“Animale Umano” (2023)
Titolo: Animale Umano
Regia: Alessandro Pugno e Natacha Kucic
Cast: Brontis Jodorowsky, Antonio Dechent, Guillermo Bedward, Carlos Bernardino
Genere: Drammatico
Produzione: Italia, Spagna, Messico 2023
Durata: 92 minuti
Uscita nelle sale: 11 luglio 2024
“Animale Umano” è il film d’esordio di Alessandro Pugno e Natacha Kucic, una coproduzione italo-spagnola-messicana che tenta di esplorare la corrispondenza tra uomo e animale attraverso la storia di un aspirante torero e un toro destinato alla corrida.
Matteo è il figlio di un’impresaria di pompe funebri nel nord Italia, che sogna di diventare un torero. Decide così di trasferirsi in Spagna per frequentare una scuola di tauromachia, dove stringe amicizia con César, figlio di un noto torero, obbligato a seguire le orme del padre. Parallelamente, il vitello Fandango, nato in Andalusia, si distingue per il suo spirito combattivo, destinato a diventare un toro da corrida. Le vite di Matteo e Fandango, apparentemente distanti, sono destinate a incrociarsi.
Il film si apre con una forte dichiarazione d’intenti, presentando le definizioni di “animale” e “umano” da dizionario, che danno il nome ai sei capitoli del film. Questo parallelo stabilisce immediatamente il tema centrale della narrazione: l’interazione e l’interconnessione tra l’essere umano e l’animale. Tuttavia, il film si concentra così tanto su questo impianto teorico che non riesce a spiccare il volo, rimanendo spesso troppo ancorato alle sue premesse iniziali.
Matteo è presentato come un personaggio complesso, cresciuto con una relazione singolare con la morte, influenzato dall’agenzia funebre della sua famiglia e dalla malattia della madre. Questa relazione distaccata con la morte lo porta a sognare di diventare un torero, un modo per riappropriarsi del controllo su di essa. Dall’altra parte, Fandango, il toro, sfugge al suo destino di macellazione, cercando un nuovo significato per la sua esistenza. Le interpretazioni degli attori, in particolare quella di Brontis Jodorowsky nel ruolo di Matteo, riescono a trasmettere questa tensione interiore, anche se il film nel complesso risulta talvolta freddo e didascalico.
Il formato 4:3 utilizzato nel film serve a concentrare l’attenzione sui personaggi, tenendoli “in gabbia” in attesa di una liberazione che sembra sempre sfuggire. La regia di Pugno e Kucic è attenta ai dettagli, ma la narrazione soffre di una certa rigidità espressiva. Il ritmo lento e meditativo è adatto a una riflessione profonda, ma può risultare pesante per chi cerca un’emozione più immediata.
Il film esplora temi di grande rilevanza, come la lotta contro il destino e la ricerca di significato nella vita e nella morte. Il legame tra Matteo e Fandango è metafora della condizione umana e animale, riflettendo su come entrambi cerchino di determinare il proprio destino nonostante le circostanze avverse. Tuttavia, questa esplorazione rimane spesso teorica, mancando di quel “sangue” e di quella “arena” che potrebbero renderla più vivida e coinvolgente.
“Animale Umano” è un’opera ambiziosa che cerca di raccontare una storia profonda e complessa. Nonostante alcune carenze nella narrazione e nella caratterizzazione dei personaggi secondari, il film riesce a offrire uno spunto di riflessione interessante sul legame tra uomo e animale. Con un approccio meno didascalico e più emotivamente coinvolgente, avrebbe potuto raggiungere una maggiore intensità. Tuttavia, resta un’opera degna di nota per il suo tentativo di esplorare temi esistenziali attraverso la lente della tauromachia.
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