Adattamento cinematografico dall’omonimo romanzo di Peter Brown, Il robot selvaggio è un film d’animazione Dreamworks diretto da Chris Sanders.
Durante una tempesta, perso in volo da un cargo della Universal Dynamics precipita sulle scogliere sottostanti che si trovano nei pressi di una foresta un robot che viene attivato accidentalmente dalla fauna presente. L’automa è stato creato per servire e si presenta come l’unità Rozzum 7134. Cerca da subito di stringere amicizia con gli animali, che invece sono solo spaventati dalla sua presenza.
Per giorni cerca di imparare il linguaggio della fauna del luogo, ma, pur mostrando progressi, non riesce a farsi accettare. Le cose cambiano nel momento in cui un orso lo aggredisce facendolo precipitare da un dirupo, con conseguente caduta su un nido di oche di cui frantuma le uova… tranne una della quale si prende cura. Fino a quando, schiudendosi, il pulcino che ne esce identifica per l’imprinting il robot come sua madre. Quindi gli animali insegnano all’unità Rozzum, ribattezzata Roz, come nutrire la piccola oca, iniziando così a fidarsi di lei.
Il robot selvaggio è un film per famiglie che racconta di un mondo da una parte incontaminato, mentre su un versante lontano vi è un universo distopico governato dalle multinazionali e dall’intelligenza artificiale. Questa sembra essersi sostituita agli esseri umani, i quali probabilmente le hanno delegato ogni cosa; ma nel lungometraggio non viene mostrato nulla a tal proposito, lasciando tutto in sospeso e non senza più di qualche perplessità inerente all’esistenza o meno di persone in carne e ossa.
Abbiamo quindi un robot che, nel momento in cui era in crisi con gli altri animali, aveva attivato il congegno di posizione per essere prelevato dai cargo della multinazionale. In seguito i velivoli della Universal Dynamics avevano raggiunto la foresta, così i due mondi opposti, e anche tecnologicamente distanti erano entrati in conflitto.
Le allegorie ecologiste, in concomitanza con le derive conseguenti al progresso tecnologico sono però riassunte in una favoletta che sminuisce la forza del messaggio anche attraverso gli animali parlanti, i cui dialoghi così ingenui sembrano provenire da epoche lontane rispetto alla nostra. C’è un’approssimativa e scarna rappresentazione anche delle città in cui viveva Roz insieme agli altri automi.
L’uso della violenza da parte della fantomatica Universal Dynamics, che per colpire il robot selvaggio e “disertore” è disposta ad incendiare foreste intere con laser potentissimi, dimostra un’ulteriore miopia verso il voler preservare la natura da parte degli esseri umani(se ci sono ancora), che comunque da tempo hanno smesso di preoccuparsene.
Di contro, la coalizione della fauna, che vede unirsi ogni specie animale insieme a Roz, sottintende un’altra allegoria: se si unissero nonostante le loro diversità e divergenze, gli abitanti del pianeta Terra potrebbero effettivamente segnare una svolta positiva in favore dell’ambiente e contro ogni guerra e forma di violenza, anche con l’uso intelligente delle nuove tecnologie. Sul fronte di disegni e animazioni, Il robot selvaggio, poi, non brilla per originalità e bellezza. Anzi, nasce già vecchio e, probabilmente, gli spettatori cercheranno altrove qualcosa che sia più accattivante dal punto di vista grafico e più emozionante sotto il profilo della narrazione.
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