Intervista a Veronica Mondini, Modella, Fotografa e Scrittrice
Veronica, sei sia modella che fotografa, una combinazione affascinante. Come sei arrivata all’Urban Exploration e cosa ti ha spinto a esplorare luoghi abbandonati, come gli ex manicomi d’Italia?
“È iniziato tutto per caso: un amico appassionato di fotografia mi propose come location per alcuni scatti una villa antica. Accettai, ma solo una volta arrivata scoprii che si trattava di una villa in disuso e abbandonata. Da quel giorno mi si è aperto un nuovo mondo, fatto di crepe, ragnatele e tanta bellezza nascosta.”
Nel tuo libro, “Urbex. La bellezza nell’abbandono”, catturi immagini di luoghi dimenticati e trascurati. Come riesci a bilanciare la bellezza di questi luoghi con la loro storia spesso dolorosa?
“Il dolore cela spesso storie belle e interessanti. Far rivivere storie difficili è un modo per portare alla luce un passato dimenticato. Anche gli affreschi ormai consunti e velati dalla polvere riprendono vita, raccontando il loro vissuto.”
Gli ex manicomi sono stati una parte importante del tuo progetto fotografico. Cosa ti ha colpito di più di questi luoghi e qual è stato il momento più intenso o significativo durante le tue esplorazioni?
“Il silenzio in questi luoghi fa davvero ‘rumore’, e il freddo persistente è ancora più tangibile che in altri spazi abbandonati. La natura spesso si insinua nelle crepe come per coprire questi luoghi di sofferenza. Il momento più intenso è stato quando sono riuscita a dare un nome agli ex pazienti, leggendo le loro cartelle cliniche. Era un modo per restituire loro una dignità che in vita non avevano avuto.”
L’Urban Exploration è una pratica di nicchia che sta crescendo in popolarità. Secondo te, quali elementi rendono questi luoghi così affascinanti da un punto di vista estetico e fotografico?
“Esteticamente, si ha l’opportunità di osservare decorazioni e architetture fuori dal comune, pezzi di storia italiana sconosciuti. A livello fotografico, la luce naturale morbida, i giochi di ombre e le location insolite creano set unici.”
Esplorare luoghi abbandonati comporta anche dei rischi. Come ti prepari per queste esplorazioni e quali sono le sfide più grandi che hai incontrato?
“In genere mi informo sulla location, cercando dettagli storici e valutando la sicurezza del posto, visto che spesso sono in condizioni di degrado o vandalizzati. Le sfide più grandi? A volte, le rivalità tra esploratori stessi, dove si perde lo scopo originale dell’urbex: esplorare e lasciare solo impronte, senza danneggiare.”
Il tuo libro non è solo un racconto visivo, ma anche una riflessione sulla memoria e sull’oblio. Cosa speri che i lettori possano cogliere guardando i tuoi scatti?
“Vorrei che i lettori andassero oltre l’apparenza. Dietro una facciata diroccata si nasconde spesso un bellissimo tesoro, e questo vale anche per le persone. Spero inoltre di sensibilizzare tutti a preservare il nostro patrimonio culturale.”
Hai una formazione come modella, e la tua bellezza si inserisce spesso in modo intrigante nel contesto dell’abbandono. Qual è il significato simbolico di questa fusione tra la tua immagine e questi luoghi decadenti?
“Nudità per nudità. In questi luoghi scelgo quasi sempre il nudo artistico per fondere la mia immagine con il contesto. Posare vestita risulterebbe fuori luogo, mentre il nudo artistico si adatta perfettamente.”
C’è un aspetto narrativo nei tuoi scatti. Qual è la storia più toccante o interessante che hai scoperto in uno di questi luoghi abbandonati?
“Tra le tante storie, in una villa piemontese (Villa Minetta), scoprii che vi abitò uno degli uomini più ricchi ai tempi dell’Unità d’Italia e che ospitò Cavour e Vittorio Emanuele II. Il gossip dice che Dodi Al-Fayed e Lady Diana fossero interessati a questa villa.”
L’Urban Exploration si basa su un concetto di scoperta e riscoperta di spazi dimenticati. Come pensi che questo fenomeno possa influenzare la nostra percezione del passato e del futuro?
“Spero che nessuno dimentichi il passato, sia storico che artistico. Saperlo riscoprire può essere un punto di partenza per migliorare sé stessi e i rapporti con gli altri. Lo so, sono un’inguaribile romantica… ma non isterica, citando Vasco Rossi!”
Guardando al futuro, quali sono i tuoi prossimi progetti fotografici o esplorativi? Continuerai a esplorare l’urbex, o hai altre idee creative in mente?
“Da poco è uscito il mio secondo libro fotografico, ‘Pulvis. La bellezza nei sepolcri’, un viaggio tra le tombe dei cimiteri monumentali italiani. Un progetto che mescola introspezione, arte e cultura. Il mio sogno è continuare a scrivere, anche per testate come ‘La Gazzetta di Mantova’ e ‘La Repubblica’. Di idee ne ho tante e presto ne discuterò con la mia casa editrice, Golem Edizioni di Torino… restate sintonizzati!”
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