La stanza degli omicidi. L’arte del crimine
La regista Nicole Paone dirige il film la stanza degli omicidi, una commedia a tinte noir.
Al centro della vicenda vi sono tre personaggi, una mercante d’arte, Patrice interpretata da Uma Thurman , un sicario di nome Reggie, portato in scena da Joe Manganiello e il suo capo, Gordon che ha i connotati di Samuel L. Jackson. La prima sta attraversando un brutto periodo, la galleria d’arte vende poche opere con il rischio che la sua attività fallisca.
La nostra ha anche un altro problema, un grosso debito con il suo fornitore di sostanze stupefacenti Nate, alias Matthew Maher, al quale offre un’opera d’arte in cambio dei soldi che gli deve.
Il dipinto attira l’attenzione del capo dello spacciatore , ovvero Gordon che vede nella galleria d’arte di Patrice un punto nevralgico per riciclare denaro sporco.
Nonostante all’inizio sia titubante , la gallerista si convince della proposta che il boss le ha fatto, ma affinché tutto vada per il verso giusto hanno bisogno di più opere , e qui entra in scena Reggie, un sicario che riceve l’incarico da Gordon di produrre opere d’arte per riempire gli spazi , e la vicenda avrà esiti inaspettati. Reggie infatti attirerà con i suoi dipinti e sculture, l’attenzione anche della mafia russa, per la quale al bisogno esegue omicidi, in particolare in favore del clan capeggiato da Andrei Gorlich, cui presta il volto Nikolai Tsankov.
Quest’ultimo ricatterà il killer e la gallerista.
La stanza degli omicidi è una commedia che strizza l’occhio al noir, ma non esalta né l’uno né l’altro genere. Le battute sono fiacche e nemmeno il sempiterno fascino di Uma Thurman , con la sua classe riesce a far la differenza, nonostante risulti essere l’interpretazione più brillante. La sceneggiatura di Jonathan Jacobson descrive il mondo dell’arte, fatto di vernissage alla moda, cui prendono parte ricchi annoiati e viziati, in cerca dell’artista del momento solo per ostentare la propria opulenza , evidenziando cinismo e superficialità di un mondo patinato e frivolo. L’intento comprese le ingerenze mafiose , aveva un potenziale, ma il tutto è stato sviluppato in maniera troppo intricata, tanto da riuscire ad annoiare nonostante il film duri poco più di un’ora e mezza. Un vero peccato, anche perché il coup de théatre finale poteva avere un effetto interessante e riuscito, ma la preparazione per arrivare all’ultimo atto risulta assai lenta , e il tutto viene talmente diluito senza mai incidere davvero, risultando poco convincente nell’insieme.
La regista Nicole Paone dal canto suo dirige la stanza degli omicidi, senza alcun guizzo e senza rischiare, tanto da restare abbastanza anonima anche la sua regia. Dispiace per Samuel L. Jackson , il cui carisma non viene sfruttato, a causa di un personaggio destinato a restare sullo sfondo.
Occasione mancata!
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