Sono sempre pochi i nomi femminili legati al cinema horror, soprattutto quando si parla di registe. Nel 2017 vede la luce un’opera collettiva tutta al femminile, XX – Donne da Morire, nella quale quattro registe si cimentano in altrettante storie horror, e donna è anche la disegnatrice che si occupa del segmento animato che unisce tutti e quattro i mini film. La qualità è davvero alta, molto più di tante altre antologie uscite negli ultimi anni, e ci fa rimpiangere che le donne non si dedichino più spesso al nostro genere preferito. I nomi sono quelli di Jovanka Vuckovic, Annie Clark, Roxanne Benjamin e Karyn Kusama. La Vuckovic, canadese di origini jugoslave, è scrittrice e regista, e comincia il suo percorso come artista di effetti visivi, attività per la quale vince il prestigioso premio canadese Gemini Award; dirige per anni la rivista horror Rue Morgue Magazine, avvicinando molte donne al genere horror, ed arrivando ad essere nominata per due volte come una delle donne più influenti dell’horror; dopo aver diretto tre corti, il primo dei quali, The Captured Bird, prodotto da Guillermo del Toro, approda al collettivo XX, per il quale gira il primo episodio, The Box. Annie Clark, nota con lo pseudonimo St. Vincent, è una cantautrice, compositrice, musicista ed attrice americana: XX è la sua prima prova da regista, per cui propone il secondo episodio, The Birthday Party. L’americana Roxanne Benjamin ha una discreta carriera nel mondo dell’horror: inizia come produttrice dei due antologici V/H/S e V/H/S/2, arrivando alla regia con un altro antologico, Southbound, per il quale dirige l’episodio Siren; è co-produttrice del bellissimo horror The Devil’s Candy (Sean Byrne, 2017) e in XX, oltre a dirigere il terzo segmento, Don’t Fall, scrive il secondo insieme alla Clark. La regista dell’ultimo episodio, Her Only Living Son, è forse la più nota delle quattro: si tratta dell’americana di origini giapponesi Karyn Kusama, che all’epoca aveva già all’attivo diversi film di genere, tra cui ricordiamo il fantascientifico Æon Flux – Il futuro ha inizio (2005), interpretato da Charlize Theron, l’horror Jennifer’s Body (2009) con la conturbante Megan Fox ed il thriller The Invitation (2015). Il segmento che fa da collante è invece diretto dalla messicana Sofia Carrillo, che ne ha realizzato anche tutta l’animazione in stop motion. XX è stato presentato al Sundance Film Festival nello Utah.
In una casa all’apparenza stregata bambole e strani oggetti, tra cui diversi giocattoli, si animano, e introducono una ad una le quattro storie di cui è composto il nostro film.
The Box. Scritto e diretto da Jovanka Vuckovic, è tratto da un racconto del famoso scrittore statunitense Jack Ketchum. Una madre porta i figli in centro nel periodo di Natale, e mentre tornano a casa in metropolitana il bimbo, Danny, chiede all’uomo seduto accanto a lui di fargli vedere cosa ha nel grosso pacco regalo che ha con sé. L’uomo senza problemi glielo mostra, e da quel momento il bimbo non sarà più lo stesso, cominciando completamente a smettere di mangiare.
The Birthday Party. Diretto da Annie Clark, che ne firma anche la sceneggiatura insieme a Roxanne Benjamin. Una ricca signora si sveglia con l’intento di preparare la festa di compleanno della figlia che si svolgerà entro poche ore, aiutata dall’ambigua cameriera. Quando apprende da essa che il marito, che era fuori per affari, è rincasato, si recherà a cercarlo nel suo studio, ma l’attenderà un’amara sorpresa.
Don’t Fall. Scritto e diretto da Roxanne Benjamin. Un gruppo di quattro amici sta campeggiando nel deserto quando si imbatte in misteriosi petroglifi. Gretchen è impaurita e comincia ad avere strani dolori alla mano. Durante la notte per i quattro non vi sarà pace, e rimpiangeranno di non aver dormito nel camping pubblico invece che in quel luogo sperduto in mezzo al nulla.
Her Only Living Son. Scritto e diretto da Karyn Kusama. Cora, madre di Andy, passa la vita a scappare con il figlio per non farlo entrare a contatto col padre, che è un noto latin lover di Hollywood che si è risposato, avendo avuto altri figli. Alla soglia dei suoi 18 anni Andy è un ragazzo strano e violento, e lui e la madre dovranno fare i conti con una realtà decisamente più scioccante e con un oscuro e spaventoso passato.
