Damien Leone torna dietro alla macchina da presa per dirigere Terrifier 3, due anni dopo il capitolo precedente, datato 2022.

La famiglia Shaw è ormai composta dai soli Sienna e Jonathan, incarnati da Lauren LaVera e da Elliott Fullam. I due fratelli sono rimasti orfani anche di madre, uccisa da Art il Clown, interpretato da David Howard Thornton, e si trovano ora alle prese con delle vite da ricostruire.

L’ambientazione è quella natalizia e per l’occasione il serial killer mascherato da pagliaccio veste gli abiti di Babbo Natale, mentre fa “visita” ad una famiglia. Qui Art il clown impugna un’ascia, rievocando a suo modo Silent night, deadly night – Un Natale rosso sangue di Charles E. Sellier Jr. del 1984. Nel frattempo Sienna è ospite in casa di Jessica, portata in scena da Margaret Anne Florence per passare delle “tranquille” festività insieme a lei e ai suoi congiunti.

Terrifier 3 riesce a shakerare attraverso tante citazioni i film horror che fanno parte dell’immaginario collettivo e che si riferiscono soprattutto a pellicole a cavallo tra gli anni Settanta, Ottanta e Novanta. Iconica anche una sequenza ispirata a Shining di Stanley Kubrick, per poi proseguire con un’immagine che fa riferimento inequivocabilmente a Il cacciatore di teste – The borrower di John McNaughton.

Il film di Damien Leone è quindi un viaggio nello splatter che rievoca tempi lontani in un incubo orrorifico che ci riporta agli effetti prostetici di gran qualità, i quali qui danno infatti quel valore aggiunto, omaggiando oltretutto Tom Savini, colui che ne è stato il re, tramite un suo cameo. 

Uno slasher che si getta a capofitto senza freni Terrifier 3, che tracima in un horror politicamente scorretto e non lesina momenti davvero disturbanti che raggiungono l’acme; sia in un finale malatissimo che negli omicidi con la motosega, dove si brutalizzano i corpi in un omaggio molto estremo che rievoca Non aprite quella porta di Tobe Hooper, capolavoro indiscusso che proprio quest’anno celebra il suo cinquantesimo anniversario. Basta poi un’altra inquadratura che immortala Art seduto su una sedia a dondolo in una soffitta buia ed è un attimo che nella memoria collettiva scatta il ricordo di quel capolavoro di Bob Clark del 1974 che è Black Christmas – Un Natale rosso sangue. Un frullato di citazioni, dunque, che vedono il clown omicida accompagnarsi con una figura che avevamo già incontrato, qui efferata tanto quanto il killer demoniaco.

In Terrifier 3 viene poi svelato il mito che c’è dietro ai personaggi in sequenze violentissime e malsane, ma anche sulfuree e inquietanti, alcune delle quali rievocano i due La casa di Sam Raimi. E il lungometraggio si rifà ad un cinema d’antan pure a livello d’atmosfera, con quel pizzico di nostalgia nei confronti di quei film horror che hanno segnato i nostri incubi, ma Damien Leone va ancora oltre e non disdegna di lasciare aperta una finestra sul fantasy, come già aveva fatto in Terrifier 2.

Ogni cosa è sopra le righe e aumentano anche le trovate macabre oltre la consueta generosa quantità di sangue. Il film risulta finora il migliore dei tre, ridando vigore e interesse ad un personaggio che comunque, va detto, è divenuto un’icona nel panorama horror attuale. Inoltre, il tutto convince di più anche dal punto di vista tecnico e incuriosisce la direzione che il regista potrebbe prendere in seguito, nell’eventuale quarto capitolo.


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