Regista premio Oscar per Moonlight, Barry Jenkins dirige Mufasa – Il re Leone, prequel in CGI fotorealistica del live action del 2019 Il re Leone, diretto da Jon Favreau.

La piccola leonessa Kiara, cui presta la voce nella versione italiana Emma Cecile Rigonat, è figlia di Simba e Nala, doppiati rispettivamente da Marco Mengoni e da Elisa.

(L-R): Pumbaa (voiced by Seth Rogen) and Timon (voiced by Billy Eichner) in Disney’s live-action MUFASA: THE LION KING. Photo courtesy of Disney. © 2024 Disney Enterprises Inc. All Rights Reserved.

Dovendo assentarsi per un evento importante, i genitori affidano la piccola alle cure di due baby sitter sui generis: Timon e Pumbaa, ovvero un suricato e un facocero cui danno la parola Edoardo Leo e Stefano Fresi. I due, per intrattenere la piccola leonessa, promettono di raccontarle una storia, ma non sono molto abili come narratori, quindi interviene in loro aiuto il vecchio Rafiki. Il saggio sciamano è un primate doppiato da Toni Garrani e rievoca per Kiara le gesta del suo valoroso nonno Mufasa fin da quando era piccolo, di cui egli è stato un grande amico. L’avventura di un cucciolo disperso dopo un’inondazione e trascinato dall’acqua in un territorio ostile gestito da un branco di leoni. Qui incontra Taka, che ha la voce di Alberto Boubakar Malanchino e che lo considera come un fratello. I due successivamente sono costretti ad abbandonare il loro territori, perché cacciati dai malvagi leoni bianchi capeggiati da Kiros, doppiato da Dario Oppido. Assisteremo allora all’epopea di un re, che da emarginato è divenuto sovrano.

Come dichiarato dallo stesso Jenkins, Mufasa – Il re Leone tocca in maniera allegorica tematiche fondamentali. Il contesto in cui si cresce può determinare la formazione e il carattere. Assistiamo quindi alla genesi di un villain come Taka, ma la particolarità sta nell’interpretarlo in qualità di essere umano complesso. Mufasa, doppiato da Luca Marinelli, è invece l’esempio di come un cucciolo, anche se adottato, non abbia un destino già scritto, ma contano le scelte che si fanno, e le stesse possono segnare la strada per diventare un sovrano, a prescindere dalle origini. Questo secondo aspetto, è molto importante, poiché si possono leggere altre tematiche come l’accoglienza verso coloro che provengono da terre straniere. Attraverso il cucciolo disperso e lontano dalla propria famiglia possiamo percepire il dolore e la paura di chi sta cercando soltanto un rifugio sicuro. I contenuti sono schietti e parlano direttamente al cuore e all’animo delle persone, più che con un linguaggio politico.

Mufasa – Il re leone è un film per famiglie, ma può essere apprezzato da grandi e bambini in egual misura. L’aspetto tecnico è un quid pluris e si evidenzia con un impatto scenografico imponente, sia per quanto riguarda la natura selvaggia dei paesaggi, sia per le animazioni della fauna. Il fotorealismo della CGI raggiunge livelli eccellenti e la tecnologia si dimostra al servizio della creatività umana e non viceversa. Sono evidenti infatti le scelte registiche, e il coinvolgimento empatico con i personaggi e la storia risulta molto riuscito grazie anche all’ottima sceneggiatura di Jeff Nathanson. La colonna sonora, le cui canzoni composte da Lin – Manuel Miranda possiedono testi adattati per l’Italia da Lorena Brancucci, soddisfa appieno le aspettative. Il musical propone brani interessanti, mai invadenti, prestandosi con armonia al servizio della storia e con le parti cantate molto bilanciate. A tal proposito una menzione speciale per Elodie, che presta la voce alla leonessa Sarabi, madre di Simba.


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