Il Maestro Antonmario Semolini è una figura di spicco nel panorama musicale internazionale. Flautista, direttore d’orchestra e docente al Conservatorio di Torino, ha dedicato la sua vita alla musica, trasformando ogni sfida in opportunità. Dalla sua transizione forzata dalla carriera di flautista a quella di direttore d’orchestra, fino all’impegno nella formazione dei giovani talenti, Semolini ha sempre messo al centro la musica come linguaggio universale e veicolo di emozioni profonde. In questa intervista, ci racconta le tappe fondamentali della sua carriera, le collaborazioni con grandi nomi come Giuseppe Sinopoli e Severino Gazzelloni, il suo amore per l’operetta e il ruolo cruciale della nuova generazione di musicisti nel futuro del panorama musicale.


1️⃣ ORIGINI E PERCORSO ARTISTICO

1. Maestro Semolini, lei ha iniziato lo studio della musica a 17 anni e ha tenuto il suo primo concerto a 20 anni. Cosa l’ha spinta ad avvicinarsi alla musica e quali sfide ha dovuto affrontare lungo il percorso?
Sin da piccolo sono cresciuto in una famiglia di professionisti della musica. Mio padre era musicista e mia madre, sebbene non suonasse, aveva una grande passione per l’arte musicale. Galeotto fu un libro: mio padre lo chiese in prestito a mia madre e da lì iniziò la loro storia d’amore. Durante un’estate, decisi di provare il violino con l’aiuto di mio padre, ma presto capii che il flauto era lo strumento più affine a me. Da quel momento, la mia carriera musicale ebbe inizio.

2. Dopo una brillante carriera come flautista, negli anni ’90 è passato alla direzione d’orchestra. Cosa l’ha spinta a questo cambiamento e quali differenze ha riscontrato tra le due esperienze?
Il cambiamento è stato dettato dalla natura stessa. Durante una tournée in Jugoslavia, fui colpito da una distonia focale, una malattia professionale che comprometteva la mia capacità di suonare il flauto. Fortunatamente, avevo studiato direzione d’orchestra con il grande maestro Lovro von Matačić. Questo mi ha permesso di intraprendere una nuova carriera come direttore d’orchestra e successivamente di insegnare al Conservatorio. Trasformare una difficoltà in un’opportunità è stata una delle esperienze più formative della mia vita.


2️⃣ COLLABORAZIONI E INFLUENZE ARTISTICHE

3. Ha collaborato con nomi prestigiosi come Severino Gazzelloni e Giuseppe Sinopoli. In che modo queste esperienze hanno influenzato la sua visione della musica?
Severino Gazzelloni è stato un flautista eccezionale, le sue innovazioni tecniche e la sua dedizione alla musica contemporanea hanno lasciato un segno indelebile nel mio modo di interpretare il flauto. Giuseppe Sinopoli, invece, era un caro amico e uno straordinario direttore d’orchestra. La nostra collaborazione ha influenzato il mio percorso, specialmente nel passaggio dalla carriera di flautista a quella di direttore d’orchestra. Da loro ho imparato l’importanza dell’innovazione, della dedizione e della profonda comprensione della musica in tutte le sue forme.

4. C’è stato un momento o un consiglio di uno di questi grandi maestri che le è rimasto particolarmente impresso?
Giuseppe Sinopoli mi disse una volta: “Non limitarti mai a dirigere, ma vivi la musica come un’espressione della tua anima.” Quel consiglio ha definito il mio approccio alla direzione d’orchestra e alla vita.


3️⃣ INSEGNAMENTO E PROMOZIONE GIOVANILE

5. Lei è stato docente di flauto per quasi quarant’anni al Conservatorio di Torino e ha guidato l’Orchestra Sinfonica Alfredo Catalani. Quali sono gli elementi essenziali per la formazione di un giovane musicista oggi?
La musica è un linguaggio universale che si basa su regole precise e immutabili. Per i giovani, le qualità fondamentali sono l’umiltà e l’abilità tecnica. Bisogna evitare di diventare “pigiatori di tasti”, come dico spesso ai miei allievi. Serve connessione emotiva, comprensione intellettuale e impegno totale. Senza questi elementi, non si può aspirare a diventare un vero musicista.


