi siamo tutti virtuali? Anche i sogni? O soltanto tornando alla carne e alla realtà potremo salvarci?
Non c’è via di scampo. La risposta risiede nel crearsi il proprio piccolo mondo sicuro, dove corazzarsi e capire cosa siamo davvero. Solo così potremmo forse sopravvivere alle insidie di mondo digitale e quello in carne e ossa. Il problema non è la dimensione in cui veniamo proiettati, ma la natura dell’uomo che punta a distruggere qualsiasi cosa. Più è grande il tuo sogno, più dovrai lavorare duramente per non incombere nella distruzione della tua vera natura.
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