Già il bellissimo segmento di apertura di Sofia Carrillo ci trasporta in un mondo irreale, fantastico, ma anche oscuro e spaventoso, dove la stop motion strizza l’occhio ai nostri peggiori incubi, come succede nelle opere di Tim Burton o del nostrano Stefano Bessoni. La grande casa piena di scale, stanzoni spogli o stranamente ammobiliati, vede al suo interno misteriosi esseri, giocattoli, oggetti, che si aggirano su e giù, formando un quadro onirico e totalmente irrazionale. Ma è con The Box che la Vuckovic ci porta a capofitto dentro le inquietudini da incubo nero e senza via d’uscita che caratterizzano questo XX, dove nessuna delle quattro storie avrà un lieto fine, tolto il segmento cornice che finirà invece in modo direi quasi poetico.
The Box è senza alcun dubbio la storia più potente ed angosciante delle quattro, un horror psicologico coi fiocchi; la Vuckovic ci porta coi dettagli nel mondo dell’orrore da lei sempre tanto amato e supportato: in tv l’allegra famigliola protagonista guarda L’Alba dei Morti Viventi di Romero, mentre la piccola Jenny legge il fumetto di Hellboy. L’Alba dei Morti Viventi, per altro, strizza l’occhio alla brava protagonista che interpreta la madre, la canadese Natalie Brown, che ha recitato nel film omonimo di Zack Snyder (2004). Il cibo ed il suo rifiuto stanno alla base della storia, e la regista insiste in maniera quasi maniacale sulla tavola imbandita ricolma di cibi super allettanti attorno alla quale la famiglia si riunisce ogni sera. La madre, Susan, è l’unica che è all’oscuro di tutto, e che riesce, nonostante la situazione, a mangiare, perché, come dice lei “devo nutrirmi”: qui quella che è una delle necessità primarie dell’uomo diviene quasi una forma di discrimine. L’inesplicabile striscia implacabilmente tra le mura domestiche di una famiglia unita come tante, sottolineando come al destino non si possa sfuggire in alcun modo, e come non possa assolutamente essere spiegato. L’arcano è, dai tempi antichi, arcano, e quindi inspiegabile per sua natura. La regista ha girato l’episodio come se ne stesse girando uno de Ai Confini della Realtà, serie degli Anni Sessanta da lei molto amata.
The Birthday Party è il segmento più surreale, con cui, partendo da un vero fatto di cronaca, la Clark e la Benjamin ci portano in una specie di noir tutto alla luce del sole composto da personaggi tutti assolutamente sopra le righe, dalla padrona di casa perennemente sull’orlo di una crisi di nervi alla cameriera dark ed inquietante, fino alla bambina urlante ed antipatica ed alla vicina di casa invadente e fuori luogo. Una storia capace anche di far sorridere, una horror comedy dall’animo nerissimo.
Don’t fall è tra i quattro il film più propriamente horror. La Benjamin ha voluto omaggiare i classici camper movie degli Anni Ottanta coi campeggiatori avventati che sceglievano zone isolate e venivano puntualmente fatti a pezzi. Si tratta di un vero e proprio slasher, col demone che arriva da antiche culture e si diverte a far fuori tutti gli umani che gli capitano a tiro, ed una discreta dose di sangue. Bella atmosfera e trasformazione che ricorda Un Lupo Mannaro Americano a Londra di John Landis. Questa è l’unica delle quattro storie dove manca il personaggio femminile materno.
Infine Her Only Living Son, il segmento della Kusama, va a toccare il tema stra abusato dell’anticristo, ed è, a mio parere, il più modesto e banale dei quattro, sebbene non lo si possa definire inferiore. La regia e la fotografia sono molto curate, gli attori nella parte, e la sua dose di suspense c’è. Tuttavia non si riesce mai a esserne convinti appieno, fino al tremendo finale che è forse la parte più bella del corto. La mano esperta della Kusama è avvertibile, ma manca completamente l’originalità, e l’interesse è un po’ sottotono. Certo se si prova a vedere nella madre, Cora, la Rosemary di Roman Polanski, il cui marito lavorava come attore ad Hollywood, e quindi in Andy il bebè del famoso Rosemary’s Baby, allora tutto si fa più gustoso ed interessante, ponendosi la Kusama come sviluppatrice dell’opera cult di Polanski.
Insomma, questo poker di donne horror (più una!) prova a realizzare un’antologia in cui si ricerca la sperimentazione, diversificando molto tra loro il registro dei quattro segmenti, stilisticamente e anche come estetica. L’ideatrice del progetto è stata la Vuckovic, mentre a finanziare il tutto fu Todd Brown della XYZ Film. Il progetto è stato dedicato alla regista britannica de L’Insaziabile Antonia Bird, che è venuta a mancare nel 2013. XX è una risposta diretta alla mancanza di pari opportunità per le donne nel genere horror, e per questo è interessante ed innovativo, e merita tutta la visibilità possibile.
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