Fuori dal 27 agosto “Le mie cure”, il nuovo e profondo brano di Accame. A differenza di “Estate da Rich” questa volta l’artista sceglie di toccare temi importanti come quello dell’oppressione e dell’ingiustizia. Nonostante l’argomento non sia dei più leggeri Accame smorza i toni accompagnando il testo ad un sound country rock energico e coinvolgente.
Ecco cosa ci ha raccontato!
Accame intervista
Hai detto che “Le Mie Cure” è una canzone di protesta. Come pensi che la musica possa essere un veicolo di cambiamento sociale? Credi che gli artisti abbiano una responsabilità in questo senso?
Buongiorno a tutti il lettori
Le mie cure è nata come uno sfogo personale, ma allo stesso tempo pubblicandola è un po’ come se avessi detto a tutti di questa mia indolenza verso un mondo che non mi piace sotto alcuni suoi aspetti. La speranza è che molti possano ritrovarsi nelle sue parole e la condividano, in modo che possa arrivare a più orecchie possibili, il cambiamento è doveroso ma tutto dipende da noi e dalle nostre azioni di tutti i giorni.
Gli artisti sono sempre responsabili di quello che dicono, puoi parlare di amore, amicizia o di diritti ma devi essere sempre consapevole che chi ti ascolta può esserne influenzato, sia positivamente che negativamente; per questo scelgo sempre con attenzione le parole da usare, le canzoni hanno un potere che neanche noi immaginiamo, cerchiamo di usarlo con criterio
Nel videoclip di “Le Mie Cure” il tema della tolleranza e dell’uguaglianza è molto presente. Quanto sono importanti per te questi valori e come cerchi di trasmetterli attraverso la tua arte?
Per me educazione, rispetto e tolleranza sono aspetti fondamentali della vita, da tenere sempre in tasca e da tirare fuori tutti i giorni e con tutti nessuno escluso
Il country è un genere che affonda le sue radici nella tradizione popolare, ma hai saputo reinterpretarlo in chiave moderna. Quali sono stati i tuoi riferimenti musicali per “Le Mie Cure”?
Mentre scrivevo la canzone, sapevo già che doveva suonare così, noi cantautori certe canzoni le sentiamo suonare già dentro e sul questo aspetto non avevo dubbi, la cosa difficile a volte e far capire ai tuoi collaboratori come deve suonare la canzone che è già dentro di te. il country non è facile da trasportare su testi in italiano per via delle sue dinamiche metriche, ma direi che con il mio arrangiatore Gabriele Pallanca di Genova Records abbiamo fatto un ottimo lavoro, senza dimenticare le bellissime chitarre suonate da mio fratello Paolo, con quei ritmi e quei suoni caldi e avvolgenti come una coperta che ti scalda l’anima, effetto che volevamo dare alla canzone e penso sia arrivato
Con il tuo primo EP hai esplorato temi legati all’amore. Come si è evoluta la tua scrittura dai tempi di “Ragazza Rossetto Fragola” fino a “Le Mie Cure”?
Da buon cantautore vado sempre dietro al mio istinto artistico e alle mie cariche emotive. Posso passare dall’amore all’amicizia, alla spensieratezza o a temi più seri, ma lo faccio sempre rispettando la mia identità artistica. Come avevo sentito dire una volta da una grande artista, “non possiamo mentire perché non abbiamo tutto questo tempo”
Come descriveresti il passaggio da Giù ad Accame? È stato un cambiamento spontaneo o sentivi il bisogno di una svolta più profonda nel tuo percorso artistico?
Il passaggio da Giù ad Accame è stata una normale conseguenza della mia consapevolezza e maturità artistica. Il cantante per me non è più solo un gioco o una passione, è il mestiere che vorrei fare e proverò per quanto possibile a realizzare questo mio desiderio.
Hai menzionato spesso la speranza in un futuro migliore nelle tue canzoni. Qual è il tuo sogno più grande, sia a livello personale che artistico
La mia speranza è che tutti possano trovare la loro “isola che non c’è”, fatta di serenità e stabilità. Purtroppo per noi cantautori è più difficile vista la nostra instabilità emotiva, ma se non fosse così non scriveremmo canzoni, quindi non mi lamento!
Grazie per l’intervista e un saluto grande
Un abbraccio
Accame
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