Grave Tech è un cimitero ultra tecnologico ove la morte s’intreccia col voyeurismo nel progetto di Karsh, un imprenditore di successo interpretato da Vincent Cassel, che elabora il lutto a suo modo, nel film di David Cronenberg The shrouds – Segreti sepolti.
La morte nell’era digitale, nel progetto di Karsh, ha cancellato la foto del defunto che sbiadisce al sole nell’impietoso scorrere del tempo, sostituita con uno schermo in cui un’immagine viene attivata da un’app sul cellulare e ciò che è richiamato a video è il corpo in decomposizione del caro estinto.

Una sorta di monitoraggio attraverso microcamere inserite nel sudario che avvolge i cadaveri e che riprendono costantemente i resti di ciò che lentamente se ne va. Una dissertazione sull’elaborazione del lutto subito dall’imprenditore, che ha perso Becca, sua moglie, portata in scena da Diane Kruger. Egli ha trasformato il suo dolore in un business, avendo fondato la Grave Tech, società che si sta espandendo in altre parti del mondo quali Ungheria e Islanda. Ossessionato dal corpo di Becca, il vedovo durante uno dei suoi voyeuristici accessi alle telecamere nel sudario nota delle anomalie sulle ossa di lei, ipotizzando che stiano mutando sotto terra. La cognata, Terry, sorella di Becca, davvero identica a lei nell’aspetto tanto che vede la stessa Kruger in un doppio ruolo, a tali rivelazioni risponde che i medici, durante la malattia, le avevano somministrato una cura sperimentale che aveva peggiorato il decorso del cancro. Nel frattempo, dei vandali distruggono parte del cimitero, che subisce anche un attacco di hacker informatici. Tutto sembra riconducibile a degli ecoterroristi islandesi, e ad aiutare Karsh nella sua investigazione personale c’è Maury, incarnato da Guy Pearce, suo cognato ed ex marito di Terry, un esperto informatico che gli suggerisce che in realtà dietro a questi accadimenti ci siano i servizi segreti russi e cinesi, interessati alla potenzialità strategica del progetto Grave Tech.

The shrouds – Segreti sepolti affronta dunque la tematica dell’elaborazione del lutto attraverso un voyeurismo post mortem della carne, che tracima nell’orrore. La fisiognomica dell’ottimo Vincent Cassel nelle vesti di Karsh somiglia molto a quella di Cronenberg, e quando osserva la sua amata nel processo di putrefazione è come se attraverso la macchina da presa il cineasta guarda se stesso, in un gioco di riflessi in cui il corpo diventa ossessione e il suo alter ego il mezzo per raccontare di sé. Quasi in un film testamento, in cui c’è tutto il suo cinema, che ci mostra ancora le mutazioni della carne nel body horror e nel lutto, invece, la sua sfera più privata. La trama si infittisce, seguendo la linea dei complotti, che non sembrano prevedere processi logici, lasciando che l’imprenditore sprofondi nell’oblio. In realtà egli ha bisogno di indagare, e i segreti sepolti sono la sua linfa vitale per continuare a cercare una ragione dietro alla morte della sua amata Becca, che non accetta e non vuole ancora lasciare andare.

L’aver posto le telecamere nel sudario è un’ulteriore dimostrazione di non volersi separare ancora dal suo corpo. Se Karsh e Cronenberg rappresentano il doppio, anche Terry e Becca lo sono nella rappresentazione in cui una è la vita, l’altra la morte. In una perfetta sintesi sulla caducità dell’esistenza ove il corpo è tutto ciò che abbiamo, l’unica traccia del nostro passaggio, e la morte è la fine di tutto. Non c’è paradiso né inferno, come dichiarato anche dallo stesso regista, che con The shrouds – Segreti sepolti racconta anche di sé e del suo ateismo attraverso la perdita di sua moglie in un film criptico e profondo. Le musiche sono del fido Howard Shore e i personaggi sembrano aspettare soltanto l’ineluttabile fine, concedendosi fugaci piaceri con divagazioni morbose che riaffiorano nella poetica della carne, in un corpo mutevole, plasmato dal disagio e dalla malattia.
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