Proveniente dall’esperienza del documentario Il mio nome è Battaglia, che trattava temi sociali e politici attraverso l’obiettivo della fotografa Letizia Battaglia denunciando la mafia nella realtà siciliana, la regista Cecile Allegra si addentra nei vicoli del quartiere Barra di Napoli per dirigere il film Criature.
Mimmo Sannino, interpretato da Marco D’Amore, è un ex professore, adesso educatore di strada che recupera i ragazzi dai vicoli del quartiere Barra per farli tornare sui banchi di scuola, affinché prendano la licenza media.
Il suo è un dopo scuola che, tra le attività, promuove l’arte circense che gioca sull’apparenza, il sogno e la solidarietà, sfidando un contesto degradato e dominato dalla camorra. Le lezioni di Mimmo si alternano tra la lettura di Italo Calvino, con Il barone rampante, e gli esercizi sui trampoli. A sostenere la sua attività c’è Anna, portata in scena da Marianna Fontana, un’assistente sociale che crede fortemente nel suo operato. Mimmo riesce a coinvolgere giovani come Daniela, costretta a lavorare al banco delle verdure col padre, Margherita, che ha abbandonato la scuola per guadagnare pochi spiccioli in un negozio di parrucchiere, Ciro, che vive con il fratello appartenente ad un clan camorrista, e, infine, Bruno, appassionato di parkour e figlio di un boss locale. L’operato dell’educatore è inviso alle famiglie del quartiere e i ragazzi si scontrano con la dura realtà.
Criature, si ispira direttamente alla vita dell’educatore Giovanni Savino, che da anni si dedica al recupero scolastico dei ragazzi che vivono nel quartiere Barra. La storia racconta la resistenza e la resilienza, di questi ragazzi che desiderano affrancarsi da un destino che non sia loro già stato assegnato dalla famiglia di appartenenza o, addirittura, dalla malavita organizzata che imperversa nei vicoli. Attraverso l’arte della pedagogia circense si apprende in particolar modo lo spirito di sostenersi a vicenda, ovvero quel che si dice sostegno tra pari. Giovanni Savino prende spunto a sua volta dall’esperienza di un altro educatore: Mimmo Garritani, che nei quartieri spagnoli ha dedicato l’intera vita al recupero dei ragazzi. Cecile Allegra lo ha così omaggiato dando il suo nome al protagonista del film, incarnato, come già detto, da D’Amore. Le scenografie sono frutto di una scelta molto accurata, su tutte la residenza di fortuna di Mimmo, che vive in una sorta di biblioteca abbandonata che ben rende l’idea di un uomo in prima linea.
Giacciono a terra numerosi libri impilati, testimonianza che la cultura sembra aver eretto un muro protettivo dal degrado e, soprattutto, dalla violenza dei vicoli. Il quartiere Barra è come uno spartiacque: mentre la macchina da presa inquadra l’orizzonte col Vesuvio e la bellezza che circonda Napoli, questo mette in risalto le contraddizioni di una città che veniva magnificamente descritta da Pino Daniele nella sua Napule è. Le musiche del film invece sono opera di Dario Sansone e immergono lo spettatore nel dedalo di strade strette e pericolose che esaltano il senso di responsabilità e coraggio di Mimmo, votato alla sua missione mentre cammina al passo del brano I’m walking. Colpiscono le interpretazioni dei giovani ragazzi Maria Esposito, Giuseppe Pirozzi, Antonio Guerra, Martina Abbate e Ciro Minopoli, ovvero Margherita, Salvatore, Ciro, Daniela e Bruno. Marco D’Amore, infine, in Criature rende tridimensionale il personaggio che incarna, portandoci idealmente insieme a lui, grazie ai bei pianosequenza che lo riprendono di spalle. Il naso rosso da pagliaccio indossato da Mimmo è come un giubbotto antiproiettile, mentre si trova faccia a faccia con il male, come anche sostenuto da Giovanni Savino: “A un pagliaccio non puoi sparare”. E viene in mente la maschera napoletana per eccellenza, Pulcinella, che non aveva paura di prendere in giro i potenti.
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