Dopo aver diretto nel 2022 la sua opera seconda Guarda chi si vede, in cui c’era una peculiare elaborazione del lutto in un’interessante forma di commedia, Riccardo Camilli realizza Anime sbullonate, lungometraggio indipendente composto da otto episodi.

Tutte le storie si svolgono nella periferia di Roma e nascono dalla penna dello scrittore Antonio Agrestini, che racconta vicende di vita quotidiana tra ironia e malinconia.

Camilli decide di iniziare il film attraverso una sorta di sigla d’apertura molto originale, con Mafalda, incarnata da Veronica Di Giacobbe, donna single che torna da un matrimonio. Tutto il breve episodio è un dialogo con se stessa, a bordo della sua auto fino a casa, in cui sfoga il suo disappunto che rivela una mal celata invidia in un elenco ironicamente spietato di cose e persone viste durante il pranzo nuziale. Seguono tre storie ambientate durante la pandemia. Nella prima abbiamo un padre interpretato da Claudio Camilli che si arrabbia con il figlio adolescente che ha commesso un reato, contravvenendo anche alle regole del lockdown dovuto al Covid 19. A seguire, un pensionato, cui presta il volto Gaetano Mosca, è preoccupato perché in pieno periodo di quarantena il suo canarino ha smesso di cantare. L’episodio successivo ha invece come protagonista una giovane coppia, Francesca e Fabrizio cui prestano i volti Ilaria Mariotti e Daniele Marinicio, che dovevano sposarsi; ma, avendo la pandemia momentaneamente cancellato le loro nozze, mettono in scena un finto matrimonio tra le mura domestiche. E si prosegue con un venditore porta a porta di aspirapolvere, impersonato da Marcello Di Giacomo, il quale ha la sventura di imbattersi in una vedova molto astuta, interpretata da Alessandra Ferro.

Un fidanzato tirchio, portato in scena da Giammaria Cauteruccio, acquista un regalo molto particolare ma altrettanto economico per San Valentino alla propria compagna Eleonora alias Eleonora Luneville nell’episodio successivo. Mentre il penultimo segmento si incentra su Michele, ovvero Matteo Quinzi, disoccupato di trent’anni che vive insieme alla madre e sta aspettando un’agognata chiamata per un lavoro; ma viene subissato di telefonate dopo che il suo recapito è stato stampato per errore sui volantini di una rosticceria. Per finire, a un uomo di mezza età, incarnato dal regista stesso, viene affidata per un periodo di tempo, da parte della sua anziana vicina Irene dal volto di Annamaria Annibaldi, l’urna con le ceneri del suo povero marito, con il quale finisce per stringere una surreale amicizia. Anime sbullonate riesce quindi a raccontare perfettamente personaggi soli, smarriti, goffi e sconfitti, però mai perdenti per definizione, tanto da essere visti e trattati con la dolcezza che meritano. I temi affrontati, che riguardano una società alle prese con i problemi di una straordinaria contemporaneità, presentano una vena ironica che diverte e riesce a far sorridere con quel retrogusto di malinconia, tratto distintivo anche dei racconti di Antonio Agrestini.

La commedia di Riccardo Camilli riporta alla mente suggestioni, personaggi e una certa atmosfera dei primi film di Carlo Verdone, per poi risalire indietro fino a I mostri firmato nel 1963 dal maestro Dino Risi, ma senza quel cinismo, pur mantenendo una punta di cattiveria e qualche momento grottesco. I protagonisti hanno il pregio di non arrendersi mai, mettendosi in gioco sempre, cercando una soluzione; e, quando le cose sembrano mettersi male, si fanno forti per cercare di trarre il miglior beneficio possibile. Oltre alla bravura del regista e alla solida scrittura di Agrestini, vanno sottolineate tutte le prove degli attori, che fanno sorridere, pensare e commuovere al tempo stesso. Spiccano ulteriormente quelle di Claudio Camilli, che si divide tra cinema e serie tv, Gaetano Mosca, Marcello Di Giacomo, Matteo Quinzi e lo stesso Riccardo Camilli. Anime sbullonate è caratterizzato da una comicità sottile, surreale, e da spunti molto originali, riuscendo nella non facile impresa di far sorridere delle sconfitte e anche della solitudine, portando lo spettatore a gustarsi quel risvolto amaro e malinconico di un cinema che rimanda alla migliore tradizione della Commedia all’italiana. Inoltre, disseminate negli episodi si possono scorgere locandine di epici film horror, tra le quali spicca quella di Evil dead (La casa in Italia) di Sam Raimi. D’altra parte, una sequenza macabra ma comunque divertente che tracima nel sangue rivela più di un indizio che fa trasparire la passione del regista anche per il cinema dell’orrore.


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