I racconti del mare è un film diretto da Luca Severi in cui Tonino, interpretato da Luka Zunic, è un adolescente ossessionato dal dover dimostrare al proprio padre di essere in grado di andare in mare e di saper pescare un polpo vivo, secondo gli insegnamenti tramandati dalla propria famiglia come tradizione. A ricordarglielo ulteriormente è la figura di sua nonna, incarnata da Paola Sotgiu, che gli appare durante un incubo, dopo che il giovane si era allontanato dalla costa pugliese per andare a pesca ed è naufragato con la barca di legno del padre.
Risvegliatosi in mezzo al mare, si accorge di avere il motore in avaria e di essere rimasto con un remo solo e anche spezzato. Viene subito colto dalla disperazione, non riuscendo a scorgere la terraferma in nessuna direzione e, essendo rimasto senza cibo né acqua, si tuffa in mare aperto nell’ennesimo tentativo di pescare qualcosa.
Tornato sulla barca senza aver preso nulla, con sorpresa trova a bordo un ragazzo di colore suo coetaneo, Ima impersonato da Khadim Faye, che è arrivato fino a lui grazie ad un canotto di fortuna e un salvagente. Tonino è da subito diffidente, e Ima teme di essere ributtato in mare; lui, poi, che non sa nuotare. Il ragazzo pugliese viene da una famiglia in cui solo la madre, Mina cui presta il volto Lidia Vitale, sembra comprenderlo, e, attraverso dei flashback, Luca Severi ci fa capire meglio le dinamiche e il clima teso da cui proviene Tonino, compreso il suo conflitto con il padre Fausto, portato in scena da Geno Diana. Una situazione familiare difficile, che lo rende insicuro, fragile e sospettoso. Grazie al rapporto che lentamente si instaura con Ima, invece, assistiamo ad un percorso di crescita, e il regista ci racconta tutto questo trattando tematiche sempre attuali come l’immigrazione in modo molto coinvolgente.
Il film si svolge quasi interamente sulla barca, con solo due protagonisti, dei quali Ima che fugge da un paese in cui c’è la guerra, ma ciò che colpisce è la sua visione del mondo, perché sembra essere sbarcato direttamente dagli anni Ottanta. Nella sua nazione vige la dittatura, e tutto ciò che si può trovare da leggere viene acquistato al mercato nero; stessa cosa per radio e televisione che possono trasmettere solo cose vecchie di quarant’anni per impedire alla popolazione di essere informata, restituendo alla gente una visione del mondo distorta e illusorie aspettative.
E il lungometraggio lascia all’immaginazione tutto il viaggio di Ima prima di arrivare sulla barca del suo coetaneo italiano, e, idealmente, si ripensa a Io capitano di Matteo Garrone, ma i due film sono volutamente diversi. L’opera cinematografica è ben diretta, le inquadrature e i movimenti di macchina in uno spazio angusto come quello della barca lo dimostrano e, anzi, contribuiscono ad innalzare il coinvolgimento emotivo in un contesto come il mare aperto a fare invece da contrasto. Una produzione indipendente che riesce appieno nell’intento di dare uno spessore tridimensionale alla trama e ai personaggi, che sono la sua forza trainante.
Questi, dunque, sono I racconti del mare, in cui vi è un giovane che vuole tornare a casa mentre l’altro un domicilio non ce l’ha, ma tutto ciò che desidera è riunirsi con i suoi cari che, insieme a lui, si erano imbarcati; bramosia che tracima in incubi davvero struggenti. Luca Severi riesce a trovare la chiave che unirà i due giovani, ovvero l’istinto di sopravvivenza, facendo in modo che imparino a fidarsi l’uno dell’altro, con uno spirito che ha il sapore dell’avventura e della fratellanza, che abbatte confini e barriere, rendendo il film surreale anche attraverso i brutti sogni e le visioni che s’intrecciano poi con la (dura) realtà.
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