4️⃣ L’OPERETTA: UN RAGGIO DI SOLE

6. Lei ha descritto l’operetta come “un raggio di sole custodito in uno scrigno ricolmo di musica, poesia e sentimento”. Cosa la affascina di questo genere e come cerca di trasmettere questa passione al pubblico?
L’operetta è una “piccola lirica”, ma ha il potere di avvicinare il pubblico all’opera con leggerezza e ironia. È parte della cultura mitteleuropea, ma purtroppo viene spesso confusa con il musical americano. Cerco di valorizzare il genere coinvolgendo il pubblico con la sua vivacità e bellezza. Ogni città dovrebbe avere una compagnia di operetta, perché è un patrimonio culturale che merita di essere tramandato.


5️⃣ RICONOSCIMENTI E PREMI

7. Nel 2019 ha ricevuto il Premio per la Cultura “Publio Elvio Pertinace”. Cosa ha significato per lei questo riconoscimento?
Di solito, non do troppa importanza ai premi, ma questo è stato speciale. Il nome “Publio Elvio Pertinace” ha un grande valore storico e simbolico. Mi ha onorato sapere che il riconoscimento veniva dalle terre del Barbaresco, in onore di un imperatore romano che cercò di abbassare le tasse. Per me, ha rappresentato un omaggio alla cultura e alla giustizia.


6️⃣ GIOVANI TALENTI E FUTURO DELLA MUSICA

8. Cosa pensa della nuova generazione di musicisti e compositori?
Oggi ci sono tanti giovani compositori di grande talento. Ho collaborato con un compositore berbero, laureato in ingegneria elettronica, che scrive musica straordinaria. I giovani stanno portando idee fresche e una grande energia. Credo che il futuro della musica sia promettente, specialmente se continuiamo a promuovere la loro creatività.

9. Come vede l’evoluzione della musica classica nel panorama contemporaneo?
La musica classica sta evolvendo attraverso contaminazioni con altri generi e l’inclusione di nuove tecnologie. Il nostro compito come musicisti è supportare e guidare questa evoluzione, mantenendo intatta la tradizione, ma favorendo la creatività.


7️⃣ FUTURI PROGETTI E OBIETTIVI

10. Quali sono i suoi progetti artistici futuri e gli obiettivi per la sua carriera?
Il mio obiettivo è lasciare spazio ai giovani. Sto organizzando un festival in Piemonte, dove daremo spazio ai nuovi talenti. Mi piace pensare che la mia eredità possa essere trasmessa a chi verrà dopo di me.


8️⃣ RIFLESSIONI E CONSIGLI AI GIOVANI

11. Che consiglio darebbe ai giovani che desiderano intraprendere una carriera nella musica?
Consiglio ai giovani di ascoltare l’eredità dei grandi maestri. Non bisogna mai farsi distrarre dall’aspetto teatrale o dall’esibizionismo. Serve dignità e attenzione in ogni nota suonata. In Oriente, spesso vedo giovani artisti straordinari, ma a volte manca “l’anima” dietro la spettacolarizzazione. Non bisogna diventare “scimmie ammaestrate”. Bisogna studiare, comprendere e suonare con il cuore.

12. Maestro, cosa pensa di Beethoven?
Beethoven è come Mozart: non ha mai scritto una nota brutta. Ogni composizione è un capolavoro. È il simbolo perfetto della perfezione musicale.


Il Maestro Antonmario Semolini ha dedicato la sua vita alla musica, lasciando un segno profondo nel cuore di chi ha avuto il privilegio di ascoltarlo. La sua carriera è un esempio di resilienza, passione e visione artistica. Un maestro che oggi si dedica a formare le nuove generazioni, con la consapevolezza che il futuro della musica dipende dai talenti di domani.


3 risposte a “Maestro Antonmario Semolini: “La musica è un linguaggio universale, tra passione, eredità e futuro””

  1. Avatar Fernanda Selvaggio
    Fernanda Selvaggio

    Un caro saluto al vecchio amico e collega con i complimenti più sinceri.

  2. Avatar Anna
    Anna

    È un grande onore a ergi come vici.o e, spero amico,ammiro molto il tuo pensare alla musica come passione per un linguaggio universale
    Vivere la musia come espressione dell’ anima rende felici qualsiasi cosa sì faccia.. musica arte, amore per gli altri facendo volontariato tutto e possibile.

  3. Avatar Giorgio Blasco
    Giorgio Blasco

    Con Antonmario ci conosciamo ormai… beh sì, possiamo dire ormai da una vita, anche se poi la frequentazione, per motivi di impegni reciproci e di distanza logistica, non è stata assidua. Quello che di concreto ci accomuna è indubbiamente l’amicizia e la stima professionale reciproca, oltre a scelte professionali quasi parallele, il flauto, la direzione ed il lungo insegnamento al Conservatorio, lui a Torino ed io a Trieste.

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